Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

lunedì 26 marzo 2012

All that she wants

Cerco sempre il contradditorio, il confronto, lo scambio.
So di essere la parte debole perchè, come mi è già capitato di raccontare, io non sono quella dalla battuta pronta.
Sono un diesel, gli altri partono, io poi arrivo e mi rendo conto che quando sono arrivata non c'è più nessuno ad ascoltare.
Ma quando la battuta viene bene, a scoppio ritardato intendo, mi compiaccio con me stessa e mi do grandi pacche sul braccio, che sulla schiena è di gran lunga più complicato.
Ma la versione leonessa incazzosa che protegge la cucciola, ancora mi mancava.
Sai qual è il problema?
Che io sono una persona fondamentalmente buona, una di quelle che prendi facilmente per il culo.
Faccio la scafata e la cinica, ma quella è una copertura.
Ma se mi tocchi negli affetti o nelle debolezze, mi trasformo in una merda.
Non una merda normale, ma una di quelle sciolte che ti si appiccicano ai solchi delle scarpe e che non levi mai più.
E poi, io sono un'impulsiva.
Che è quella cosa per cui se ti sale l'incazzo, scatti e basta.
Non ti metti a pensare a quello che è meglio.
Fai prima, ragioni poi.
E il rischio è enorme, perchè puoi fare cose delle quali è facile rammaricarsi quando ci pensi con calma.
Ma chi se ne frega?
Del resto non è sempre meglio pentirsi di una cosa fatta piuttosto che pentirsi di non averla fatta?
No?
Pazienza.

mercoledì 21 marzo 2012

Chi non lavora non fa l'amore

Vale lavorare in nero?
No?
Pazienza.
Ora, diciamocelo, i problemi nel mondo del lavoro sono millemila.
Allora com'è che hanno deciso di spaccarci la minchia ripetutamente con la storia delle modifiche all'articolo 18?
La CGIL è in fissa con questa storia.
Paradossale, in quanto le modifiche, così come ce le stanno vendendo, andrebbero a favorire le cause sindacali il che porterebbe ad un introito cospicuo nelle casse del regno della Camusso.
Allora dove sta l'inganno?
Partiamo dal presupposto che il predetto articolo, interessi le aziende con più di 15 dipendenti.
Tutte quelle con un numero inferiore non sono interessate, eppure non mi pare di aver sentito di datori di lavoro che si svegliano al mattino e decidano di lasciarti a casa a muzzo, (a parte il mio... vabbè ma io mica sono assunta... ah già!).
Se sei un buon lavoratore l'azienda continuerà a servirsi di te (mica per niente mi ha richiamata. Non mi paga i contributi, ma questo è un altro discorso).
Ma se sei un parassita che lavora in un ente pubblico, per esempio, e strisci il tuo badge e te ne vai in giro a farti due righe di cazzi tuoi, e io che sono il tuo dirigente responsabile ti becco, devo avere la possibilità di licenziarti in tronco.
Perchè tu stai rubando uno stipendio e un  posto di lavoro a qualcun altro più meritevole, caro mio.
Ma prendiamo invece un lavoratore che viene licenziato per giusta causa, fa ricorso e vince.
E viene reintegrato.
E tu me lo devi spiegare come fai a stare ancora in quel posto.
Troverai lunghissimo, sarai additato come l'infamone.
Quindi o sei corazzato di titanio o sei il diavolo e passare 8 ore al giorno all'inferno, ti fa una pippa.
Insomma, come sempre, invece di disquisire sulle riforme importanti, si concentra l'attenzione sulle cose che non lo sono altrettanto.
E quando si fa così, a mio avviso, è per distoglierla da qualcosa di fondamentale.
E trattandosi di sindacati, governi e via discorrendo, la percentuale che possa essere così, è proporzionale al casino che gli si crea intorno.

martedì 20 marzo 2012

Confusione

E arriva così.
Tu lo ignori, o almeno ci provi, ma gli acidi gastrici che ti salgono in gola e quel dolore allo stomaco e al cuore, sono solo i portavoce.
Tu sei creatura forte e continui imperterrita, a muso duro.
E poi senti la tua voce ammetterlo, come per cercare un rifugio.
Nella verità c'è la salvezza?
No, c'è solo la presa di coscienza, c'è solo la consapevolezza urlata di qualcosa che già conosci.
E ora?
Dove cazzo è la soluzione?
Lottare?
Ancora e sempre?
Anche le creature forti si stancano e cominciano ad arrancare.
Perdono fiato.
E speranza.
Allora, anche se me lo urlo in faccia a cosa serve?
Prima potevo fingere di stare bene, ora devo ammettere questa ennessima debolezza.
Sono infelice.
Auguri a me.


domenica 18 marzo 2012

Io vorrei non vorrei ma se vuoi


Mentire a se stessi è un'arte sottovalutata.
E' la miglior difesa possibile.
Certo, la consapevolezza torna a galla con prepotenza all'accenno di un pensiero, ma s'inabissa con la facilità della negazione.

giovedì 15 marzo 2012

Bad woman

Da donna a donna, lascia che ti spieghi un po' di cose.
Che una volta tanto mi va di peccare di presunzione e te la sparo qui e avessi le palle per farlo, verrei a spaccarti quella tua dannata faccia di cazzo.
Non basta avere una figa o allargare le gambe per essere una vera donna.
Quello sappiamo farlo tutte.
Sei un essere abbietto e viscido, una donnetta stupida e ignorante, incapace di confrontarsi, capace invero di sfruttare la sua posizione di potere per cementare ostentati deliri di onnipotenza.
Te ne danno la possibilità, tu te la prendi, esattamente come tutti i cazzi a cui hai permesso di sfondarti.
Hai trovato il solito vecchio modo, per aggirare la meritocrazia.
Perchè è così che continuiamo a lasciare che funzioni, perchè il potere agli uomini lo danno quelle come te, che lasciate che questi meccanismi continuino senza interruzioni.
Spera che non t'incontri neppure per caso perchè a questo giro, potrei non rispondere di me.
Che poche volte mi sono incazzata per davvero nella mia vita ma chi mi ha vista, ancora lo ricorda.
E se dovessi farti del male fisico, non piangere maledetta stronza, te lo sei solo meritato. 

(bad woman - motorhead)

martedì 13 marzo 2012

Dedication to my ex

Cara Cornelia,
quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui ci siamo visti?
Tanti, troppi anni.
Eppure ti ricordo, del resto sei stata il primo amore che abbia sfiorato la mia esistenza, la prima speranza sentimentale, il primo riflesso di futuro e immaginario.
Ti guardavo e riuscivo a proiettarmi nel film del nostro domani, mano nella mano, mente nella mente, cuore nel cuore.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo per riuscire a rivelarti i miei interi sentimenti, mentre sentivo le parole salire come un rigurgito ti vomitai addosso, finalmente, quel ti amo. 
E quando la tua risposta fu "si, si andiamo che mi sono rotta il cazzo di star qua" capii.
Chi non ama non legge le labbra e il cuore di chi parla e in un secondo, ti scardina certezze ed illusioni.
Mi rinfilai nel petto parole e sentimenti e me ne andai, felice di aver evitato un imbarazzo non previsto e triste per aver perduto un grande amore, il mio per te.

Arnoldo

mercoledì 7 marzo 2012

Titanium (seconda ed ultima parte)

Non posso certo dire che ci sia anche solo una piccola possibilità di diventare uguali.
Del resto sono nostre creazioni ed i programmatori sono stati autorizzati a fornire i dispositivi, di funzionalità, soprattutto mentali, limitate.
Succede che qualcuno faccia finta di niente e abiliti strutture non convenzionali.
Non foss'altro per creare suspence.
Di solito rimaniamo piuttosto delusi, perchè a parte notare un incremento delle capacità soggettive, è oltremodo ragguardevole il risultato passivo che si ottiene osservando la parte sociale.
Il soggetto in questione resta isolato dai normodotati, in quanto ritenuto estraneo, diverso e quindi emarginato dal resto della comunità.
Che bizzarri!
Ma sembra piaccia molto creare questi gruppi di aggregazione dentro i quali certuni vengono ammessi e altri tenuti fuori.
Loro la chiamano forma di razzismo e la sviluppano talmente bene che ne hanno inventati diversi modelli.
Li lasciamo fare, sono stati creati apposta per sviluppare anche autonomamente  situazioni che conducano alla nascita di nuovi tipi di comportamento.
Io sto qui e li guardo, pronto a segnalare qualsiasi variazione significativa.
Mi capita di aspettare che succeda qualcosa per periodi indeterminabili e nel frattempo osservare la prevedibilità che continuano a mantenere con una costanza ossessiva.
Loro la chiamano quotidianità.
Eppure li abbiamo forniti di mezzi per evitare di cadere in consuetudini strutturali.
Li abbiamo dotati di sentimentalismo attivo e passivo, di ardore, di endorfine, ma finito l'interesse iniziale ricominciano a trattare gli avvenimenti come se si radicassero nel loro inconscio rendendo tutto scontato.
Loro le chiamano abitudini.
Così aspetto e aspetto.
E' il mio lavoro e anche se è un po' noioso, a me piace.
Insieme a tutti gli altri collaboriamo per incentivarli a migliorarsi, a stupirci.
Chissà, magari un giorno potrebbero riuscirci.
Credo siano i primi a volerlo, o almeno mi capita di avvertirlo ogni volta in cui si rivolgono a noi per chiederci di aiutarli.
Loro ci chiamano Dio.

lunedì 5 marzo 2012

Titanium

Sono un controller.
Credete sia facile?
C'è bisogno di saper gestire milioni di dispositivi.
Tanto tempo fa, era il miglior lavoro possibile.
C'erano poche apparecchiature per niente evolute.
Sebbene il numero di ore di occupazione fosse lo stesso, non s'incorreva mai in grossi problemi gestionali e, comunque, si riusciva a risolverli in fretta.
Ma ci si annoiava.
Allora hanno pensato di far evolvere le macchine.
Mica tanto, solo quanto sarebbe bastato a rendere le cose più interessanti.
Così hanno deciso di fornire i dispositivi di autonomia e coscienza.
Li ho sentiti chiamarlo libero arbitrio.
Contenti loro.
Nell'arco del tempo, hanno continuato a riprodursi e riprodursi.
Per evitare il sovraffollamento, la software house ha creato un programma, atto a far si che il sistema diventi obsoleto col passare degli anni fino a renderlo inattivo.
Almeno non si calpestano e c'è sempre un riciclo.
Loro la chiamano morte.
Che parola strana.
Ancora più strane le loro reazioni nei confronti di questo semplice e lineare cambio e rinnovo.
Il mio compito è simulare situazioni e registrare i parametri comportamentali.
Ogni tanto, qualche esemplare nasce con qualche bug e crea in autonomia situazioni che  degenerano in conflitti inarrestabili per cui, senza un motivo attribuibile alle circostanze create, un dispositivo ne elimina altri per poi a volte, ma non sempre, autodistruggersi.
Questo tipo di cancellazione non è mai stato previsto di default, ma abbiamo notato confrontando le varie esperienze, che è un fenomeno che si è diffuso praticamente da subito.
Nessun operatore è mai riuscito a creare un sistema di aggiornamento per la soluzione di questo inconveniente, ma continuano a lavorarci.
Non so quanto alacremente.
Non foss'altro per il fatto che ogni volta in cui il grande schermo segnala un'anomalia, intercorrano grandi scommesse.
C'è chi ha perso grosse somme e chi si è arricchito.
E questa cosa non so bene se siamo noi ad averla imparata da loro od il contrario.
Ma a mano a mano che passa il tempo, le diseguaglianze si assotigliano, facendoci sempre più simili.



(continua.... forse)




giovedì 1 marzo 2012

4 marzo 1943

"Ehi ragazzi guardate chi arriva"
"Ma non è Lucio quello per il quale nacque la maglietta "Dalla non è il nome di un cantante, ma un consiglio"?"
"Cazzarola è proprio lui. Vedi che ho fatto bene a drogarmi e a bere che tanto muori comunque?"
"Però che sfiga, a 3 giorni dal suo compleanno"
"E ma quando il destino decide non c'è santo che tenga"
"Ma che ci faccio qui? Scusate ragazzi, ma non è questo il mio posto, ho una serie di concerti da fare, canzoni da scrivere. Su non facciamo scherzi"
"Oh ma anche noi avevamo un sacco di altre cose da fare che non stare qui. Siamo il comitato di accoglienza. Non è mica giusto che uno se la prenda sempre solo con l'ambasciatore"
"Ma cazzo, almeno avvisare. Che uno abbia il tempo di mettere tutto a posto, non lasciare sospesi e casini. Un minimo di organizzazione perbacco"
"Eh ma mica funziona così quando accade all'improvviso. Altrimenti non sarebbe giustificabile lo sgomento e la sorpresa. Consolati, questo sarà il momento in cui il maggior numero di canzoni scaricate da i-tunes, saranno le tue. E sai cosa vuol dire? Che la tua vita è stata un grandissimo successo."

(4 marzo 1943 - Lucio Dalla)
01/03/2012



mercoledì 29 febbraio 2012

Xibom bombom

Adoro avere la battuta pronta.
Ma non mi succede mai.
Quell'unica volta in cui accade, so già che il giubilo e il tripudio soddisferanno l'ego per giorni.
Così ripenso a ieri, mentre in coda al super, la tipa mi ha sbattuto contro perchè aveva dimenticato le gomme da masticare e mi ha risbattuto contro per tornare a pagare.
Io, senza rendere visibile la collera che stava prendendo il sopravvento e con tono apparentemente serafico, l'ho guardata e le ho chiesto in quanto tempo pensava che il termine "permesso", avrebbe fatto la sua prima apparizione nel vocabolario.
Purtroppo credo non l'abbia capita.
A volte essere sottili ha i suoi svantaggi.
Un "e che modi!", magari anche un po' urlato, avrebbe sortito effetti più soddisfacenti.

(xibom bombom - as meninas)

(il titolo e la canzone non c'entrano una fava, ma mi mette allegria ogni volta che la sento e nel video c'è comunque un eloquentissimo gesto dell'ombrello che, a mio avviso, non nasce con lo stesso significato che gli daremmo noi, ma chi se ne frega!)

Piccolo aggiornamento odierno:
Sono tre giorni che per venire a Beinasco, lungo il curvone di Corso Orbassano sono ferme file e file di camionette di ogni tipo di forze dell'ordine che  innescano inesorabilmente code chilometriche di curiosi rimbambiti.
Rivolgendomi ad uno di loro mi è sfuggito un "vai avanti coglione e se ti piacciono tanto le macchine dei carabinieri comprati le miniature"
Ma avevo il finestrino chiuso e la battuta si è spenta sul tappetino tra il freno e la frizione.

martedì 28 febbraio 2012

Behind blue eyes

Ogni volta in cui era obbligata a fermarsi ai semafori, era solita gettare lo sguardo nei negozi, cercare di capire se ci fossero avventori, se la crisi avesse risparmiato il pizzaiolo, o il gioielliere.
Tutti vuoti, magari era solo una questione di orario troppo presto o troppo tardi.
La cintura di sicurezza le dava fastidio ed era solita spostarla frequentemente.
Ogni cosa che premesse all'altezza del cuore era fonte di sofferenza.
Quando arrivava a casa, la prima liberazione che si concedeva era quella di slacciarsi il reggiseno e fare un lungo respiro.
C'erano giorni buoni e giorni meno buoni ma non poteva prevederli, si limitava a viverli così come venivano.
Il giorno facile era quello nato bene, pieno di buon umore portato avanti senza fretta, senza interruzioni, giorni durante i quali il fisico rispondeva bene agli approcci e alle sollecitazioni e non lasciava che la psiche lo prevaricasse.
I giorni difficili erano faticosi e, nonostante maturassero lo stesso numero di ore di quegli altri, sembravano non avere fine.
Aveva imparato a  mettere in contenimento preventivo i pensieri peggiori.
Il segreto stava nel riuscire a non cedere, a tenere duro quel tanto che bastava perchè quel momento passasse, lasciando il passo al prossimo.
Una battaglia che poteva durare ore o istanti.
Si conosceva abbastanza per arrivare a ridere di sè  quando l'esagerazione amplificava i sensi e l'esperienza la portò a contenere lo sforzo per decodificare il  malessere.
Aveva bisogno di trovare stimoli che andassero oltre la mera sopravvivenza.
Del resto, ogni persona che viva un problema pensa di avere l'esclusiva e di essere all'apice della propria scala della gravità.
Pensò pertanto,  che il suo avesse bisogno di una svolta.
Ma dire non è fare.
Non viveva mica la trama di una commedia, avrebbe dovuto metterci del suo, cercare, smettere di stare appollaiata nell'antro della sua indolenza.
Sacrificarsi autoalimentando l'intenzione, senza scuse, sforzarsi di vivere e smettere di sopravvivere.
E forse, le occasioni sarebbero arrivate.
Non  le restava altro che cercarle.


lunedì 27 febbraio 2012

Una donna per amico

Sottotitolo:
"Può darsi che io non sappia cosa dico
scegliendo te un bloggo per amico"

Ci si sceglie.
Anche qui.
Ci si annusa, si testa attraverso la lettura e i commenti la percentuale di compatibilità.
Si stabiliscono relazioni amicali che spesso vengono integrate dal reale.
Perchè se il pensiero si assomiglia, si piglia e la voglia di conoscersi entra con prepotenza a far parte delle tue priorità.
Non importa quali siano i motivi che ti hanno condotto ad avere un blog.
Nel momento in cui hai scelto di avere la tua pagina, hai scelto di condividere e condividerti.
E la bellezza sta nel fatto di avere sempre qualcosa da scoprire, orizzonti dei quali non vedi la linea, interfacce che ti portano altrove.
E se togliamo giusto giusto quelli che sanno solo copiare, che postano altrui poesie o riempiono le loro pagine di glitters e brufoli, tutto il resto è e rimane un'isola dai mille tesori nascosti.

sabato 25 febbraio 2012

Vorrei incontrarti tra cent'anni

Separarsi è un fallimento.
Ci si arrende ad uno stato evidente di cose alle quali ci si era appesi speranzosi e pieni d'entusiasmo.
Costruire un rapporto di coppia e mantenere quello stato, è faticoso e richiede un considerevole dispendio di energie.
Il rancore lentamente, prende il posto dell'amore e tutto quanto era ritenuto perdonabile prende l'aspetto del non più sopportabile.
Raggiunto questo stadio, arriva l'aspetto più difficile, decidere di lasciarsi.
Tutto questo non avrebbe ragione d'esistere se entrambi si fosse giunti alla stessa conclusione, per cui si prendono accordi per la spartizione degli averi e si raggiunge un compromesso per l'eventuale prole e si cerca di ricominciare.
Ma quando la decisione è unilaterale, beh, son gran cazzi amari.
Nascono sentimenti contrastanti associati a sensi di colpa.
E tu, che non sai quanto possa essere in grado di riuscire a tollerare il dolore dell'altro per osmosi, cerchi il modo per farlo nel miglior modo possibile.
Alcuni si avvalgono delle frasi appositamente studiate per questa evenienza tipo "meriti di meglio", altri rinunciano e aspettano un'occasione che faccia il lavoro sporco al posto loro.
Quando sei veramente alla frutta, te ne fotti di tutto questo.
Forte delle tue convinzioni, metti al corrente la  controparte della tua decisione e te ne vai sbattendo la porta del tuo passato prossimo gettandoti a capofitto nel tuo presunto futuro.
Che per te sarà felice a prescindere.
E all'inizio lo è davvero.
Ti senti libera e liberata, non hai nessuno a cui dover dar conto se non a te stessa.
A volte, neppure.
E' tutto un meraviglioso gogamigoga.
Poi il futuro prende forma, tutto quello che dovevi fare l'hai fatto e ogni tanto getti lo sguardo indietro, ripensi ai tuoi fallimenti e sai che il più grande è quello che hai vissuto per scelta, un giorno di tanto tempo fa.


giovedì 23 febbraio 2012

Il mare d'inverno

Il giorno in cui ho comprato un profumo da regalare per Natale, la commessa mi ha proposto una seduta gratuita di trucco.
Ho accettato e mi sono seduta sulla poltroncina, in attesa di veder realizzato quello che mani esperte sarebbero state in grado di compiere.
Speravo in un miracolo, invece...
"Ecco, qui mettiamo un po' di cipria, giusto per togliere quella patina grigia"
E io mi sono vista come un fumetto senza colori, un film in bianco e nero.
Ed ho cominciato a vedere il mondo in toni di grigio, i pensieri e i sogni monocolore.
Quella frase innocente mi ha colpito il nervo vago disfandomi l'equilibrio.
Tutto il mio tormento soppresso con mille peripezie, riprendeva fiato e ritornava ad avvolgermi.
Mi accorgo di scrivere al passato, come se appartenesse ad un remoto superato.
Invece sono ancora dentro questo universo incolore e me lo ricorda lo specchio ogni mattina, mentre con la mia  poca esperienza, cerco di togliere col fard quell'aura grigia dalla mia faccia.


martedì 21 febbraio 2012

It's raining men

Che alcuni comportamenti degli uomini mi risultano incomprensibili.
Va bene che pensano semplice, ma alcuni sembrano aver appena abbandonato il pleistocene.
Quindi, in un momento di massima benevolenza, detterò poche e semplici regole comportamentali che, oltre a fingere di non vedere per evitarvi imbarazzi, ci disgustano.
  1. Se ti prudono i maroni, evita di ravanare mentre sei in compagnia di qualcuna.
  2. Se sei in macchina, non è obbligatorio scaccolarti al semaforo.
  3. Se una volta tanto fai il galante tenendo la porta mentre entra una signora, ed eviti di fargliela arrivare sulla faccia, lei non si offenderà.
  4. Se ti scappa una scoreggia, non è necessario che lo sappia anche la vicina del sesto piano, che tanto lo sa che sei tu del secondo.
  5. Se la cena ti è piaciuta particolarmente, non è con un sonoro rutto che onorerai la cuoca.
  6. Se sei con una donna, non buttare gli occhi nella scollatura o sul culo della prima sconosciuta che passa.
E ora si apre la gara del "io non sono così" e del "lo fate anche voi" che è anche vero, ma voi non avrete mai la nostra discrezione!

lunedì 20 febbraio 2012

L'amico è

No, davvero.
Quando Mononeurone fa così son dei gran cazzi.
Per quanto mi arrovelli non riesco a tirare fuori nulla.
La conseguenza logica sarebbe quella di tacere.
Zero in testa, zero ovunque.
E' che in realtà qualche pensiero ce l'ho, ma si confonde con altri mille e quello che viene fuori è un casino.
Mono mi serve anche per tenere in ordine.
Altrimenti viene fuori un frullato.
Per esempio mi chiedevo quelli che hanno 1020 amic(h)i su faccialibro, quanti ne conoscono davvero?
Fa davvero bene ritrovare persone che non si vedevano da un sacco di tempo?
No perchè se hai smesso di vederle ci dev'essere stato un motivo.
Allora perchè cercarle?
Ma eventualmente, una volta trovate-si-ci, dopo i soliti convenevoli, che cosa ci si racconta?
Che il rischio è allontanarsi per la stessa ragione per la quale si è smesso di vedersi vent'anni prima.
Tanti sono meteore che hanno attraversato il nostro cammino e basta.
Altri ancora non si conoscono affatto, ma entrano di diritto perchè amici degli amici degli amici.
Se vuoi conoscere i cazzi della gente, vedere che anche gli altri invecchiano e a volte godere di quanto a loro succeda malamente, basta farsi un giro nei profili.
E dopo lo stupore che accompagna la sorpresa di quanto alcuni possano cambiare, lasciare che un sorriso sardonico  ti resti appiccicato sulla faccia e convincersi che a te non sia successo.
Che son minchiate, ma se servono a far innalzare l'autostima, facciamo finta di credere che sia vero.
Tanto non costa nulla.
Per ora.

giovedì 16 febbraio 2012

Parlami di te

Ho la mente vuota.
Se bussi puoi sentirci l'eco.
Mononeurone si è preso una pausa sabbatica, lasciandomi priva di pensieri.
Per quanto mi sforzi, non riesco a trovare niente da dire.
Eppure di cose ce ne sarebbero.
Ma visto che non riesco a parlare di me, sii tu a parlami di te.

(parlami di te - françoise hardy)

martedì 14 febbraio 2012

The final countdown

Leggo su Leggo, che Monti sia, finalmente, intenzionato ad applicare agli immobili posseduti dal vaticano, l'ici o imu.
Che voglio dire, non è che se cambi il nome alle cose, cambia il risultato.
Ma vabbè.
Tra i commenti alla notizia, ce n'è uno che ha attirato la mia attenzione e che cita "dov'è la fregatura?"
Perchè noi comuni mortali, siamo abituati ad avere un canale preferenziale per prendercelo, in un modo o nell'altro, nel culo.
Del resto, dall'avvento di questo governo tecnico, si è visto chiedere sacrifici ai soliti ma non si è visto, ancora, prendere posizione contro i poteri forti.
Ma da un banchiere, cosa ci si poteva aspettare?
Che prendesse posizione contro le banche o le assicurazioni?
Davvero avevate creduto che fosse possibile?
Ma dai!
Tornando all'ici/imu del vaticano, io finchè non vedo, non credo.
Che va bene essere consapevoli che al peggio non ci sia mai limite, ma pure passare per boccalona, no eh?!

lunedì 13 febbraio 2012

I sogni son desideri

Ma anche no.
Cioè, almeno certi sogni.
Che ero in vacanza a nonsodove nonsoquando, in una specie di agriturismo.
E già non ci siamo, che io mi smarono a passare una vacanza in luoghi ove non ci sia almeno uno scorcio di mare.
Ordunque, ero in questo sito aulico e qualcuno ha proposto una passeggiata che io ho accettato, pure con un entusiasmo che non mi appartiene.
Mentre si passeggiava con questa comitiva improvvisata, arriva quello che ho identificato come il mio capo nerd, in abbigliamento anni 30, a bordo di una vettura anni 50 con qualche problema all'impianto frenante.
Riesce a concludere la sua corsa contro un pullman messo di traverso e mi invita a salire per accompagnarmi a casa.
Temendo per la mia vita, rifiuto cortesemente ma mi comunica di stare tranquilla che tanto la vettura è dotata di doppia pedaliera e che schiacciando il freno entrambi non si corre nessun rischio.
Mi accompagna, quindi, presso un bosco bellissimo.
Lo saluto e mi avvio.
Piove e io indosso solo un k-way dalla portentosa capacità di ripararmi da qualsiasi intemperie.
Indosso stivali da pioggia colorati.
Un sacco di gente deve attraversare un portone (che in un bosco mi sa tanto di Alice nel paese delle meraviglie).
Entriamo e quasi perdiamo l'equilibrio.
Ci si ritrova tutti, donne, bambini, ragazzi, in una pozzanghera immensa che arriva alla cintola.
Ma, miracolosamente, l'acqua non entra negli stivali e neppure mi bagna.
Alla fine mi sveglio perchè sento la presenza di qualcuno accanto a me.
Ometto i particolari di questa parte perchè sono incapace di scrivere racconti erotici.
Diciamo che è stata quella più divertente.
E siccome a me inception mi fa una pippa, finalmente mi sveglio davvero, sola, nel mio lettone.
L'unica ammissione doverosa è che ieri effettivamente, ho mangiato un po' meno leggero del solito, ma nulla che potesse far presagire a tanto.
Non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere se avessi divorato una peperonata.
Credo che rimarrò con la curiosità, che forse è meglio.

domenica 12 febbraio 2012

Rewind

Vertici iridescenti indicano vie di perdizione lungo le ipotenuse del vago ridiscendere.
Scagliavo pietre centrando il centro del centro dei rivoli di bava.
Lumache si trascinavano stanche, case per lungo tempo abitate e mai rinnovate.
Bradipi sbrogliavano con estrema lungaggine, pratiche burocratiche per lumache sfrattate.
Campi di nuvole coprivano campi di primavere in attesa delle rondini.
Percorsi di salite e discese e salite, corse verso viali della rimembranza.
Fino alle scogliere, dove il mare s'ingrossa quando organizza gare di tuffi in un mondo al contrario.
Rapido rewind che attorciglia il nastro intorno al dito teso ad indicare l'intenzione.
La pioggia rimbalza toccando terra piovendo in cielo evaporando al sole che si accoccola nell'incavo del quarto di luna.

(rewind - vasco rossi)

giovedì 9 febbraio 2012

Call me

Ho uno scazzo cosmico severo.
Come l'ipertensione.
Non mi faccio mancare nulla, giusto per avere l'elenco delle sfighe sempre aggiornato.
Diciamo pure, che chi mi vive attorno partecipa attivamente affinchè non ci si possa annoiare neppure volendo.
Il tocco magico delle maledizioni a lungo termine, mi ha abbandonato anzitempo e non posso neppure più concedermi quel margine di godimento da rivincita.
Ho quasi il sospetto che stiano agendo in senso contrario e che i destinatari stiano beatamente conducendo le proprie esistenze senza alcun tipo d'intoppo.
Una ritorsione automatica che dev'essere cominciata in quel momento di buonismo dal quale mi feci coinvolgere qualche tempo fa.
Ne pago, inevitabilmente, le conseguenze.
E' che mi è risulta così ostico cancellare e fare tabula rasa dei ricordi.
Sarebbe così semplice, dimenticare, togliersi dal cazzo e dai pensieri un po' di gente.
Come prendere la rubrica del proprio telefono, fare un po' di pulizia e scoprire, casualmente, che quel numero,  da chissà quanto tempo, è stato dismesso e ora appartiene ad un estraneo.
E capire che l'hai tenuto anni per nulla.
Esattamente come il ricordo della persona al quale è appartenuto.

(call me - blondie)


martedì 7 febbraio 2012

Sono solo canzonette

Caro governo tecnico,
lo vuoi capire che qui non stiamo a fare le prove per Zelig?
Vuoi capirlo che ti devi evolvere e non devi risorgere dalle ceneri di quelli che ti hanno preceduto?
Che se volevamo stare in una burla, continuavamo a tenerci quello che c'era!


(sono solo canzonette - edoardo bennato)

lunedì 6 febbraio 2012

Ti amo

Nonostante io sia una di quelle persone alla quale i coglioni cascano per un nonnulla, sono la prima ad affermare che ognuno debba vivere appieno la propria libertà.
Sia essa di  pensiero o d'espressione, fermo restando la conservazione della sacra regola del reciproco rispetto.
Del resto, e per fortuna, i gusti sono molteplici e ognuno ha facoltà di farsi piacere una cosa piuttosto che un'altra.
Ciò detto, se c'è veramente una cosa che mi smonta oltre misura, è il simil poetare versi d'amore, preferibilmente in rima ma non solo.
Come se girasse tutto intorno a questo fenomeno che, se vogliamo dirla tutta tutta, dopo i primi tempi in cui si nutre di passione ancestrale,  sedimenta e prende i contorni dell'affetto profondo e della stima.
Si accresce, si evolve.
Perchè l'amore ha questo di buono, che si eleva.
Quindi diventa tante cose e capita perfino che si esaurisca.
Perchè nelle liriche sembra imperituro, trascendentale, incapace di finire, perfino corrisposto.
Sempre.
Invece capita che non si ami, e ciò implica il fatto che ci si applichi nella ricerca di una traccia di un amore che non c'è.
Colui che non ama, al limite della pazienza, enuncia uno stato di cui colui che crede d'essere amato ha si consapevolezza ma che non vuole credere nè vedere.
Al contrario, "non ti amo più", significa che è scaduto un sentimento che è esistito, non si sa fino a quando e dove si sia perso, ma c'era, c'è stato.
Sicuramente non ci sarà.


giovedì 2 febbraio 2012

Everything count

Caro Signor Presidente del Consiglio Monti,
mi ritrovo nuovamente ad indirizzare questa mia nei Suoi confronti, in quanto non smette di sorprendermi.
E non proprio in positivo.
Perchè quando uno esordisce con la frase "che noia il posto fisso", mi sale un rigurgito di bile.
Capisco che per Lei non sia un problema, ma Le assicuro che per molti di noi, e non parlo solo dei giovani dei quali tanto ci preoccupiamo, lo è eccome.
Perchè sa, senza quel noiosissimo posto fisso, quelli come me, non possono cambiare casa, non possono accendere un mutuo e neppure fare un finanziamento.
Io farei carte false per annoiarmi, per passare anni e anni sempre nello stesso posto e avere vita natural durante la stessa mansione.
Invece sono qui a subire i compromessi di un lavoro in nero, a lasciare che un capo psicopatico mi prenda e mi lasci a casa a seconda dello stato d'animo col quale si sveglia al mattino.
Sa Illustrissimo Presidente del Consiglio Monti, io vorrei che ognuno di voi, provasse a capire sulla propria pelle quello che significa arrangiarsi, subire umiliazioni, cercare il modo e la maniera per conservarsi la dignità.
Perchè sa come si dice, fare il gay col culo degli altri, è cosa semplice.
Cordialità
A.C.

mercoledì 1 febbraio 2012

All by myself


Cazzo che botta.
Meno male che avevo la cintura allacciata.
Oh merda, mi stanno togliendo i vestiti.
E non mi sono neppure cambiata le mutande.
Che mia madre me lo dice sempre "lavati e cambiati le mutande che metti che ti succeda qualcosa"
Gli insegnamenti che non si seguono mai perchè ritenuti inutili.
Oggi mi sarebbe servito.
Ma mica lo poteva sapere che avrei dormito da lui.
E' stata una cosa casuale.
Non me lo sono portato il cambio.
Però mi sono lavata.
E, comunque, non credo si prenderanno la briga di annusare la biancheria.
E neppure di annusarmi.
Sono qui per salvarmi la vita, mica per fare il rendiconto degli odori della mia pelle.
Però è imbarazzante.
Cazzo, cazzo, cazzo.
Parlano tutti ma nessuno parla con me.
Parlano tra loro, si dicono cose, roba tecnica penso.
Vabbè ma dai, io sto bene, non sento nessun dolore.
Non riesco a dirvelo, ma sto bene.
Avessi solo immaginato avrei dormito a casa mia.
O avrei preso la metro.
La prossima volta lo faccio.
Soprattutto mi cambierò le mutande tutti i giorni.
Che non si sa mai.
Che c'è sempre una prossima volta finchè riesci a pensarlo.