Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

lunedì 31 agosto 2009

Voyage


Quei giorni li vivi con gli occhi a fessura.
Forse che il sole non debba penetrare nella profondità delle cornee.
Ma anche così allunghi lo sguardo oltre l'orizzonte e lo sai che da qualche parte, al di là, c'è ancora terra.
Ma non la vedi e ti nutri dell'illusione che sia solo, tutto un grande mare nel quale perderti.
Vivi in mezzo a pelli sudate a oli essenziali potenziati al carotene al vociare insistente dei soliti invasori da spiaggia.
Ma se vuoi sei solo in mezzo al blu, nel silenzio offerto dal mutismo dei pesci e dal mare che s'insinua lievemente nei tuoi padiglioni auricolari e solo la mancanza di ossigeno riesce a distoglierti da tanta bellezza.
E con la testa emersa ti lasci cullare da correnti gentili e cerchi di catturare l'oro dal quale si lascia rivestire il primo strato d'acqua a contatto col sole.
E tu li, in mezzo a tanto nulla, riesci a sorridere e ad essere in pace col mondo.

giovedì 13 agosto 2009

I want let the sun go down on me


Ha quel senso di palpebra che accenna a chiudersi che vorrebbe assecondare, di contro fa sforzi immensi per tenere gli occhi aperti e vigili sul mondo e il suo domani.
Ha dismesso i panni della crocerossina in azione e poco le importa, ormai, dei drammi interiori di chi le ha sfiorato il viso con carezze false e inopportune.
La presunzione dell'interesse rotola di fianco all'indifferenza quando questa sopraggiunge.
Srotola i pensieri come una pellicola impressa nella mente e rivede passaggi fugaci di personaggi che hanno pensato d'incantarla stupendola, dell'incapacità di perseguire intenzioni, del vuoto che portano con loro.
Decide di decapitare i ricordi, d'incollare altre facce su quelle che ormai sono sbiadite.
Ed è come se si moltiplicassero e nel contempo, sparissero per sempre.
Non capisce perchè le cose belle della vita si smaterializzino mentre il dolore resta impresso per un tempo indeterminabile.
Pensa che non sia una questione di proporzioni, ma solo di esasperazione del male.
E sa di non avere l'esclusiva di questa possibilità nè di molte altre.
Ci pensa una volta ancora a uno o due di quei volti.
Li accarezza perchè almeno di lei, possa restare un ricordo da serbare con dolcezza.

mercoledì 12 agosto 2009

L'ombra non ha colore


Dormiva alternandosi gli occhi.
Con quello sveglio, teneva sotto controllo la collanina di conchiglie appesa alla maniglia della porta.
Dal suo dondolio poteva valutare quale fosse l'onda d'urto del passaggio di un treno o il grado di magnitudo di qualsiasi scossa sismica.
Nonostante fossero anni che rimaneva immobile, non riusciva a smettere di fissarla con l'occhio aperto mentre l'altro russava.
In attesa.
Costruiva borse di carta, corredate di documenti ciprie e borsellini.
Per gli accessori usava la velina.Il suo era un mondo in bianco e nero, come se vivesse imprigionato in un sogno.
Chi non ha conoscenza d'altro, non ha motivo per lamentarsi.
Lui non conosceva e, in caso contrario, non si sarebbe crucciato comunque.
Viveva come un'ombra che sarebbe potuta essere la sua, ma anche no.
Era il negativo di una foto.
Nascondeva nel buio le sufficienze e nelle trasparenze le mediocrità diventando perfezione.
Un giorno si addormentò davvero.
Seguirono nell'ordine, una serie di scontri tra treni con deragliamenti vari e una scossa sismica di proporzioni epocali.
Quando si svegliò, ricominciò a fare borse di carta.
Chi non ha modo di vivere un'esperienza, non può sapere di essersi perso qualcosa.

lunedì 10 agosto 2009

Time after time


C'è un tempo.
Si, pare ci sia un tempo per ogni cosa.
E non sto parlando del tempo a disposizione, ma del tempo adatto, quello giusto.
Quel tempo che ti capita di sbagliare.
Puntualmente.
C'è un tempo, dicevo.
"Prendi me, ho sempre condizionato le mie scelte in base a quelle di altri. Se solo mi avessero dato attenzioni, avrei rivoluzionato la mia vita. Stravolgimenti di riflesso.
Sbagliato.
Avrei sbagliato vero?
Eppure nessuno fa le cose prima ancora che si presentino le situazioni, aspettiamo di avere l'opportunità.
Ma non la nostra, quella che gli altri ci offrono.
Sarà per istinto di protezione ed egoismo.
Poter poi dire "l'hofattoperte".
Il capro espiatorio delle scelte sbagliate.
Il sollievo al perpetrarsi del fallimento.
L'attesa di altri tempi che verranno, lanciando uno sguardo ad un futuro ignoto.
Aspettando nuove scelte di qualcuno che ancora non conosciamo.
Aspettando di venire delusi.
Ancora una volta"

venerdì 7 agosto 2009

Vento d'estate (io vado al mare voi che fate)


Il signor Buoneferie odiava l'estate.
Si sentiva chiamare ogni momento da sconosciuti con i quali mai aveva avuto modo di condividere qualsiasi cosa.
E diventava molto irritabile ogni volta in cui gli capitava di sentire due interlocutori che senza degnarlo di uno sguardo lo salutavano.
"Ciao, buone ferie"
Lui si voltava e si chiedeva chi fosse mai a prendersi la confidenza di non dargli del lei.
Certo, mica in una frase verbale puoi notare i termini della punteggiatura.
La carogna raggiungeva i limiti massimi della tolleranza quando sentiva proferire con moti di giubilo totale "buone ferie a tutti!"
- Ma a tutti chi? A chi mi vorranno mai dare? -
Si maritò con la signorina Buonevacanze.
Nessuno li vede in giro per un periodo che va da giugno a settembre.
Pare che in quei mesi girino il mondo e tocchino paesi dalle lingue incomprensibili.
E pare, anche, che siano molto felici!

martedì 4 agosto 2009

Ami chi non t'ama non ami chi t'ama



Mi avevi chiesto di non innamorarmi di te.
Come se l'amore fosse sotto un controllo percepibile e razionalizzabile.
Come se le pulsioni emozionali potessero essere inserite in contesti critici analizzabili.
Mi hai avvisata prevedendo la potenzialità degli avvenimenti, del mio essere donna bisognosa d'amore, mi hai messa in guardia da qualcosa che già sapevi di non voler condividere.
E ora hai rabbia, scateni impulsi d'odio per non avere la forza di sostenere la lusinga del mio amore non corrisposto.
E scappi dalla sofferenza che produce in me, scappi nervoso, evitando ogni contatto, rapido e arrogante.
Perchè mi avevi detto, mi avevi messa in guardia, me lo avevi chiesto ed io non ho ascoltato, il mio cuore non ha sentito ragioni.
E accampi scuse di sogni e libertà come sterile giustificazione del tuo non amore.
Tu eri il mio sogno e la mia libertà di volare lontano.
Io sono il disappunto della tua incapacità di riuscire a trovare altrettanto.

lunedì 3 agosto 2009

Habla con ella


Cercò un modo qualsiasi per non sentirsi addosso il peso di quel silenzio imbarazzante.
Avrebbe potuto discutere di farfalle e metamorfosi, di pioggia e vento, di scarpe in vetrina.
Suppose che avere troppe possibilità non gli desse l'opportunità di parlare di nulla.
Come se dal ventaglio delle scelte non sapesse quale privilegiare.
Camminavano quasi spalla contro spalla, sfiorandosi i tessuti degli abiti.
Eppure sentiva che stavano condividendo qualcosa in più di quella passeggiata, che nonostante la via fosse piena di folle agitate ci fossero solo loro, accompagnati da quel nulla ovattato.
Se i pensieri avessero potuto avere voce, quante cose si sarebbero scambiati.
Avrebbero eliminato ogni tempo passivo e, come se si conoscessero da tempo, sarebbero giunti laddove si arriva dopo anni di frequentazione.
All'incrocio lei svoltò.
Si girò un attimo e gli sorrise.
Lui ricambiò.
Si erano detti tutto.

giovedì 30 luglio 2009

Cosa conta


In mezzo a tutte le parole ci sono i fatti.
Fare cose, per se per gli altri, fare e dimostrare parole delle quali ci riempiamo la bocca.
Ne vomitiamo a migliaia.
Sostenute dalla potenzialità delle intenzioni e da quel nulla che più spesso le rappresenta.
Gli esseri muti lasciano parlare le mani e il cuore e con un filo di voce trasmettono bisogni e trattengono attenzioni.
Meglio silenzi e pensieri che prendono forma che sillabe incatenate e sguaiate che muoiono sulle labbra.

martedì 28 luglio 2009

Lettera d'addio di un suicida



Vi chiedo perdono, ma ormai mi manca la capacità di trasformare la disperazione in rabbia e soccombo.
Non ho più nessun tipo di tolleranza nei confronti di me stesso, della mia indeguatezza, della mia incapacità di affrontare le cose.
E l'ultima sfida che compio, spengo i riflettori su di me, creandomi un buio di pace.
Ne ho bisogno.
Cercate di capirmi, non vi sto abbandonando, sto solo arrivando a me stesso attraverso canali non convenzionali.
Non soffrite per me, sappiate che io smetterò di essere infelice smettendo di essere.
Non c'è più ieri, oggi nè domani, non c'è più nulla capace di portarmi via da tutto il dolore che mi porto addosso.
Potessi amarmi quanto vi amo!
Ma ormai non c'è più ritorno, nessuna via di salvezza se non quella che mi accingo a prendere.


lunedì 27 luglio 2009

Momenti


Del resto, che ne sai tu del buio?
Perchè non serve spegnere la luce.
E' dentro, al confine di noi.
Lanciarne una manata addosso, di quel buio, non fa che accrescere l'ombra ed essere riflesso infinito nella luce.
Annaspare, boccheggiare, giusto il tempo di capire nuove danze, nuovi movimenti.
La notte è fiera di quel che rappresenta nel suo trascorrere.
Ma noi vogliamo illuminarla a tutti i costi.
Distrattamente cerco rifugio nel migliore elemento di cui posso disporre e sto.
Unita e stretta alla nostalgia delle mie illusioni.

venerdì 24 luglio 2009

P.unti di riferi.mento

Vorrei tornare ad essere Pangea di me.
Frammenti schizzano ovunque avvolti in una grande esplosione di gocce, di sudore, di lacrime, di budella arrotolate.
Sono continenti e stelle.
Confusione di terra e cielo e quella luna opaca che mi guarda, che non mi permette di osservarmi l'ombra o di calpestarla o stracciarla con il gesso con milioni di righe e tratti e punti.
Un puzzle con i pezzi disarticolati e posticci, messi a casaccio sul canovaccio di un corpo astratto.
Sangue rappreso sulle croste di una crosta.

giovedì 23 luglio 2009

L'invasione dei ragni giganti


Dovrei curare di più il mio aspetto.
Smettere di mangiare le unghie e mettere lo smalto nero anche sulla pelle.
Potrei usale uno stencil e tatuarmi messaggi tribali sulla fronte, lontano dai pensieri.
Trasmetterli su un muro come una diapositiva sfocata.
Il bambino mangia un ragno.
Vedo le zampe lunghe, troppo lunghe rispetto al corpo ciccione, uscire dalla sua bocca.
Mi viene da vomitare e non mi è possibile cercare di estirparglielo dalla gola.
Mi allontano dalla possibilità di svenire tra le zampe che ancora intravedo.
Potrebbe liberarsi e costruirmi ragnatele intorno.
Sarei prigioniera immobile in una gabbia di fili tesi.
Allora mastica bambino, uccidilo prima che si possa nutrire di me e del mio corpo sfatto.
Ti cullerò cantandoti nenie da lontano e tu sorriderai mentre il sonno ti verrà a cercare.

martedì 21 luglio 2009

E pensare che...


Mi ero alzata col buonumore addosso.
Poi la gatta ha vomitato, sul pc, sulla lettera del liceo e su mille mattonelle.
E' come con i cuccioli d'uomo, pulita la prima merda ci fai l'abitudine e non ti turba più di tanto.
Fuori dalle mura, questo mese in confusione totale, mi manda in palla.
E i coglioni cominciano a girare come eliche che poco ci manca a sollevarsi.
Non tutti quelli che dicono di camminare tre palmi da terra lo fanno per gioia.
Fermo il cervello, non c'ho voglia di pensare, non c'ho voglia di altre responsabilità, non c'ho voglia di farmi domande, ancora e ancora.
E basta!
E' ora che cominci a svuotare i cassetti.
Non mi fido di nessuno, neppure di me stessa e delle cazzate che faccio o di quelle che potenzialmente potrei commettere.
Resto in stasi e aspetto passivamente che scenda una pioggia acida e mi liquefi.

lunedì 20 luglio 2009

Ciao amore ciao


Lui è in camera da letto.
Dorme.
Non riesco a fare altrettanto col suo russare nell'orecchio.
Ora non più.
Quando ci siamo conosciuti era bello appoggiarmi sul suo torace e riposare al ritmo del suo cuore.
Sono passati molti anni.
Troppi.
E adesso non mi soffermo più sul suo profilo indifeso, ora che non è più l'immagine dell'uomo che amavo.
La serenità e l'età l'hanno condotto a disfare il suo corpo.
Mi sono sempre chiesta se l'appesantimento che si è prodotto all'altezza dello stomaco, quella gobba da dromedario, sia dovuto alle birre o ad un inconscio richiamo ad una gravidanza che non potrà mai avere.
Ma lui partorisce i rutti di una confidenza acquisita dopo anni di convivenza.
Come se quelle attenzioni perpetrate fossero false allora o come se adesso il rispetto si manifestasse nella libertà di esporsi.
Due vite che sono diventate una e si sono scisse nuovamente senza essersi lasciate.
E che io, non so più chiamare amore.

giovedì 16 luglio 2009

Girlfriend in a coma


Ne stava uccidendo il ricordo.
Sbiadiva lentamente come uno scontrino su carta termica.
Senza dolore, senza incidenza sul suo pensiero e sul suo divenire.
Un lieve pensiero slabbrato, un letto sfatto, una casa abbandonata.
Fino a riuscire a non sentire più quei battiti in eccesso ma solo un sorriso greve per qualcosa che sarebbe potuto essere e non sarebbe più stato.

mercoledì 15 luglio 2009

Rianim.azione


Mentre scopava stava pensando a Paperoga, alle bollette, ai soldi, alle avventure di Candy Candy.
I capelli le cadevano a ciocche insieme alle illusioni.
Mobilitò tutte le forze rimaste, nessuna esclusa, e le mandò lungo tutto il perimetro del corpo svuotandosi il cervello e le idee.
Fantoccio inutile e dinoccolato tra scariche elettriche d'umanità alla ricerca di conciliazioni.
"a cosa pensi?"
"questa è una domanda da donna, dovrei fartela io"
Rise
"hai ragione ma voglio saperlo. A cosa pensi?"
"a nulla"
E vide delusione sul suo volto, la stessa che immaginava apparire su mille volti femminili.
Con quella dichiarazione le tradì tutte.
Una donna capace di pensare come un uomo, resta sola imprigionata nella rete del suo destino.
Limite e forza delle sue consapevolezze.


lunedì 13 luglio 2009

Entre dos tierras



Bisogna farsi del male per capire quello che non si era capito.
E a volte neanche basta.
Le ore perdute a trascinarsi dietro fiumi di lacrime intenzionali, premeditate.
Racchiuse a malapena dall'occhio che le trattiene e le libera al calar della delicatezza di un suono, di una voce, di un pensiero.
Quel pensiero avvolto dalle nubi che diventano uragano e girano intorno, intorno, intorno, raccolte, strette, infinite.
Dov'è la pace, dove?
Nell'occhio dell'occhio del ciclone, nel silenzio del suo centro, nel nulla apparente, mentre tutto il resto si solleva e rumoreggia e porta ogni cosa via con se.
Distruggere per ricostruire per distruggere per liberarsi.

Il mondo è fatto a scale (c'è chi scende e c'è chi sale....io salo!)


Che poi le attività oniriche sono bel strane.
Io, per esempio, sono un caso clinico.
Ieri notte ho sognato che ero in treno e dovevo scendere.
E c'era un sacco di gente che doveva scendere dove scendevo io.
E col mio trenino ciuf ciuf, sono arrivata niente popò di meno che a Marsa Alam.
Mica pizza e fichi.
Cioè, non ho idea di come ci sia arrivato quel treno in Egitto, fatto sta che io c'ero.
E quando finalmente sono scesa, c'era una signora di mezza età, tutta vestita di bianco col fularino al collo ad aspettarmi.
"Sei tu l'amica di Rita?" mi ha detto.
"Si si, sono io"
"Allora ti porto a ballare"
E così ci siamo trovate a ballare la salsa in un locale di Marsa Alam e a bere come nel peggiore bar di Caracas.
Che se andassi in Venezuela mica vorrei stare a Caracas.
Tantomeno a bere che sono astemia.
E se proprio ci dovessi andare andrei a Los Roches che almeno merita.
Fatto sta che a un certo punto ho pensato di aver preso il treno per Cuba.
Insomma, ho girato mezzo mondo stando ferma nel letto e senza spendere un euro.
Stanotte magari mi applicherò per fare un giro alle Maldive.
Sono aperte le prenotazioni!


venerdì 10 luglio 2009

Maturità t'avessi preso prima



Me la ricordo la mia matura.
Non lo ero per nulla ma mi toccava talmente tanto che ho pensato bene di presentarmi due volte.
Della prima non ricordo nulla, rimossa completamente, ma la seconda, uh la seconda.
Come se ci fossi andata ieri.
Ero sola, la mia famiglia aveva pensato bene di andarsi a fare le meritate ferie.
Io e Birba il gatto che mi fotteva dal piatto le bistecche.
Centinaia di appunti sparsi sul tavolo della cucina.
Il giorno prima mi avevano cambiato la materia.
Invece di storia, geografia astronomica.
Armata di compendio ho passato la giornata più lunga della mia vita su quella parvenza d'informazioni.
Al mattino mi sono preparata: riccioli d'oro, pantalone giallo e felpa azzurra, bandana al collo, Montesa con messa in moto a pedale e via verso il mio nuovo orizzonte.
In quel momento il mondo intorno si scioglie e scompare.
Ci sei tu e la persona che ti pone le domande di fronte.
Il resto non esiste.
Sei una palla d'adrenalina che rotola e con le parole travolge come un fiume in piena.
"Cosa vuole fare da grande?"
"Non so, forse diventare grande"
"Carina com'è potrebbe fare la hostess"
"Non credo, ho smesso di volare da un pezzo"
"Buona fortuna"
"Grazie Ill.ma Presidentessa di Commissione, terrò il suo augurio con me come una reliquia"
Il giorno dopo ero al mare, lontana da ogni pensiero.
Ma tutto quello che è venuto dopo è nascosto nei miei ricordi come un'ovvia conseguenza.
Non tutto resta indelebile a volte, neppure ciò che conta o ha contato davvero.

giovedì 9 luglio 2009

Se ci fosse la luna si potrebbe cantare


Tagliava le radici morte dei suoi vissuti con una lametta arrugginita.
Sapeva di essere immune dalle infezioni e in ogni caso, la voglia di sfidare la sorte era una possibilità che voleva permettersi il lusso di vivere.
Del resto gli anticorpi avevano sempre svolto egregiamente il loro lavoro perchè avrebbero dovuto desistere ora?
Si odiava di un amoroso odio da quattro soldi.
Avrebbe voluto tagliarsi le dita e punirsi per ogni sfogo della propria impulsività.
Conta, conta, conta.
Pensa, pensa, pensa.
Ma era già troppo tardi e si vedeva comporre numeri e digitare su tastiere l'oltraggio a se stessa.
L'attimo dopo, sempre un attimo di troppo, arrivava il lampo e l'illuminazione e allora scompariva con un effetto dissolvenza che la portava a sciogliersi nei labirinti della propria incapacità di tenersi testa.
Si coprì con un lenzuolo e provò ad attraversare muri d'incapacità.
Non riusciva ad essere sovversiva e stava diventando prevedibilmente abitudinaria.
Avrebbe dovuto implodere e rinascere.
Si accovacciò e si strinse dentro un abbraccio immacolato.
E tentò di volersi ancora un po' di bene.

mercoledì 8 luglio 2009

Dancing With The Moonlight Knight


Io sono estremamente adattabile e mica mi soffermo sull'impossibile.
Che per contraccambiare necessito di sapere che ci sia riscontro altrimenti fanculo, che mi frega di perdere il mio tempo in pensieri sprecati.
Se siamo quello che mangiamo io sono veramente una schifezza immonda ma se siamo i pensieri che facciamo allora le cose cambiano perchè i miei pensieri esistono fino a quando ritengo ne valga la pena.
Non mi arrendo mica subito, ci provo ad instaurare rapporti rimasti appesi, anche alcuni di quelli che credevo persi per sempre, senza velleità o aspettative curiose.
Ma dopo l'ennesimo diniego desisto che non c'ho mica tempo da perdere io.
Essere intelligenti e donne insieme, pare spaventi.
Se sei pure graziosa sei un potenziale ordigno che cammina.
Perchè molti uomini ti vorrebbero bona ma un po' idiota e un po' gallina.
Loro parlano, tu ascolti sognante senza capire una cippa, loro si sentono onnipotenti.
Non vogliono la donna che rompa i coglioni ma ne hanno sempre una così al proprio fianco.
Ovvero tutto il contrario di quello che sono perchè se mi parli io ascolto e capisco e se sparisci non ti cerco ossessivamente.
Semmai ti mando amabilmente a fare in culo...
Ecco.




martedì 7 luglio 2009

Come me nessuna mai!



Ma quanto sono brava a mentire a me stessa.
Mi dico bugie e ci credo pure.
Mi dico che va tutto bene cara, tutto bene, benissimo.
C'è sempre una soluzione a tutto.
Sorridi, tratta sempre tutti con rispetto.
Scrivi una mail, un sms carino.
Non farti domande che non hanno risposta.
Che cazzo te ne frega di trovarne una?
Il temporale arriva da dentro, il buio dietro l'occhio non mi permette di vedere oltre.
Allora continuo a dirmi bugie.
Sono diventata una professionista.
Dovrei decidermi e parcellarmi le consulenze.

domenica 5 luglio 2009

Culo e camicia


Si chiese quale fosse il motivo per il quale alle donne non fosse concesso il privilegio di scopare un uomo da dietro.
Avrebbe voluto guardargli le spalle invece che la faccia, o magari il culo e nel caso l'emorroidi.
Quel senso di potere che deriva dal possedere qualcuno con determinazione e al contempo con quel senso di trascuratezza che va la di là dello sguardo e si versa nell'egoismo del proprio piacere.
Pensò alla sottomissione alla quale sarebbe stata legata suo malgrado.
Lo sapeva a prescindere ma il pensiero, quando prende corpo diventando consapevolezza, rende palesi certe circostanze.
Quando si addormentò sognò di dover prendere un ascensore per quaranta minuti.
Si sentì soffocare dal dolore e dall'impotenza e come usava fare, liberò se stessa con un pianto silenzioso e caldo.

venerdì 3 luglio 2009

Lontano dal tuo sole

Il dolore ti riduce gli organi in poltiglia.
Ti fa esplodere il cuore e lo riduce ai minimi termini.
Non ti permette di allargare le labbra in un sorriso e ti riempie gli occhi di pianto.
Sedimenta e sta come un coltello piantato perennemente nella scapola, in modo che tu non ti possa distrarre neppure un attimo, in modo che non ti possa scordare di quanto stai male.



"Sono pronto per rialzarmi ancora, è il momento che aspettavo e ora nonostante questo cielo sembri chiuso su di me nessuno mi vede nessuno mi sente, ma non per questo io non rido più. Io son qui in un mondo che ormai gira intorno a vuoto lontano dal tuo sole piove, ma io qualche cosa farò per sentire ancora tutto il calore che ora non ho e avere un po' di pace che ora non ho e luce nei miei occhi che ora non ho un direzione giusta che ora non ho …che ora non ho....


(Neffa)"

mercoledì 1 luglio 2009

Amore a peso

"Mi ami?"
"Ti amo"
"E quanto mi ami?"
"Tanto"
"Tanto quanto?"
"Un chilo"
"Che cazzo vuol dire un chilo?"
"Non va bene?"
"No che non va bene"
"Allora un etto"
"Allora non mi ami"
"Vuoi che lo quantifichi? Davvero? Vuoi che cerchi un modo, un esempio capace d'indicare la misura del mio amore?"
"Si"
"Non ce l'ho, non lo so e ora che ci penso forse non ti amo quanto tu vorresti"
"Che ne sai di quanto vorrei che tu mi amassi?"

"Vedi, semmai dovremmo discutere sul come non sul quanto"
"Vabbè potrei anche accontentarmi di un si"
"Troppo tardi. Ormai ci sto pensando..."