Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

mercoledì 31 marzo 2010

Acido acida


Certe volte la vita è come un grosso livido.
Non sai come te lo sei procurato, ma è lì, con le sue sfumature, pronto a farsi carico di ogni colore possibile.
Colori tristi.
Passaggi di grigio che diventa nero che diventa marrone e sfuma in un giallo vomito.
Che dipende anche dalla dimensione.
Uno di quelli piccoli, magari non ti accorgi neppure di averlo.
Quello medio fa male per un po'.
Poi ci sono i lividi giganti, che se ci pensi bene sai anche come hai fatto a possederli ma il più delle volte fanno così male che cerchi di dimenticarne almeno l'origine.
E stanno li per un tempo indefinito giusto per ricordarti, tra il dolore e il colore, che hai subito e te li devi tenere.
Nella forma peggiore diventi livido tu stessa.
E non c'è cura, porca troia.
Ecco, stasera sono un livido di centosessantasette centimetri.

martedì 30 marzo 2010

Master and servant


Mi sono dilettata a leggere un forum di repubblica, nel quale veniva chiesto il motivo per il quale non si è andati a votare.
Giustificazioni, insulti, banalità, ma molti hanno espresso la loro opinione.
In Piemonte la scelta era tra Cota per la destra e Bresso per la sinistra (sic).
Ho letto il programma di entrambi.
In realtà quello di Cota era espresso in punti e risultava chiaro e lampante, quello della Bresso era in una brochure pdf che solo ad aprirlo ci mettevi un'ora.
Li ho letti per curiosità.
Mari di promesse che non troveranno riscontro.
Come sempre.
Qui ha vinto la destra.
Quella che nessuno vota mai ma che vince.
Molti gli astenuti che immagino fossero di entrambe le posizioni.
Mi stupisco che ci sia ancora gente che s'incazzi e creda ancora che il voto sia un aspetto democratico della nostra vita.
Io, da parte mia, ho smesso di credere alle favole.
Dovrei argomentare sulla rovina della mia vita professionale grazie alla sinistra che avevo orgogliosamente votato anni fa, ma non lo farò.
So solo che quando oltre al danno si subisce anche la beffa, qualcosa si rompe e in quel preciso istante ci si rende conto della propria inutilità.
La sinistra ha smesso di esistere.
La destra non può appartenermi.
Dovrei scegliere tra il meno peggio, sempre.
Il problema è che mi fanno tutti schifo in egual misura.

lunedì 29 marzo 2010

In the end


E' vero, sono passati molti anni, ma come sempre si stava meglio quando si stava peggio.
Che quando andavo a scuola io, la lezione, volente o nolente, la seguivi e il professore era attento alle dinamiche della classe.
E se ti beccavano mentre ti baciavi col moroso durante l'intervallo erano cazzi.
E anche appena fuori dalla scuola avevamo regole comportamentali.
Ora invece, durante la lezione il branco costringe una bambina a fare un pompino al compagno in presenza dell'insegnante, mentre gli altri gli oscurano la visuale.
Ora, l'insegnante è un emerito cazzone oppure è connivente, alle ragazzine bisogna insegnare che se cercano di mettertelo in bocca con la violenza devono mordere fino a staccarglielo.
Non dovrei, lo so, eppure tutto questo continua a lasciarmi basita e fomenta la mia preoccupazione nei confronti della quindicenne pargola che, fortunatamente, conosce il fatto suo e che non va mai in giro da sola.
Neppure a scuola.
E questo la dice lunga.

sabato 27 marzo 2010

Dream


Per anni non l'aveva più rivisto nei suoi sogni con i quali lo attirava a sè, consapevole del suo bisogno egoista.
Non lo lasciava andare, finchè non fu lui stesso a chiederglielo.
Sparì e lei capì che non l'avrebbe più rivisto.
Ma una notte, dopo anni di abbandono, lui riapparve.
Era felice.
Non le bastò.
Gli si avvicinò e cercò di costringerlo a risponderle.
Quell'unica domanda che non si era mai posta ma che evidentemente era rimasta inconsapevolmente sospesa.
"Ma tu, mi hai voluto un po' di bene?"
Lui sorrise ma non rispose.
Lei si avvicinò per baciarlo, come se quel bacio potesse racchiudere la verità di passate intenzioni.
Ma qualcosa impedì alle loro labbra di toccarsi…
I piani differenti sui quali ormai erano posti?
Forse è il segreto della morte, non avere più la capacità di sfiorarsi l’anima…

venerdì 26 marzo 2010

Going under


Che me lo chiedo spesso a cosa serva incazzarsi.
Non è che se t'incazzi cambiano le cose.
Anzi, spesso peggiorano.
La bile e la pressione di sicuro.
Forse serve per far pace con se stessi, come quando si litiga col fidanzato, una trombata ed è tutto a posto.
Ma come si fa a scopare se stessi?

mercoledì 24 marzo 2010

Voglio il tuo profumo


Amava l'odore che emanava dal suo corpo.
Stava giorni e giorni senza avvicinarsi all'acqua per farsi riempire le narici dagli effluvi del suo corpo.
Puzza per chiunque l'odorasse.
Meravigliosa esplorazione di sè per lei che poteva cogliere in mezzo a quel delirio di percezioni la sua vera essenza.
Dentro quell'esplosione di esalazioni diffuse, si riconosceva.
Era come se un alone, un campo di forza la circondasse e in quel momento riusciva a riconoscere la sua unicità.
Solo per lei, incondivisibile.
Il meglio di sè, a volte, si rivela nella parte peggiore di sè.

lunedì 22 marzo 2010

Just an illusion


La percezione delle parole viaggia dentro percorsi sinaptici dando a quelle stesse parole valori personali che non sempre si rivelano realtà.
Esse sono ingannevoli, racchiuse nel recinto della sensibilità legata al momento, del bisogno di trovare riscontri emozionali.
Per cui vi troviamo dentro, qualunque cosa abbiamo necessità di trovarvi.
Sono legate al bisogno.
La lusinga, l'offesa, l'ironia.
Strascichi in dissolvenza che martellano insistendo sull'approvvigionamento di sensazioni affinchè si possa soddisfare quella sete d'emozione.
Sono illusioni nelle quali è necessario perdersi per sentirsi ancora vivi.
Ma la vità, quella vera, è fatta di tutt'altro.

venerdì 19 marzo 2010

Stiamo come stiamo


Bene bene.
Tempo fa ho scoperto da un test che potrei essere potenzialmente omosessuale.
La cosa non mi ha sconvolta più di tanto.
Ovvero, in fondo non è che servano molti motivi in più di quanti già ne conosca, per apprezzare una donna.
E poi, alle lesbiche piaccio.
Ho avuto un paio di proposte niente male nella mia vita da parte delle suddette, che non mi sono sentita di accettare in quanto vivamente attratta dal sesso opposto, quello che dovrebbe avere le palle sul serio, per intenderci.
Riflettendoci, di motivi per i quali si potrebbe ovviare all'inconveniente, ce ne sarebbero:

Le donne raccolgono le tue lacrime e piangono con te.
Anche se parli loro di stronzate ti ascoltano con attenzione.
Sono dolci e sensibili.
Ti aiutano a tenere la casa pulita partecipando attivamente.
Sanno cucinare.
Amano i bambini.
Sanno amare senza paura.

Ora si pone un problema: io sono tutto fuorchè quanto ho descritto.
Per cui sono un uomo nel corpo di una donna.
Per cui se stessi con una donna sarebbe comunque un rapporto nel quale io verrei qualificata come insensibile e fancazzista.
Allora tanto vale che resti dove sono e che continui sulla strada dell'etero.
Almeno so già dove andare a parare!

mercoledì 17 marzo 2010

Shut up and drive


Che anche il mondo delle mailsssss è ben strano.
Acchiappano gli indirizzi non si sa da chi e da dove e ti vomitano tutta una serie di cagate di cui non te ne può fregare di meno.
Quando c'è posta per me, sono sempre allegra, mi piace ricevere un pensiero.
Ma da qualcuno.
Per cui, quando mi arriva una letterina nella quale mi si chiede se voglio investire a Cannes, è lecito che io mi domandi:
ma se investo sotto casa va bene uguale o i punti pedone in francia valgono di più?

(ma vaffanculo, va)

lunedì 15 marzo 2010

Love in itself


C'ho il cuore piccolo, un cuore bambino che rigurgita rivoli di sangue dalla sua piccola valvola.
Il medico c'ha messo un po' a trovarlo, gli ho confessato che a volte faccio fatica anch'io.
Lo guardavo pulsare sul monitor, affascinata dal suono capace di produrre.
Quel battito che mi da vita.
Il mio piccolo cuore.
Mi ha fatto tenerezza, come se fosse una cosa che non mi appartenesse.
La sua indipendenza, la sua capacità di sopravvivere alle storture dei pensieri.
L'avevo sottovalutato.
Il mio piccolo, grande cuore.

mercoledì 10 marzo 2010

Quello che le donne non dicono

Io capisco che certe donne vogliano sposarsi a tutti i costi.
E capisco pure che l'amore sia cieco.
Quello che non capisco è come si possa decidere arbitrariamente di sposare un mostro.
E non uno brutto, ma uno che ha massacrato ripetutamente delle donne colpevoli solo di averlo trovato lungo il loro percorso.
E non solo.
Non capisco come una donna con una certa cultura, possa rincoglionire e negare l'evidenza dei fatti al punto da rilasciare dichiarazioni aberranti.
Dimostrare l'innocenza di un uomo che si è sempre dichiarato colpevole, condannato a due ergastoli.
Vuole soffocare una verità storica incontrovertibile.
Offende la comune intelligenza e la memoria delle povere vittime.
Certe donne mi fanno vergognare di appartenere alla categoria.

"Donatella Papi: "Sposo Izzo per dimostrare la sua innocenza"
Fonte Corriere della Sera


lunedì 8 marzo 2010

Smoke on the water


Si lavò e usò la stessa asciugamano per il culo, i piedi e la faccia.
Con le forbicine si scaccolò le unghie dei piedi e ritagliò in accurati semicerchi quelle delle mani.
Prese lo smalto e rattoppò il collant affinchè la smagliatura restasse relegata tra i suoi confini.
Si mise un bel paio di mutande che non si sa mai, avesse dovuto avere un incidente sarebbe stato carino presentarsi con un intimo non troppo distrutto che tanto quello che hai sopra te lo tagliano sempre ed ha poca importanza.
Mise tre strati di fondotinta a coprire le rughe e dedusse che era un po' come usare lo stucco per chiudere le crepe sui muri.
Stendere e ripassare, scartavetrare finchè non diventa liscio.
Così voleva la sua faccia, liscia e scartavetrata.
Voleva beffare gli anni e lasciar fare all'apparenza.
Si lavorò fin quando guardandosi allo specchio, non si riconobbe.
Era pronta.
Scese le scale ed arrivò al bar sotto casa.
Prese il suo caffè quotidiano e in quel luogo, dove la sua giornata era iniziata, era anche finita.

mercoledì 3 marzo 2010

Voglio vederti danzare


Defraudava se stessa dal piacere.
Aveva perso l'incanto e la felicità tutti insieme.
Consapevole di esserne la causa e di provocarne l'effetto.
Aveva pena di sè, ma non lo dava a vedere.
Ipocritamente contratta nelle sue decisioni imprescindibili.
Le parole tradivano inconfutabilmente il pensiero.
Due anime dentro la stessa persona, che avvizziva senza compatirsi.
Compiacendosi di quella testardaggine.
Aveva necessità di ritrovarsi, di rendersi coerente di fermarsi e respirare, togliersi da quell'apnea che la stava soffocando inesorabilmente ma che con la stessa tenacia sbrecciava.
Muro contro muro.
Cominciò a girare su se stessa, come un derviscio cercò in quella girandola il disequilibrio.
Danzò con la sua ombra senza ritrovarsi.
Quando decise di fermarsi capì di non essersi mai mossa.
Costante e fiera.
Intanto un rivolo d'amarezza scendeva lento tra i contorni di una lacrima.

venerdì 26 febbraio 2010

Heaven Knows I'm Miserable Now


La casualità dei gesti, delle cose, degli spazi.
Non so più se sia davvero così.
Clicco su blog successivo e successivo e successivo.

Mi annoio e cerco qualcosa da leggere, un inedito.
E mi ritrovo su blogssssssssss che parlano di dio.
Proseliti di qualcuno che neppure c'è, evitare il confronto a tutti i costi.

Con chi parli?

Con dio?

Ma che cazzo stai dicendo?
Al massimo parli da sola non puoi parlare con qualcuno che non ti risponderà mai e non perchè adesso c'ha lo scazzo cosmico e non ha voglia di risponderti.

non-lo-farà-mai.

E me lo chiedo perchè ancora ci credano in tanti.
Seppellire sussurri nel nulla.

E me ne vado ancora più incazzata a macinare sogni nei quali, a volte, trovo le risposte.
Che sia lì dio?

mercoledì 24 febbraio 2010

Questione di feeling



Sono troppo realista per pensare che le poesie affermino realtà oggettive.
Servono a darci l'illusione che qualcosa di perfetto esista.
Quando apri gli occhi, ti accorgi che non è così.
E ti rendi conto che l'unica poesia per te stesso, sei tu.

martedì 23 febbraio 2010

L'importante è finire


Il loro primo tentativo fallì miseramente.
Prima ancora di spogliarsi lui era venuto nei pantaloni.
Lei pensò teneramente che troppo grande era stata l'eccitazione e in quell'occasione un'eiaculazione più che precoce, poteva essere tollerata e perdonata.
La seconda volta fu diverso.
Venne nelle mutande.

Lei cominciò a pensare che non fosse più così lusingata da tanta passione, ma si addormentarono abbracciati.

La terza, quasi sul punto di penetrarla, non riuscì a trattenersi.

Lei si addormentò incazzata come un puma.

La quarta lei si fece trombare da un altro.

sabato 20 febbraio 2010

I should have known better

Credeva di conoscersi e conoscere il mondo, quel mondo che si presentava davanti ai suoi occhi senza più colori.
Pensava che vivere tra sfumature di bianco e nero togliesse l'essenza ai particolari e sapeva che non mentiva anche se prenderne atto dava luogo ad una sensazione di freddo irreale.
Coscienza dell'incoscienza.

Cercava di uccidersi fumando una sigaretta dietro l'altra.

Forse morire sarebbe stato il minore dei mali.

Sarebbe piombato davvero in quel nulla che aveva intorno.

Quale differenza avrebbe potuto fare?

La diffidenza, l'apatia, l'indifferenza.

Sistematicamente abulico.

Cercò di ritrovarsi e riconoscersi nel buio di un arcobaleno in dissolvenza.

Precipitò senza cadere, senza aggrapparsi, senza futuro.

E' più difficile fuggire dal nulla che dal tumulto di mille cose.

mercoledì 17 febbraio 2010

Slave to love


Un giorno mi dissero "tu ami solo se ti dicono che sarà per sempre"
Non era vero, non cercavo l'assoluto, avevo solo bisogno di avere la sicurezza di non sprecare parti del mio cuore.

Poi soffri e ti trinceri dietro la corazza che indurisce e giuri che non amerai mai più.
Quando smetti di cercare e scopri di star bene con te stesso, trovi che gli altri stanno bene con te.
Infine getti i tuoi occhi negli occhi di qualcuno e ti ci perdi, come il sasso in un lago, concentricamente, fino al vortice laggiù, in basso.
E vivi l'amore, giorno per giorno senza chiederti cosa sarà, perchè ti interessa sapere che è.

lunedì 15 febbraio 2010

The crying game


Ora, non so tu, ma c'è una cosa della quale proprio non mi capacito.
Le macchinette nei bar e i loro giocatori.
Che ogni volta in cui vado a comprare le sigarette c'è la fila con le stesse medesime persone che vanno a botte da 10 euro ad ogni cambio di moneta.
In fondo mi potrai dire, tu fumi e io gioco ed è vero, ognuno con i soldi ci fa quello che vuole, ma io le sigarette le compro dopo aver pagato affitto, luce, gas, telefono, varie, eventuali e collaterali.
Perchè so di gente che si spende lo stipendio vicino a quelle cose.
Che poi non si capisce quando trovino il tempo per lavorare.
E se proprio devi perchè c'hai il vizio irrinunciabile, vai a Saint Vincent che è a 2 passi e giocateli alla roulette che mi pare inciti l'adrenalina in modo esponenziale alla possibilità di vincere che non rincoglionirti vicino a video poker dove non ci devi neppure mettere del tuo, a parte i soldi.
E se invece ne hai talmente tanti che ti va di buttarli, mi offro volontaria a cambiarti i gettoni per non farti allontanare dal tuo giochino preferito.
Non dubito che non ti accorgerai che sopra, ci avrò fatto la cresta.

domenica 14 febbraio 2010

7 days


Sono una persona umile, non ho mai pensato in vita mia di essere più importante degli altri.
Ed ho rispetto.
Per tutti, indistintamente.
Nonostante la mia diplomazia sia notoriamente inferiore a -10, so stare al mondo e so fin dove posso arrivare e quando.
E rimango stupefatta quando persone istruite, con un'ottima posizione sociale si rivelano essere superficiali e arroganti.
Il potere logora chi ce l'ha.
Ma sicuramente logora maggiormente chi non lo possiede e deve subire piccole martellate come sfregi sul cuore.
Perchè loro non lo sanno, ma fanno male per davvero.

giovedì 11 febbraio 2010

Una settimana, un giorno


Andò a prenderlo alla stazione piena d'emozione per quell'incontro che sarebbe avvenuto dopo un tempo incalcolabile.
Aveva addosso un tubino nero lungo fino alle caviglie, leggermente retrò e un maglione bianco e morbido, ma ciò che dava alla figura una carica sensuale spontanea, era il cappotto grigio e stretto sui fianchi e gli stivali coordinati dal tacco vertiginoso.
Arrivarono in albergo e dopo pochi attimi lei si era liberata di tutti gli strati di quegli abiti ingombranti lasciando come unico addobbo al suo corpo, un elegante body di seta.
Fecero l'amore con dolcezza, scherzarono e risero, decisero che nome avrebbero dato ai loro futuri bambini e sotto la doccia si mescolarono nuovamente uno nell'altra con quella rabbia che spesso precede l'abbandono.
Parlarono ancora fitti e densi, tacquero lasciando ad occhi ed espressioni il compito di stabilire tutto il contatto possibile, quello che non ha bisogno di parole nuove.
Piansero quando lui ripartì lasciandosi addosso infinite promesse e baci, istanti d'amore a racchiuderne l'essenza.

L'unica cosa che ancora conserva è una lettera che le scrisse dopo poco, per dirle addio.
Nulla di più e nulla di meno.
L'unica inaspettata, l'unica che non ammetteva repliche, l'unica capace di annientare il profumo dell'illusione e di qualsiasi futuro possibile.

sabato 6 febbraio 2010

Saturday night fever


Era una notte di luna piena.
Più precisamente era un sabato notte di luna piena dell'anno 2064.
Druidi e Droidi decisero di ritrovarsi in un sabba.

Che sebbene non ci fossero streghe e stregoni, il maleficio andava fatto.
Quindi, quel sabato notte Druidi e Droidi avrebbero deciso insieme il destino già misero, ahimè, degli umani.
I Druidi misero a disposizione i loro antichi segreti i Droidi la loro tecnologia.
Avevano atteso a lungo nella speranza che le cose prendessero una piega giusta.

Ma le loro speranze vennero vanificate in ogni occasione.

Le guerre e la distruzione continuavano insistentemente.
Gli uomini non erano capaci di convivere in discreta armonia.

Ormai era un susseguirsi di atrocità inaudite.
Era diventato inaccettabile.
Così quella notte si confrontarono per capire se ci fosse ancora qualche possibilità.
I Druidi scossero mestamente il capo, i Droidi i circuiti.

Presero all'unanimità una decisione.
Diedero loro la peggiore punizione possibile.
Li avrebbero abbandonati al loro destino.

martedì 2 febbraio 2010

Disco inferno


Quando un'unione si spezza, coloro che vivevano facendo da contorno a quell'unione, sono obbligati a scegliere da che parte stare.
E non parlo solo di amori che finiscono.
Gli amici o presunti tali, necessariamente si schierano verso l'una o l'altra parte, per affetto, per conoscenza, per partito preso.
Sembra che non esista la possibilità di trovare un compromesso affinchè non si rinunci a nessuna delle due parti.
Immagino dipenda dal fatto che si creino delle situazioni d'imbarazzo, di licenze per poter affermare tutto il peggio della controparte.
Scelte insomma, discutibili o meno, eppure scelte.
Le preferisco di gran lunga all'ipocrisia, anche se effettivamente, ti accorgi dello schieramento solo attraverso il filtro dell'indifferenza, e dopo le prime domande che restano sospese per un tempo ragionevolmente calcolato, chiudi ogni contatto a tua volta.
Certo, un po' d'amaro per non aver avuto una spiegazione resta, anche se era così ovvia.
La tua autostima avrebbe voluto di più, per la consapevolezza delle tue convinzioni, non abbastanza adeguate evidentemente.
Ma te ne fai una ragione ed alimenti il fuoco della dimenticanza usando i "traditori" come accelerante per il più bello dei tuoi falò!

sabato 30 gennaio 2010

And she was


Me la ritrovo ovunque, come una zecca attaccata alla pelle.
Mi morde all'altezza della carotide facendo imbestialire la carogna e attirando condor famelici che mi devastano i resti.
Non posso muovermi mi perseguita con la sua presenza.
Ho provato a cancellarla con la gomma, con il detersivo, con la noncuranza, con lo shock emotivo.
Niente da fare, avvinta come l'edera tra i palazzi del regno, spugna tra le spore del mare.
Squalo tra gli squali.
Bella tra le belle.
Mostro insulso tra le rovine.
Attacca e sguarnisce, attacca e si appropria, attacca e si attacca.
E tu vai in dissolvenza forzata, più appare più scompari.
Non posso accettare la mia resa incondizionata, venderò cara le pelle rimasta attaccata all'osso duro del cranio e con le ultime forze, sferzerò il morso mortale, io vipera e tu principessa bruciata, avvolta nel domopack.

giovedì 28 gennaio 2010

Donne


Io adoro le donne.
Adoro la passione che mettono in ogni cosa che fanno, l'accondiscendenza nei confronti delle loro decisioni.
Le pose che assumono quando vogliono essere intriganti, le loro debolezze.
Sono belle imprescindibilmente.
Anche quelle che si sentono brutte e fuori posto e stanche e appassite.
Sono splendide perchè hanno la capacità di trasformarsi.
E le odio.
Odio quando fanno le isteriche, le gelose, le morbose, le gatte morte.
Quando si trasformano in qualcosa che non sono in piccoli tempi esistenziali, per qualcuno o qualcosa e mai per se stesse.
Sono un mondo nel mondo, un tempo nel tempo.
Un passo.
E non è importante che sia su un tacco 12 o rasoterra.