Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

sabato 7 febbraio 2009

MOSTRI TRAVESTITI DA PRETI (E DA POLITICI)


Pensavo che finalmente la vicenda fosse chiusa.
Speravo che finalmente una figlia e un padre, per vie differenti, riuscissero a trovare la propria pace.
Il vaticano esulta, il presidente del consiglio da del vecchio rincoglionito a quello della repubblica. Da che pulpito!
Intanto un padre vede spezzarsi ogni 3x2 la speranza di dare pace finalmente, al guscio che resta della sua povera figlia e ad anni di lotte combattute per difenderne la dignità.
Preti e politica contro l'opinione pubblica dei liberi pensatori.
Facile fare i gay col culo degli altri!
La difesa della vita dovrebbe avere un limite, quello che contraddistingue la vita stessa, intesa come libertà e possibilità di assaporare un tramonto, ridere, confrontarsi.
Può chiamarsi vita 16 anni di nulla?
Spero solo, se dovesse mai succedermi, di trovare qualcuno che mi ami al punto di evitarmi di diventare un caso sul quale speculare.
Questa soddisfazione a sta manica di buffoni, proprio non la vorrei dare!
Mai!

14 commenti:

  1. Manica di buffoni, approfittatori e ipocriti di merda! Fanculo!

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  2. Abbiamo superato il limite della decenza.
    E il caligola che nomina ministro le sue pompinare, vuol cambiare la costituzione.

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  3. E per le migliaia di vite perse (quelle si, veramente vere), negli incidenti sul lavoro, per droga, per freddo nelle strade di notte, per quelle vite vere e verissime, non ci sono decreti nè cartelli nè fiaccolate.

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  4. ,,a volte sto zitta...
    a volte mi rivolto dentro la mia tomba
    non ci vado leggera davanti a queste cose nè posso, mio malgrado, fare finta di non sapere, di non vedere. dove vivo?
    mi piacerebbe che la gente non confondesse mai il "problema" con la "strumentalizzazione di esso" ma l'opinione pubblica guarda dal di fuori, di un vetro , vede lampi che passano cogliendone solo la scia e di concreto non tocca nulla. il mio pane quotidiano spesso non è lievitato, non è condito neppure con sale. E' una miscela di farina e acqua. se sfama non so, ma so che a volte mi pesa come un'ostia sacra che non riconosco tale e mi soffoca tappandomi l'esofago come fosse solo mastice. un calco di me, delle mie interiora. le mie azioni su corpi sottendono un'azione invisibile sulla loro stessa anima ma io non so chi è che me ne ha dato "facoltà". le mie parole sono quasi sempre troppo forti e la mia "meraviglia" inesauribile davanti alla vita e alla morte. è granitica la mia certezza dell'impossibilità di una "legge" umana che ne regoli limiti e ritmi. non sorrido davanti alla banalità della liquidazione lapidaria con motti politici, religiosi, filosofici, etico-morali. mi è sconosciuta l'arbitrarietà che si trasforma in universalità. elargisco vita dalle mie mani. ho elargito morte. l'ho fatto e lo faccio giornalmente in una trincea assieme a tanti soldatini ignoti ai più. ignoti a quelli che stanno in alto di una piramide e ignoti a quelli che stanno alla base di essa. e passano senza guardarci. pretendendo da noi umanità senza darcene. senza riconoscercene, nelle azioni e nei sentimenti, nei convincimenti, e nei coinvolgimenti.
    l'ho fatto e lo faccio senza clamori e questo "stato" con le sue leggi forse mi applicherebbe in fronte una condanna.
    l'ho fatto e lo faccio senza chiedere agli uomini di cui non riconsoco l'autorità di interferire, una legge che mi tuteli. e senza chiedere ad un dio che non riconosco, una legge che tuteli la mia coscienza.
    l'ho fatto senza distinguere padre da amico da conoscente e da estraneo.
    l'ho fatto livellando la vita e la morte sul sottile evanescente piano.
    nell'ignoranza del facile parlare di chi non sa nulla davvero di quanto "costi" partecipare.
    io non voglio essere una macchina di morte.
    io non voglio essere una macchina di vita.
    non voglio una legge che dia a nessun altro che a me la facoltà di decidere oltre la mia morte cerebrale, non riconosco alcuna morte oltre quella. non riconosco alcuna legge umana o divina che stabilisca cosa sia a priori dignitoso per un essere umano, nella vita e meno che mai nella morte.
    sono certo nata soffrendo come credo tutti.
    non vorrei morire soffrendo come credo nessuno vorrebbe.
    non cedo a nessuno il diritto di stabile quando
    sarà la mia morte, il momento esatto nel quale poter dire che io sia morta e staccarmi la spina, togliermi acqua, fosse anche alla gola.
    vorrei poter scegliere, lucida, in quell'istante. poter chiedere aiuto nel mio suicidio assistito. non chiamerò mai eutanasia questa morte che sceglie per sè.
    Continuerò a fare quello che ho sempre fatto con la consapevolezza umana che nessuno può scegliere la morte per un altro ma a pochi è data nella vita la durissima esperienza di condividere la morte altrui. qualcosa che non arricchisce il mio petto di medaglia alcuna ma aggiunge al mio collo pesi insopportabili che ostacolano il mio volo ogni giorno di più mantenendomi fortemente aderente a questa terra dove per un magico o tragico caso vivo in piena consapevolezza delle diversità del vivere, guardare, sentire, morire.
    Potrei continuare a scrivere su questo tema e i correlati, come sai, all'infinito, con dolcezza, o con rabbia, con lucidità o con delirante passione, ma per ora, ed è perfino troppo, mi fermo qui.,,,
    (baci a pioggia) rita

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  5. è stato un errore non aver ancora pubblicato....le foto attuali di Eluana.....con una particolare zummata sulle piaghe da decubito.... chissà quanti di questi buonisti si volterebbero dall'altra parte.Paolo

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  6. ...il fatto è che potrebbe non averne affatto di piaghe da decubito e i buonisti o qualunquisti o cultori dello sproloquio potrebbero avere comunque da girarsi dall'altra parte perfino guardando senza vedere e parlando senza dire...

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  7. Eluana respira. E lo fa senza macchine. Chi chiede di staccare la spina si confonde, perché di spine, attaccate al suo corpo, non ce ne sono. Nel 2006 la Spagna dava la caccia a un assassino. È stato il caso di eutanasia più discusso nel Paese. Jorge Leon, paraplegico e nessuna possibilità di migliorare, aveva lanciato un appello per internet. Chiedeva l’intervento di una «mano amica e anonima che lo aiutasse a staccare la spina». Qualcuno si presentò. Il respiratore, senza la corrente, aveva smesso di sbuffare. Quel ritmo incessante e perpetuo era stato interrotto così. Staccando la corrente. Jorge si era spento insieme alla sua macchina, quella cosa metallica che ormai odiava. Nessun dubbio: fu un suicidio su commissione. C’era un morto e una mano assassina per spegnere la luce.
    Per Eluana è diverso. Lei non parla. Non sa. Pensi a lei e la immagini in una stanzetta con tanti fili attaccati ad altrettanti macchinari. Rumori di respiratori meccanici, flebo, schermi su cui visualizzare le funzioni vitali. Invece no. Il suo corpo è libero da tutto questo. Solo la notte un sondino naso-gastrico la alimenta e la idrata.
    Quando a Lecco le suore misericordine la portavano in giardino a fare una passeggiata non dovevano attrezzarsi di particolari precauzioni. Insomma, Eluana vive. Pochi mesi fa, ad ottobre, un’emorragia interna aveva tenuto tutti sul filo. Nelle sue condizioni il ciclo mestruale più abbondante del solito, aveva messo in allarme dottori e le infermiere. Il padre era corso subito in ospedale, al suo fianco il neurologo De Fanti. Davanti alle televisioni spiegava: «Per la prima volta siamo tutti d’accordo, medici e famiglia, aveva detto quasi sollevato Beppino. Abbiamo deciso di non intervenire in alcun modo». Nessun intervento esterno. Nessuna trasfusione. Nella notte la situazione era peggiorata. Poi l’annuncio di De Fanti: «L’emorragia interna, come era cominciata si è fermata. Eluana potrebbe riprendersi». Allora il cuore non si era arreso. Forte e testardo continuava a battere, sorprendendo tutti. Compreso i medici che la consideravano già irrecuperabile. «È viva. E questo lo dimostra». Gridava il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. «Mai come in questo momento si capisce che la donna è viva. È una persona che può stare male, stare meglio o stare peggio. Le persone in stato vegetativo sono disabili gravissime. Ma sempre persone»: Effettivamente quella volta Eluana, o se non lei, il suo corpo, aveva dimostrato tenacia e determinazione. Dopo quella crisi Eluana non è mai più stata male fino a ieri, quando hanno iniziato a diminuire la razione di acqua e cibo.
    Alessandra Vian è una delle pochissime persone che ha potuto vedere la donna. Lei che è entrata più volte nella cameretta di Lecco racconta: «Non c’è sofferenza fisica in lei, nessun respiratore a cui è collegata. Apre e chiude gli occhi, quando sente una voce o vede la luce, presenta un normale ritmo sonno-veglia. L’ultima volta che sono andata a trovarla le ho sentito, per esempio, un respiro molto affannoso, quando si parlava della sua morte e si tranquillizzava se le si rivolgeva con dolcezza e affetto. Io l’ho vista e capivo che ascoltava, che vuole vivere».
    Ieri pomeriggio Antonella Vian è partita insieme ad altri per andare a Udine. Resteranno davanti alla clinica a manifestare la loro rabbia, il loro dissenso. Protestano perché loro non credono alla storia che Eluana sia morta quel giorno di 17 anni fa.

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  8. Vorrei non sentirne più parlare. Vorrei ci fosse solo il silenzio ad accompagnare il dolore, anche se penso che il dolore si sia consumato in tutti gli anni perduti nella non-vita. Vorrei non ci fossero le crudeli strumentalizzazioni fatte apposta per distrarre l'attenzione del popolo da ben altri problemi. Vorrei l'utopia che ciascuno potesse decidere di se stesso liberamente e con dignità.
    titti

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  9. Ieri sul Corriere della Sera c’era una magnifica intervista a Enzo Jannacci, cantante e medico. Ateo dichiarato, Jannacci ha detto: «Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l’alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale... Se si trattasse di mio figlio, basterebbe un solo battito di ciglia a farmelo sentire vivo».

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  10. ...vorrei sentirne parlare sempre e ancora, anche fossero parole dell'ignoranza totale del problema, parole a casaccio, parole per riempirsi e vuotarsi la bocca con un vomito, parole stupide.Ma di più vorrei che tutti gli individui che oggi si sentono così capaci di dire è viva, è morta, cos'è vita, cos'è morte, potessero vedere e toccare, se non con mano almeno con la punta delle dita e per un attimo solo e non giorni e giorni, una realtà che è troppo facile ignorare infilando la testa sotto la sabbia.
    Vorrei che chi è così capace di dire cos'è sofferenza e cosa non lo è possa trovarsi per un attimo soltanto dentro l'incubo di un locked in...ed oltre, ed un attimo dopo essere dall'altra parte, dalla parte di chi è "libero". Mi piacerebbe che la morte di nessuno fosse mai un fatto pubblico scalfito da opinioni di estranei ma fosse un fatto privato che si consumi in stretta vicinanza degli affetti più prossimi capaci di non delegarne ad estranei la gestione sotto alcun punto di vista. Non chiederò mai leggi umane che regolino come e quando debba svolgersi una morte, nè per condanna nè per pietà o supposta ricerca di dignità. Non riconosco alcuna morte che la morte cerebrale così come la scienza attuale riconosce, pur sapendo che molti ed autorevoli scienziati non riconoscono neppure quella, ed in questi pensieri e convincimenti mi dibatto e mi arrovello tutti i giorni per mestiere, tornando sempre al medesimo punto che distingue tra eutanasia, suicidio assistito, omicidio di consenziente, accanimento terapeutico. Vomito su tutte le strumentalizzazioni della morte, a qualsivoglia livello esse si compiano.
    (notte bella, Amore)

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  11. Enzo Jannacci scrisse anche una canzone bellisima " se me lo dicevi prima" e diceva più o meno così:
    "Ti sei sentito solo ..
    In mezzo a tanta gente
    Sì ma guarda che di te e degli altri
    A questa gente
    Non gliene frega niente
    E allora sarà ancora bello
    Quando tace il water
    E sarà anche più bello..
    Quando scopri il trucco..
    E allora sarà bello..
    Quando tace il water..
    Quando spegni il boiler..
    Quando guardi il tunnel..
    Quando, quando senti il sole."

    Penso a Peppino ...e anche a tutti i mostri travestiti da preti...che sanno sopportare la sofferenza degli altri...e poi si cagano addosso se il termometro segna 37,2.(Paolo)

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  12. e vengono da me in cerca di assoluzione, ma io non gliela do, e no che non gliela do...eh eh eh

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  13. più che "Paolo 37,2"
    pensavo che sarebbe meglio:
    "ezechiele 25:17", di pulpfiction.

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