Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

martedì 14 maggio 2013

Donne

La speranza è che le campagne di sensibilizzazione, sensibilizzino davvero.
Ma, mi rendo conto, non basta avere ragione e forza di volontà, per riuscire a venire fuori dai meccanismi di una coppia, per quanto malata essa sia.
E' facile dire alle donne di non aver paura, di denunciare.
Prescindendo dal fatto che più spesso che volentieri chi è autore di femminicidio, non venga neppure punito, le dinamiche che portano una donna a non denunciare, sono molto più sottili e radicate.
Molti anni fa, io stessa, donna emancipata e di cultura, ho vissuto con una persona gelosa.
E per me, che la gelosia è un sentimento sconosciuto, era piuttosto difficile riuscire a capire cosa potesse far scaturire certe reazioni inappropriate.
A lungo andare, ti senti colpevole dei tuoi atteggiamenti.
Perchè, dici a te stessa, se è geloso, sarà perchè sbaglio a pormi, sbaglio a ricevere telefonate, sbaglio a salutare con troppo entusiasmo.
Ricordo che un giorno, presso un punto verde, mentre stavamo vedendo coppie ballare valzer e minuetti, si alzò di scatto imponendomi di andare.
Piantò una grana senza senso, accusandomi di scambiare sguardi con un tizio, uno qualsiasi.
In fondo, non ero che una troia, come tutte le altre.
Implorai perdono per qualcosa che non avevo fatto.
La mia emancipazione e la cultura, finirono nel cesso insieme alla dignità.
Ci misi due anni a capire quanto malata fosse questa storia, ma nel momento stesso in cui tornai a volermi bene, lo cacciai di casa a calci in culo.
Mi è andata bene.
Altre non sono state, non sono e non saranno altrettanto fortunate.
Perchè è così facile confondere l'amore col bisogno ed è altrettanto facile smettere d'amare sè stessi credendosi troppo impegnati ad amare qualcun altro.






10 commenti:

  1. Bello questo post. Non se ne parla mai abbastanza. Confondere l'amore con il possesso è diventato tristemente consueto, vedere tanti visi di donne, in tv, tante vite che non saranno più per l'arroganza e la presunzione di un uomo che credeva di amarle, fa male. Io ho sperimentato qualcosa di simile due volte, nella mia vita. Spero non accada mai più.

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    1. A volte, l'esperienza insegna.
      A volte no, e si reitera scientemente.
      Prima di amare gli altri bisognerebbe amare molto se stessi.
      Solo che è più difficile.

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  2. Fare il salto, ossia capire che un uomo violento, troppo geloso, paranoico e cattivo non è degno di alcun rispetto, men che meno di amore, è piuttosto difficile.

    Allontanarsi da certi soggetti, soprattutto quando si è convinte di amarlo, non è semplice per molte donne. Forse perché pensano che senza di lui non sia vita. E' un errore madornale, ma spesso si arriva veramente all'estremo prima di capirlo.

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  3. Anni,decenni, secoli di cultura misogina fanno di noi femmine vittime e carnefici di noi stesse.
    Triste verità la tua.
    Ma forse oggi un pelino le cose stanno cambiando.
    FG

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    1. Dici?
      A me sembra che stiano peggiorando.
      O forse si sanno più di quanto non si potessero sapere prima.

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  4. Il piano dell'informazione e della formazione forse può valere per coloro che non soffrono di questi sindromi della reificazione della femmina - peraltro orribilmente presente nel ciarpame delle religioni del cazzo (intendo religioni patriarcal-patromoniali, proprio quelle fatte dai portatori di banano un po' cogliono e autocastranti), affinché studino e agiscano sul come mitigare il problema, che ritengo purtroppo uno di quei mali del vivere ineliminabili.
    C'è una commistione tra cultura, usi e psicologia profonda e assai complicata anche da affrontare. Perché 'sti poracci con la reificazione projettano su donne i loro grossi problemi.
    Le percuotono, le massacrano fino ad ucciderle. Il suicidio che spesso segue è proprio, a livello simbolico uno spaventoso cumulo di macerie risultato del collasso, del loro crollo interiore.
    Quelli che non si suicidano?
    Io non sono per il pietismo e il buonismo cattocattolico.
    Pene draconiane e anche agire fisicamente (castrazione chirurgica) affinché vengano rimossa le cause biochimiche, ormonali che sostengono fisicamente la violenza fisica che realizza quella psicologica.

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    1. Concordo.
      Il problema fondamentale è che siamo anni luce dal vedere inflitta qualsiasi pena.
      E' notizia dell'altro giorno di un mostro assassino che è libero perchè i termini della custodia cautelare sono scaduti.
      Ti rendi conto?
      Una cosa che invidio all'america è proprio la certezza della pena, un processo rapido su basi solide.
      Noi siamo ridicoli con i nostri appelli e le cassazioni.
      Ogni sentenza si ribalta come se le prove non fossero le stesse e l'imputato neppure.
      Siamo ridicoli.

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    2. Ma proprio tanto. Con l'aggravante di esserlo già a monte dell'intero processo "legale", direi...che diamine, pretendiamo si superi la paura, si denunci. Ma certo. Solo, per che cosa? Con quali garanzie? Perché chi di dovere poi arrivi a darsi davvero una mossa soltanto se c'è la cosiddetta flagranza di reato (leggasi -o vedasi cronaca- omicidio) ? :(

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  5. Questa è una questione che dovrebbe riguardare molto piú di quello che lo fa. Fortunatamente, al giorno d'oggi essite una maggiore diffusione sul tema, ma accade per esempio che se tale divulgazione sia "sensazionalista" finisce per giocare in contro di quello che vuole, è come dire a chi maltratta: "guarda, tu puoi fare questo o quest'altro", come una grande vetrina. In parte noi donne, ci siamo anche responsabili, perche siamo le madri, siamo chi alleviamo una società malata. La cura viene da tutti, prima che, in molti casi, sia troppo tardi. Buon articolo. Saluti

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