Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

sabato 30 gennaio 2010

And she was


Me la ritrovo ovunque, come una zecca attaccata alla pelle.
Mi morde all'altezza della carotide facendo imbestialire la carogna e attirando condor famelici che mi devastano i resti.
Non posso muovermi mi perseguita con la sua presenza.
Ho provato a cancellarla con la gomma, con il detersivo, con la noncuranza, con lo shock emotivo.
Niente da fare, avvinta come l'edera tra i palazzi del regno, spugna tra le spore del mare.
Squalo tra gli squali.
Bella tra le belle.
Mostro insulso tra le rovine.
Attacca e sguarnisce, attacca e si appropria, attacca e si attacca.
E tu vai in dissolvenza forzata, più appare più scompari.
Non posso accettare la mia resa incondizionata, venderò cara le pelle rimasta attaccata all'osso duro del cranio e con le ultime forze, sferzerò il morso mortale, io vipera e tu principessa bruciata, avvolta nel domopack.

giovedì 28 gennaio 2010

Donne


Io adoro le donne.
Adoro la passione che mettono in ogni cosa che fanno, l'accondiscendenza nei confronti delle loro decisioni.
Le pose che assumono quando vogliono essere intriganti, le loro debolezze.
Sono belle imprescindibilmente.
Anche quelle che si sentono brutte e fuori posto e stanche e appassite.
Sono splendide perchè hanno la capacità di trasformarsi.
E le odio.
Odio quando fanno le isteriche, le gelose, le morbose, le gatte morte.
Quando si trasformano in qualcosa che non sono in piccoli tempi esistenziali, per qualcuno o qualcosa e mai per se stesse.
Sono un mondo nel mondo, un tempo nel tempo.
Un passo.
E non è importante che sia su un tacco 12 o rasoterra.

martedì 26 gennaio 2010

I don't owe you anything


Soffro.
Soffro della sindrome da "gattinobagnato", quella che ti fa scovare tutti i casi pietosi del mondo e t'induce a prendertene cura.
A scuola coloro che subivano ingiustizie, trovavano in me (peraltro senza richiederlo) la paladina, colei che avrebbe combattuto e li avrebbe protetti.
Da lì in poi, l'ascesa verso i personaggi più disturbati.
Eppure non riesco a farne a meno.
Nella scorsa vita devo essere stata una debole, una pazza, o una psichiatra altrimenti non si spiega il motivo che mi porta a dare tanto e ritrovarmi spesso a leccare le ferite inferte dagli innumerevoli ospiti della mia disponibilità.
Col senno di poi, mi rendo conto del fatto di dare la possibilità a chi non è abbastanza forte, di evitare le proprie responsabilità, facendomene carico e discutendo infine con il senso di colpa per non essere stata in grado di capire.
O forse, di capire troppo.

sabato 23 gennaio 2010

Help!


Non sto più vivendo.
Non mi sto più dedicando ad una banalissima vita sociale.
Al contrario.
Me ne sto chiusa in casa, in questo nido che mi protegge e mi difende dal nulla che c'è fuori.
Quando mi capita di uscire, è uno sforzo sovrumano, lastricato da difficoltà sensoriali.
Perdo la perpendicolare, il baricentro di me.
Mi pare di dover cadere ad ogni passo.
La testa mi gira e l'unica cosa a cui penso è il ritorno tra le mie mura materasso.
Mi piace e mi spaventa.
Spesso m'impongo di lavarmi, vestirmi, truccarmi, e mettere il naso fuori.
Certe volte, già pronta, attaccata alla porta, torno sui miei passi e mi do l'alibi che uscire non serva perchè tutto quello che mi occorre è qui.
Combatto duramente perchè ho la consapevolezza che non si tratti di pigrizia, ma dell'ingresso verso qualcosa che non pronuncio.
E questo non mi piace affatto.

mercoledì 20 gennaio 2010

I have a dream


La qualità del sogno è direttamente proporzionale all'idea che abbiamo di attuare quel sogno nella specifica della nostra esistenza.
Non le oniriche distanze, quelle sono fuorvianti, sogni involontariamente una cosa e vuole dire tutt'altro, rendendo ricchi indovini e psicologi che di queste cose ci campano.
No, no, parlo proprio del sogno-desiderio, quello sul quale concentriamo le nostre energie, il nirvana, per dirla tutta.
Capita poi, che si coinvolga qualcuno, che imbastisca con noi questo futuro, rendendolo più solido, più fattibile.
Facendone un obiettivo comune, quasi sociale.
Fortunatamente finchè è aleatorio, tutto si può fare e disfare, incrementare e decrementare, togliere e mettere, allineare e far collimare.
Insomma si crea una sorta di scala, sulla quale passin passetto, ci avviamo alla meta.
Ma basta un nonnulla, un attimo, una svista e zaaaac...la scala perde i pioli e ci ritroviamo esattamente nel punto dal quale siamo partiti.
Con un sogno in meno, una botta in più e tanta nuova strada da percorrere.
La morale è che ognuno deve vivere il suo sogno, perchè in quello degli altri si rischia di trovare un irritante sovraffollamento...

lunedì 18 gennaio 2010

Dissertazioni


Lasciatemi fare la psicologa di noialtri.
Pensavo.
Il che fa presupporre che mononeurone sia tornato alla sua dimora!

L'argomento è il tradimento.

Non la botta e via, che quella è solo una sazietà di corpo, ma del tradimento di cuore.
Orbene, se ho una relazione soddisfacente, che mi riempie la vita e non mi fa sentire mancanze, se ho un compagno capace di capire il quando e il come delle mie esigenze, non ho motivi di cercare altrove.
Nel momento in cui questo smette di avvenire, è un attimo accorgersi che un'altra persona sta riempiendo quel vuoto e non perchè accada davvero, ma perchè è un nostro bisogno pensare che quella piccola cortesia fatta nei nostri confronti sia in realtà frutto d'attenzione dedicata a noi.
Quindi andrò alla ricerca dei miei bisogni e non appena riuscirò a soddisfarli colmerò quel vuoto.

Da questo si evince che il tradimento non è altro che il bisogno di salvare se stessi da quella parte di nulla, un atto d'amore personale e come tale non giudicabile.
Meno male che mononeurone riparte!

domenica 17 gennaio 2010

More than words


Vieni.
Avvicinati.
Appoggia l'orecchio al mio capo.
Cosa senti?
Io non sento più nulla.
C'è un vuoto cosmico nella mia mente.
Mononeurone ha fatto la valigia ed è andato in ferie senza chiedermi il permesso.
Anarchico insurrezionalista bastrardo di un neurone solitario.
Fa e disfa.
A me tocca sorbire l'eco del niente.

giovedì 14 gennaio 2010

Messer Paradosso

Paradosso: "una conclusione apparentemente inaccettabile, che deriva da premesse apparentemente accettabili per mezzo di un ragionamento apparentemente accettabile"

Messer Paradosso si divertiva a distribuire bugie, che potevano peraltro essere verità, data l'impossibilità per i suoi interlocutori, di venire a capo della veridicità di quanto sostenesse.
Era magnifico nel suo ruolo di pigmalione, quando occhi sognanti di fanciulle lanciavano segnali, quelli si, inequivocabili.
Ad ognuna esprimeva il suo amore, ed ognuna in cuor suo, pensava di essere l'unica e la sola, meritevole di tante attenzioni.
Le donne, si sa, amano sentirsi amate e non si stupivano di quella ricerca costante, delle cortesie donate loro e anche la più recalcitrante, alla fine cedeva.
"Ti amo" dichiarava loro dopo il primo incontro.
Sebbene qualche dubbio fosse plausibile, la conclusione apparentemente inaccettabile (come può amarmi se ancora non mi conosce?), derivava da una premessa apparentemente accettabile (che senso avrebbe mentirmi?) per mezzo di un ragionamento apparentemente accettabile (se non mi amasse davvero mi avrebbe lasciata perdere).
Avessero saputo le tapine, che dietro quei sorrisi e quel "ti amo" c'era nascosto un banalissimo "ti chiavo"!

lunedì 11 gennaio 2010

Psicho killer


Il fatto di essere seduta, non le toglieva il fastidio che cercava di persuadere distogliendo lo sguardo.
Era come se le mancasse una fetta di culo.
Cercava di uscire da se, da quel modo di respirare intenso, dal profumo d'agrume dei capelli.
Pensieri a migliaia, come cavallette, che cercava di respingere con manate d'aria all'aria, imprigionata nella ragnatela degli eventi.
Soffiò un fischio che le fece vibrare il timpano e intonò suoni che la fecero ballare tra i pali di sostegno e l'obliteratrice.
Buio, luce, buio, suoni, psiche-delic-a-tamente avvolta...
Tramortita d'intenti e d'ansia scivolò lungo il groviglio delle rotaie brillanti di gocce di cielo.
Alzò lo sguardo liberandolo dalle ciglia.
Toccò la notte ed attese senza troppo aspettare, che l'accompagnasse a riposare il volto.

sabato 9 gennaio 2010

Alla fiera dell'est


"c'è un topolino che vive tra i binari, esce solo la sera, confondendosi tra lo scuro intorno a sè e lo scuro di se stesso...quante ne vede e ne avrà viste? Un giorno mi siederò oltre la linea gialla, interrogandolo su cosa pensa che sia la nostra vita... una prospettiva diversa è pur sempre una prospettiva..."

"mi chiedi cosa vedo? Non ho tempo di osservare, mi aggiro impaurito tra montagne di ferraglia alla ricerca di tutto quello che non amate trattenere. Ho trovato di tutto, ho conservato di tutto, ho cimeli conservati in un angolo nascosto, oggetti e sentimenti che avete buttato distrattamente da un finestrino o mentre aspettate lì, oltre quella linea gialla che da qui non riesco a vedere. A volte ho confuso le vostre lacrime con la pioggia, altre ho udito grida che erano sussurri. In fondo ciò che vedo è quanto voi vedete quando riuscite a scorgermi. Io scappo per nascondermi, voi per proteggervi. Se non cambi la prospettiva, siamo tutti fuggitivi..."

venerdì 8 gennaio 2010

Everybody wants to rule the word


L'articolo 4 della costituzione italiana dice:

"La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."

Ho le capacità, ho le conoscenze. Continua a mancarmi il diritto e la condizione. Ho riempito caselle di mail con la mia richiesta. Neppure un cane che si sia degnato di rispondermi, anche solo dirmi "testina di cazzo, ma non ti rendi conto della situazione in cui siamo? Non appartieni a nessuna categoria protetta, facciamo licenziamenti a catena e tu ci stai chiedendo di farti assumere? Ma sei scema? E poi c'hai un'età, sei una vecchia babbiona per il mondo del lavoro e la tue competenze ficcatele ben bene su per il culo che semmai prendiamo carne fresca da pagare 4 soldi. Quindi non essere ridicola e risparmiati d'intasare la nostra posta elettronica"
Decade il mio dovere.
Il progresso di questa società non è altro che regresso.
Lo xanax mi tiene a galla!

mercoledì 6 gennaio 2010

Life is life

La felicità è quell'attimo che intercorre tra un secolo d'infelicità e uno stato larvale progressivo.
Una scintilla, una stella cadente in un cielo nero.
Ma se il nero ti piace, se ci stai bene, non ci fai neanche caso a quel barlume di luce che viene ad invadere il tuo spazio.
Chiudi le finestre e stai...
in panciolle tra un divano, uno scaldotto e un rutto!

domenica 3 gennaio 2010

Pensieri sconnessi


In fondo non siamo che figure geometriche nello spazio.
Puntini o palle a volte triangoli.
Ci confondiamo con prodotti ortofrutticoli a cui noi stessi abbiamo dato un nome.
(ma un seno a pera non ha lo stesso gusto zuccherino)
Altre con strumenti musicali.
(ma un culo a mandolino, non suona musica, non quella che ci piace ascoltare)
Usiamo i sensi senza appartenenza, per riconoscere e distinguere, perchè una puzza sia una puzza davvero e un profumo sia oggettivamente tale.
Siamo un insieme di punti, tenuti insieme da un pennarello.
Macchie sbiadite in pezzi di mondo colorato, chiaroscuri ambigui e intolleranti, fagocitanti fette di arcobaleni erranti.
Come macchie di rimmel in una lacrima sciogliamo resistenze, cadendo su un nuovo foglio di mondo formiamo un'ombra, come un passaggio di consegne.
Figli di Narciso disciolto compattiamo la nostra vita respirando.


sabato 2 gennaio 2010

Oniriche distanze


Ho sognato di fare litri di pipì.
Nel sogno ho perfino trovato un cesso pulito benchè non fosse il mio.
La vedevo uscire senza riuscire a trattenerla.
Più di quanta il mio corpo fosse in grado di contenerne.
Pisciavo involontariamente senza riuscire a smettere, tanto da disidratarmi.
Urlavo e mia madre correva da me cercando di capire.
Svenivo e lei mi lasciava per terra senza intervenire.
Ho cercato il significato del sogno, ho mandato a cagare Freud e le sue pippe mentali.
Mi ha affascinata la teoria di Jung secondo il quale è una sorta di abbandono delle angosce, una liberazione dalle tensioni.
Sul significato dell'indifferenza di mia madre non ho indagato.
Se bastasse davvero pisciare tutto il male che ci portiamo dentro, il cesso ed io avremmo un rapporto molto più assiduo.
Invece lo tratto da vera profittatrice...solo all'occorrenza.