Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

giovedì 28 marzo 2013

Si tu estuvieras

Prendendo spunto da un post di un uomo in cammino, ho cominciato a riflettere sulla figura della donna romantica.
Lasciando perdere le ragazzine che hanno tutto il diritto di credere all'amore eterno e al principe azzurro, quando sei abbastanza matura e hai vissuto le situazioni problematiche legate all'amore e le sue sfaccettature, se un po' di sano cinismo e realismo è entrato in te, comincerai a vedere le cose in maniera diversa.
E ti adeguerai alla condizione accettando quello che ti viene proposto se ti aggrada.
Poi, ci sono quelle che bluffano.
Ti fanno lo spiegone sul rapporto che vorrebbero, mettono le mani avanti e ti fanno capire che non si accontenteranno, prima ancora di sapere cosa o quale offerta stiano vagliando.
Ed è più facile che si cimentino in acrobazie di conquista proprio quando si sentiranno dire dall'altra parte, che oltre ad una sana ginnastica da letto, non ci sarà null'altro.
Perchè le conquiste impossibili, sono cariche di aspettative represse.
Loro pensano che saranno in grado di farti innamorare, ti si appiccicheranno addosso come un lenzuolo sudaticcio, saranno colme di attenzioni.
Dimentiche che dall'altra parte c'è un uomo e il suo pensiero semplice che se ti dice che vorrebbe solo trombare, e te lo dice a chiare lettere, nulla potrai per ottenere altro.
Ella soffrirà delle pene autoinflitte, additando egli come unico responsabile del suo dolore, accusandolo di averla sedotta e abbandonata, cosa peraltro chiara dall'inizio.
Perchè la donna romantica incazzata, delega sempre all'altro l'umiliazione della sconfitta.
E colleziona amori tutti uguali che crede di aver vissuto.
Tutti finiti nello stesso modo.




lunedì 25 marzo 2013

Libertango

Anni fa, quando mi proposero di andare in un locale di musica latinoamericana, accettai per amore di un'amica ma arrivai piuttosto prevenuta e schifata, primo perchè quel genere mi faceva assolutamente cagare, secondo perchè sapevo essere un ricettacolo di tamarri vestiti a festa.
Non che avessi sbagliato.
In questi locali, a prescindere dal fisico che ti porti appresso, c'è la messa in piazza delle tette e dei culi, delle minigonne ascellari, dello stivale più trash, delle magliette aderenti per gli uomini che non devono chiedere mai.
Oddio, ci sono pure figoni cubani e gnocche seminude che possono permetterselo.
Ciononostante,  qualcosa riuscì ad intrigarmi e feci di quel mondo il mio universo per almeno un decennio.
Vero è che dal momento che mi presentavo col lupetto e la scarpa da ginnastica, le probabilità di ballare erano inferiori a qualunque peggiore percentuale immaginabile, ma insistendo con la mia presenza, trovai un giro di amicizie che mi permisero di evitare di far parte della tappezzeria.
Per non farmi mancare nulla, provai anche le prime otto lezioni gratuite di tango argentino.
Volevo vedere l'altro mondo del ballo, quello raffinato, quello da brivido e passione.
C'erano diverse cose che mi allontanarono prima ancora di capire se potesse davvero piacermi: le gonne, praticamente obbligatorie, il tacco, la sofferenza che avvertivo nella musica.
Era un periodo in cui non avevo bisogno di dolore, non desideravo immergermi dentro quel mare di sentimentalismo.
Insomma, rinunciai.
Ho un paio di amici tangheri che per anni mi hanno ripetuto che mi avrebbero vista bene in quella disciplina.
Ma ben si sa,  non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Che a pensarci oggi, avrei dovuto almeno provarci con un po' più di convinzione.
Magari insistendo, mi avrebbero accettata anche con le scarpe da ginnastica.
Anche se ne dubito.



sabato 23 marzo 2013

L'essenziale

Mi è stato domandato di recensire questo sito .
Ovvio che colui che mi ha fatto questa richiesta, non sia a conoscenza che io stia alle recensioni come il sale sta al caffè, ma la gentilezza e il modo con la quale è stata fatta, mi porta a compiere quantomeno un tentativo.
Il sito si propone di suggerire classifiche, liste, autori e cantanti.
Un grande archivio che si presenta in maniera sobria, nel quale si possono trovare notizie, testi, video.
Di facile scorrimento, raccoglie canzoni  e classifiche di moltissimi artisti.
L'unico limite, potrebbe essere il fatto che vengano trattate esclusivamente canzoni d'amore.
Ma visto che il romanticismo e il sentimento stanno tornando in auge, chissà, magari è davvero la scelta giusta.

oppure qui





mercoledì 20 marzo 2013

Losing my religion

Più che persa, credo di non averla mai avuta una religione che mi rappresentasse.
Che è più o meno come la politica, o come tifare per una squadra di calcio, ti schieri inizialmente sulla fiducia o per generazione e poi, fondamentalmente, resti là o cambi o ti adegui.
Parto dal presupposto, che ognuno debba godere della massima libertà per scegliere su quale disciplina religiosa accanirsi e rispetto la decisione di ognuno.
In egual misura vorrei fosse rispettata la mia di scegliere di non credere o, quantomeno, mi farebbe piacere confrontarmi con chi la pensa in maniera diversa dalla mia, ed eventualmente trovare un compromesso.
Eventualmente, appunto.
Non mi piace l'invadenza  dei testimoni di Geova che farebbero carte false per convertirti, non mi piacciono gli estremisti e le faide, non mi piace che s'invadano inopportunamente le altrui libertà.
Io credo nella virtù e la potenza del sé, nella capacità di pensiero che sia esso razionale oppure folle e credo che si evinca in ogni modo possibile.
Quindi, prima di parlare di Gesù e della sua potenza immaginifica in questo contesto,  cerchiamo di capire se è il tempo e il luogo.
Perchè poi mi sale l'incazzo e non so neppure con chi devo prendermela.
"Se una persona ha un amico immaginario è un pazzo e se tante persone hanno lo stesso amico immaginario, è religione".
Ecco, io ne ho uno e si chiama Mononeurone.
Fatevi due conti.



mercoledì 13 marzo 2013

Le cose che abbiamo in comune

Strana Mente, signorina di bell'aspetto dal carattere deciso, una mattina si svegliò e si accorse di avere un cazzo infilato nelle mutande.
Invece di scardinare le sue certezze, accettò quella novità come un dono, come la possibilità di dare una risposta alla domanda che da tempo era sospesa nel suo immaginario, ovvero se davvero sarebbe bastato quel valore aggiunto per essere un uomo.
Si chiese cosa avrebbe potuto fare che prima non avrebbe fatto, a parte l'ovvietà di poter introdursi in un pertugio o avere un'erezione.
Stette diverso tempo a cercare una risposta.
Dov'era la forza nascosta in quel pezzo di carne in più che permetteva agli uomini di detenere un potere che nulla aveva a che fare con la capacità?
Dove si nascondeva il principio secondo il quale l'uomo doveva stare al di sopra di ogni cosa?
Perchè  una donna forte e decisa si sentiva spesso dire di avere le palle?
Ora che le aveva davvero non si sentiva diversa da prima e più ci pensava più la consapevolezza che il potere facesse parte di una cultura inversa si faceva strada.
Quel dono era inutile.
Tutto era inutile finchè le cose non fossero cambiate.
Finchè ci sarebbero stati gli uomini e le donne.
Ogni cosa sarebbe andata a posto solo quando tutti fossero diventati persone.


domenica 10 marzo 2013

Dancing with the moonlight knight

Stasera ho provato a cercarla.
L'idea della vita, quella che t'inventi una cosa e diventa LA cosa, il guizzo geniale che ti proietta tra gli eletti.
Non serve scervellarsi, perchè di solito la genialata sta nell'ultima cazzata a cui pensi.
Ma non la noti.
E' questo il quid, non vedere l'ovvio, non credere che potrebbe essere la chiave di volta.
Mi sono domandata cosa saprei fare, quali sono le mie capacità oggettive.
Non so cantare, cioè so cantare ma sono stonata, quindi non posso essere l'ideatrice del nuovo gam gam style che in realtà apre di per sé una nuova domanda, ovvero se sia più folle colui che l'ha inventato o tutti coloro che l'hanno reso un fenomeno mondiale andando ad arricchire le tasche di quello che prima di allora era un perfetto sconosciuto del panorama musicale.
Ammesso che si possa parlare di musica, ma tant'è.
La mia manualità è direttamente proporzionale alla pazienza certosina che ho per certe fatture, ovvero meno 11.750, il che non fa di me una futura creatrice di bigiotteria stravagante o la novella Coco Chanel.
In effetti non sono brava a fare nulla che non sappiano fare un milione di altre persone.
Mi rendo conto di non avere una sola qualità che mi  permetta di distinguermi.
Ordinaria, sono assolutamente ordinaria.
Non lascerò il mio segno neppure in un piccolo pezzo di storia di questo secolo.
Neppure uno straccio di ricordo.
Allora devo trovare quell'idea, perchè pensare di aver vissuto esclusivamente per un casuale incontro di uno spermatozoo con un ovulo, mi fa girare il cazzo a mille.





domenica 3 marzo 2013

Rose rosse

A prescindere dal cinismo che spesso mi contraddistingue, sono stata una diciannovenne anche io, piena di speranze e sogni, piena d'innamoramenti e palpitanti emozioni d'amore.
Ma mai, neppure negli anni a venire, ho pensato di perdere la mia vita per un perduto amore.
A diciannove anni, poi, quando ancora sei padrone del mondo, quando ancora è tutto da compiere, quando devi conoscere gente e costruirti il futuro, meno che mai.
Tutti abbiamo sofferto per un amore finito, ma d'amore, per lui stesso intendo, non è mai morto nessuno
Ognuno di noi ha vissuto le sue delusioni, ha avuto il cuore infranto, almeno fino all'amore successivo.
Tutti, almeno una volta, abbiamo pensato di non poter più vivere senza quell'altra persona che rappresentava tutto il nostro universo.
Eppure ne abbiamo costruito un altro, siamo andati avanti, abbiamo relegato quel dolore in un cantuccio.
Nel tempo, capita che si dimentichi del tutto.
E pensare a un ragazzo così giovane, che si lancia a mille all'ora con la macchina contro un muro e muore per amore, mi fa incazzare, mi fa pensare a quanto sia stato stolto ed infantile.
Ci sono ragioni molto più serie per pensare di voler morire.
E l'amore non fa parte di queste.

venerdì 1 marzo 2013

Absolute beginners

Fino ad una ventina d'anni fa, i social erano gli incontri con gli amici.
Se uscivi e dovevi comunicare qualcosa d'urgente, dovevi cercarti una cabina telefonica e nel tempo in cui inserivi le 200 lire o il gettone, ti fottevano l'autoradio estraibile dalla macchina.
Ora siamo tutti "amici" di tutti, senza neppure uscire di casa, comunichiamo ogni minchiata con i nostri smartphone che ci fanno pure il caffè e le autoradio hanno le vetture costruite intorno a loro.
Possiamo fregiarci di essere amici di personaggi famosi che raccontano la rava e la fava nel loro profilo faccialibro e che, ovviamente, non hanno la più pallida idea di chi siamo.
Il confronto, quello animoso, bello, quello che ti porta ad alzare la voce, è diventato un tweet.
Un cinguettio senza passione.
Tutto piuttosto asettico, distaccato, indolente.
Tutto finto.
Che non è che avere 1000 amici su un social ci renda meno soli.
E neppure sapere ogni bubù di tizio o di caio, fa di noi gli amici che vorremmo.
Siamo ormai al punto che se la connessione internet rimanesse bloccata nell'intero mondo mondiale, il nostro "Notturno" prenderebbe forma.
E, chissà, dopo la pazzia, forse, torneremmo a cercarci con le mani e gli sguardi e tutte le parole che abbiamo perduto.