
Mi sono guardata in giro che ormai non si sa se esci vivo e torni nelle medesime condizioni, potresti incontrare qualche squilibrato che ti mena fino ad ammazzarti perchè s'è incazzato con la fidanzata o un pazzo che prende a mitragliate ignari passanti.
Vabbè, io ce lo fatta, nessuno psicopatico sulla mia strada.
Arrivo al centro ambulatoriale e passo subito.
Mi fanno indossare un camice di carta e mi fanno stendere.
Il macchinario della risonanza è aperto, ma comunque sempre sotto sto coso tondo devi andare.
Mi ingabbiano la faccia con un mascherone di plastica dura.
Mancava la palla ovale e sarei potuta essere degna di un giocatore di rugby.
Mi dicono di non deglutire e non muovermi.
Mi danno una pompetta e mi dicono di pigiarla se ci fossero dei problemi.
Mi fanno scivolare sotto il macchinario.
In un millisecondo il mio cuore schizza, la salivazione si azzera e io mi sento in trappola.
Cerco di resistere che quando voglio divento stoica, mentre penso che qualche goccina di ansiolitico me la sarei pure potuta prendere.
Cerco di non pensare a cose che potrebbero aumentare la mia ansia, chiudo gli occhi e immagino fiori.
Non so perchè, ma di solito nei filmsss dicono di pensare ai campi fioriti.
Potere della filmografia retorica.
Seguo il ritmo del rumore che osserva il mio rachide cervicale.
Resisto.
Devo farlo, non posso fare una figura di merda.
Cioè, potrei visto che è la prima volta che vengo in questo centro e non mi conosce nessuno, ma decido che non sia il caso.
Dopo 30 minuti esco illesa, ricomincio a respirare senza andare in iperventilazione, la saliva torna al suo posto, il cuore si cheta.
Una vittoria su me stessa che vale almeno quanto una mastercard.
E' solo la prima, porco cazzo!