Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

sabato 30 maggio 2009

Cartavetro

"Non mi baciare...mi stai irritando tutta la faccia..."
"Hai ragione; è da qualche giorno che non mi rado!"
Si alzò e si diresse verso il bagno.
Mise la schiuma sul viso.
Si guardò allo specchio e vide una faccia che non gli apparteneva.
Prese il rasoio e cominciò a togliere il primo strato di pelle, poi il secondo e così via.
Dalle ferite colava schiuma di rasature già fatte, di vite già vissute e di ricordi passati, che continuavano a susseguirsi una dopo l'altra e si andavano a disperdere nello scarico del lavandino.
Una faccia e un'altra e un'altra ancora , nella frenetica ricerca del volto che ricordava essere il suo.
Fino a quando non si riconobbe.
Tirò un sospiro e tornò da lei.
"Chi sei?"
"Non mi riconosci? Sono io."
"Abbiamo mai scopato io e te?"
"Non so, ma se vuoi possiamo rimediare"
"Non saprei. Magari ci penso."
"Si, magari ci pensiamo"

(un ringraziamento ad affaire_de_coeur per avermi permesso l'utilizzo di questa foto)

venerdì 29 maggio 2009

Oggi sono un po' nevrotica


Oggi mi sento simpatica come una tanica di benzina nei pressi di un fuoco fatuo!!!

giovedì 28 maggio 2009

Oraillegale


Oraillegale morde sul collo la sua prossima vittima.
Gli piace essere controcorrente, contropensante, e fare da contraltare alle banalità a cui è sottoposto.
Sorride, sorride e si diverte quando trova chi perde la testa, chi cerca in soffitta la speranza o l'illusione o in cantina il morale.
Oraillegale è saggio, sa quello che dice quando lo dice.
Non ha dovuto impararlo, già lo sapeva.
Le parole gli vengono così, naturali e precise.
Incontrovertibili.
E lo diverte osservare i suoi interlocutori precipitare dal gioco degli specchi, sentire le unghie infilarsi in ipotetiche fessure salvifiche.
Guarda, col sopracciglio sinistro leggermente sollevato, la pochezza dei mezzi altrui.
Non ne gode, si limita a prendere consapevolezza dei limiti della natura umana.
Lo sa, la conosce.
Eppure non smette mai di stupirsi.

mercoledì 27 maggio 2009

Sottoboschi e un po' più in là

"ehilà Formi, come procede l'acquisizione di materiale atto alla nutrizione per l'inverno che ha da venire?"
"minchia Bruc! Ma come parli? A te è bastato prendere un cazzo di diploma da geometra per farti schizzare fuori il cervello!"
"eheheh, dopo aver compiuto tanti sacrifici ho ben donde di dimostrare tutto il mio sapere... ti piace la mia cravatta?"
"Quale cravatta? Aspetta! Ma è verde! Ma come pretendi che si veda una cosa verde su un corpo verde? E' proprio vero...un diploma, un perchè!"
"Allora vi volete togliere dai coglioni che devo passare?"
"Wèèè Joe Sterco, sempre in giro con le tue palle di merda...ma non ti sei ancora stufato?"
"Stufato di che? Io con le palle di merda ci campo, che ti credi? E poi se ne trovano sempre in abbondanza. Posso quasi definirmi un borghese per quanto sono ricco di beni di prima seconda e terza necessità! Con una palla di merda vi sollevo il mondo. E ora se vi togliete posso andare a casa"
"Ma giraci intorno no?"

"No no, io vado dritto come un treno. Se non vi togliete vi passo sopra"
"Che palle Sterk! Proprio perchè non voglio essere riempita di merda. Ooooh avete visto quell'antipatica di Farfi?"
"Porca miseria Formi, la conosci da 5 minuti e già ti sta sul cazzo?"
"Ma l'hai vista quant'è fanatica? Tutta variopinta con quell'aria un po' ingenuotta, frivola e lentigginosa. Una sciocchina volteggiante e vanitosa E tu, Bruc smettila di guardarla rapito!"
"Sarai mica gelosa dal momento che lei è graziosa e tu ...un po' meno?"
"Io gelosa? Io mi faccio un mazzo così e quella tutto quello che ha da fare è svolazzare qui e la."
"Vabbè, visto che non vi togliete e mi sono stufato di aspettare, v'investo"
"Tranqui, Sterk, ci togliamo"
"Si, anch'io ho da finire delle cose altrove"


Pensiero di Brucogeometra: "quanto vorrei che Farfi mi notasse..."
Pensiero di Formichina: "Se fossi come Farfi sarei libera e bella..."
Pensiero di Farfallina: "Che bella la vita"
Pensiero di JoeStercorario: "Che vita di merda!"

martedì 26 maggio 2009

Immedesim.azioni



Se fossi una farfalla vivrei un solo giorno volando, appoggiandomi lieve sulle foglie, senza accorgermi della mia breve esistenza, facendomi osservare perché bellissima, seppur ordinaria.
Chissà se soffrirei il freddo o il caldo, se durante il mio breve percorso sarei costretta a sudare.
Un cucciolo di baco evoluto.
Chissà se sarei costretta a pensare e farmi domande, forse mi limiterei a percorrere i miei spazi, sperando che le dita di nessuno potessero stringere le mie ali e impedirmi nuovi voli.
Nella mia unica giornata di vita forse non sarei costretta ad adoperarmi per cercare cibo o acqua, volerei, tutto il mio giorno, per tutta la mia esistenza.
Non conoscerei amore o odio…
abulica e indifferente...
Non dovrei insegnare niente, non dovrei imparare niente se non a spiegare le ali e librarmi nell’aria zigzagando i percorsi scelti dal caso.
Fiera e intensa, straordinaria e unica.
Morirei fecondando la terra, e rinascerei acino d’uva.

lunedì 25 maggio 2009

Figli di un dio minore

Ogn(i)uno, era figlio di un dio minore.
Suo fratello Ognuno, era sempre più bistrattato e deriso e finì con l'essere abbandonato.
Nei posti di tendenza, nelle bocche dei più, era Ogn(i)uno ad avere la meglio, ad avere il posto d'onore.
Esibito come un trofeo, nominato in qualsiasi occasione.
Troppo, in certi casi.
Nonostante questo clamoroso successo, non capiva come mai non venisse apprezzato tra gli intellettuali, tra gli scrittori, tra gli amanti della grammatica.
Immaginava che da qualche parte, nascosto nei sobborghi, doveva esserci un correttore di bozze a mettergli, probabilmente, il bastone tra le ruote.
Tentò di avvilupparsi ad un vocabolario e disarcionare Ognuno anche da lì.
Invano.
Avrebbe voluto il predominio letterario.
Dovette accontentarsi della moltitudine.

sabato 23 maggio 2009

Occhio non vede...


"Ehi Menotre, ci sei?"
"Ciao Menotresettantacinque. Sono qui"
"Che si dice nel tuo emisfero?"
"Nessuna novità. Ho sentito qualche lamentela circa dolori sparsi nella parte delle scapole, ma non riesco a vedere nulla. E da te che si dice?"
"Niente di che. E' un periodo che il capo usa questa strana forma di saluto chiudendomi. Volevo chiederti se hai visto cose strane a me negate"
"Ma no, nulla di cui valga la pena parlare"
"Ehi, ma tu l'hai sentito quello che ha detto che ci legge dentro?"
"Si si, ma dimmi tu avevi scritto qualcosa?"
"Io no! Tant'è che mi è venuto naturale spalancarmi e mostrarmi sorpreso."
"Certo che non sanno proprio più cosa inventarsi! Com'è andata con atropina durante l'ultimo incontro?"
"Guarda, io quella proprio non la reggo. Chissà che cerca nel fondo del profondo di me. Meno male che sono sempre incontri rapidi e fugaci. Vabbè ora tiro giù la palpebra e dormo"
"Ecco, questa cosa che dobbiamo sempre chiuderci insieme mica la comprendo. Meno male che sono estremamente adattabile. Allora dormi bene. Ci vediamo domani"

venerdì 22 maggio 2009

Vite passate


Ricordo quando sono stata incognita e tu un giovane insegnante di matematica arrivato da un paesino del sud.
Iupsilon mi chiamavi ed eri solito antepormi ics, sempre lei per prima, rendendomi pazza di gelosia.
Eri così bravo a parlare di me, elevandomi a potenze eccelse ogni volta, dandomi un ruolo sempre di prim'ordine.
Aspettavo in silenzio una tua parola, sapevo che da quell'anno in poi, sarei stata una presenza costante.
Volevi che mi amassero come tu sapevi amarmi e raccontavi di me con tale entusiasmo da rendermi quasi palpabile.
La tua variabile sospesa.
Nascevo con un segno bianco di gesso o di biro, mi dipingevi con un riccio in fondo, un vezzo per sottolineare quanto ti piacesse lasciare traccia di me.
Ma io dovevo andare e far parte di chiunque avesse bisogno di me, di chiunque mi avrebbe resa utile, di chiunque avrebbe tracciato la mia iniziale.
Iupsilon mi chiamavi.
Questo ti ha reso indimenticabile.

giovedì 21 maggio 2009

Quando c'è sentimento


Non sopporto l'idea che mi si possa odiare impunemente.
Cioè mi aspetto da chi non mi sopporta che mi guardi in faccia e mi dica che gli sto sul cazzo.
Io lo faccio.
Se mi sei epidermicamente avverso, te lo dico.
Mica te lo mando a dire o faccio finta che non sia vero.
Anzi ti sfido proprio a non capire quali siano i miei sentimenti.
E' che mi aspetto sempre dagli altri, altrettanto riguardo.
Paradossalmente.
Che se uno mi detesta dovrebbe nutrire il suo ego dandomene consapevolezza.
Che l'immaginazione corre.
E io potrei anche pensare che non sia così.
E allora tu non potresti goderne.
Allora, perchè cazzo non me lo dici???

mercoledì 20 maggio 2009

Rhythm and Blues

Che quando prendi una posizione devi pure sostenerla.
E dopo un po' rischi di diventare palloso e monotematico.
Allora pensi a qualcosa che possa far ridere.
Ma se non c'hai nulla di cui ridere neppure i pensieri riescono a farsi strada.
Abbozzi un sorriso, con sforzi ragguardevoli, così giusto per dare una parvenza di felicità alla tua faccia incazzata.
Ma non sei credibile.
Anche perchè basta un secondo di distrazione e addio allegria.
Provi con la pinzatrice.
Tiri su quell'accenno appena perso e clak.
Ma non è facile tenere la simmetria e corri il rischio di sembrare due persone diverse.
Magari fare come i clown, dipingersi la faccia col pennello, nascondersi dietro il cerone e lasciare all'apparenza il compito di esprimere il contrastante stato d'animo.
Chissà forse è perchè vorrebbero essere capiti un po' di più, se oltre ad un enorme sorriso colorato, sono soliti disegnare appena sopra, una lacrima.

martedì 19 maggio 2009

Rotta ai confini del cuore

Faccio una passeggiata lungo il perimetro del cuore, girandoci intorno come se fossi dentro una spirale.
Ripercorro momenti felici e drammatici, rendendo nitide fantasie e realtà vissute nel tempo e nello spazio.
Il mio cuore ha cerchi per ogni anno che ho vissuto, come il tronco di un albero.
Se li conti potrai sapere quanti ne ho.
Alcuni sono profondi, tagli che non hanno mai smesso di sanguinare, altri leggeri, come aliti di vento mai meno importanti, solo più facili da portare dentro sé.
Li riconosco, ognuno di loro ha un segno di appartenenza.
Un viaggio che parte dal limite, fino al cuore del cuore.
Piccoli passi e salti, rattoppi, cicatrici.
Provo a inginocchiarmi, ho una spugna.
Provo a cancellare tracce che non voglio ricordare, ma sono indelebili, e strofino, strofino, lo graffio, ma resta lì, imperituro ricordo
Accendo con una stella, quelle che risplendono nella memoria, mentre mi allontano la luce è più fioca, ma rimane, resta il piccolo punto luminoso che è stato.
Mente e cuore non collimano mai…non fanno parte dello stesso percorso.
Prendo la razionalità e la faccio tuffare nel cuore.
Una mano di rosso, forse, potrà farla redimere…

lunedì 18 maggio 2009

La città dei morti

Abito qui da un po'.
Non so dire quanto.
Ho perso la memoria delle cose terrene.
Di tanto in tanto arriva qualcuno nuovo.
Quelli che l'accompagnano sono sempre disperati.
Alcuni esagerano un po'.
Noi ci avviciniamo e sussurriamo loro di non preoccuparsi, che staranno bene, che ce ne prenderemo cura.
Quando tutti vanno via diamo vita ad una festa.
E' il nostro benvenuto.
All'inizio non capiscono.
Sembrano storditi.
Ma dura sempre lo spazio di un attimo.
Ci sono volte in cui qualcuno mi porta fiori freschi.
Lo capisco perchè li vedo appassire.
Non so più chi è.
Leggo il dolore tra le parole che lascia.
E non c'è senso tra i sorrisi e le lacrime che sparge.
Allora capisco che il ricordo genera sofferenza.
Sarà per questo che la nostra identità la distinguiamo solo più in una foto.




venerdì 15 maggio 2009

Pezzi di vetro



Con quanti uomini ho scopato?
Non so, non ricordo.
Di molti ho scordato anche il nome.
Del resto cosa cambia?
Erano solo nomi e non era quello a interessarmi.
Non avevo bisogno che mi piacessero, mi bastava piacere loro, dare loro piacere.
Ricevere qualche carezza in cambio di un corpo.
Un corpo vuoto, caldo per l'occasione, che si sciogliesse al suono di un orgasmo.
Fingere di amare per un'ora, a volte due.
Fingere per me, fingere cure, attenzioni.
Masturbarsi la mente lasciandosi violentare il corpo.
Nel mezzo io, io che per un attimo, solo per quell'attimo, dimenticavo di essere in affitto.

giovedì 14 maggio 2009

I want your sex


Non so scrivere racconti di sesso.
Non in senso lato intendo.
Non sono capace di perdermi tra percorsi immaginari di sensazioni di pelle e vibrazioni d'anima.
Sono rozza e poco incline alle sfumature di un amplesso narrato.
Sarà che chiamo le cose col loro nome e trasgredirei all'ordine che vuole la sensualità insita nella storia.
Invidio chi riesce a farti immaginare una trombata come una cosa sublime, l'unione tra fessure e verghe, che detto da me fa sorridere, ma che raccontati da chi è capace sono essenzialmente erotizzanti.
Quando li leggo e mi capita di dar vita fantasticamente a quanto ho sotto gli occhi, vado oltre, laddove il racconto sbiadisce e resta il sospeso del dopo di cui nessuno parla.
E' per questo che se lo facessi io, arriverei in dodici secondi al momento della sigaretta.
Che nessuno mai lo dice, ma se ci pensi bene è l'attimo giusto per tornare ognuno per la sua strada e i suoi pensieri.

mercoledì 13 maggio 2009

Visi.oni

A che serve ch'io ti parli se tanto fai finta che non esista?
Mi spii attraverso il buco della serratura come se potessi cogliere l'attimo di me che t'interessa.
Invece ti tocca prendere quello che trovi, perchè ho smesso di prendermi cura di me e potresti trovare la mia pelle appesa o appena più in là ciò che resta di quanto ho scorticato da me stessa.
La favola dell'introspezione che rende solitari e schivi l'ho letta in mille volti e l'ho imparata fino a farla mia.
A forza di respirarla mi ha assalito i pori fino ad ostruirli.
Ho fatto un peeling e lasciato pelle morta ovunque lasciando la carogna agli avvoltoi in cerca di cibo.
O solo di me.

martedì 12 maggio 2009

Pen(z)ieri

Non credo che scappare da un paese di ventimila abitanti sia scappare da se stessi.
Magari è ritrovarsi.
Non sai della vita degli altri fino a quando gli altri non te la raccontano. I giudizi sono insiti e tutti giudichiamo; poi c'è chi lo esprime e chi lo tiene per se.
Buchi... per ognuno il proprio è il più grande.
C'è chi prova a riempirlo con mille cose, chi si crogiola e crede di non trovare il fondo ed è come buttare sabbia dentro continuamente e inutilmente.
Credo che ci sia una spiegazione per ogni cosa e che bisogna lottare per restare in equilibrio perchè ci sono grossi rischi di cadere e farsi veramente male.
A volte vorrei essere una pila, ricaricarmi con due dita nella presa.
Ma anche quelle, alla fine, si esauriscono.
E allora vivo, come meglio posso, cercando lati positivi, scagliando ottimismo e bei pensieri contro ogni momento del cazzo.
Che magari non serve a niente, ma tentare pare che non nuoccia.

lunedì 11 maggio 2009

Primo, secondo, frutta, dolce e caffè

Mi sento come un frutto caduto dall'albero e lasciato li a marcire.
Rinsecchita, con la buccia rugosa.
Mi svuoto della polpa implodendo, accartocciandomi in un abbraccio.
Divento cibo per insetti.
E' il ciclo naturale, evolversi, divenire parte di qualcos'altro.
Non credo che le formiche riescano a morire di vecchiaia, semmai di fatica o schiacciate per mano di qualcuno.
Il culo della vita ha un buco enorme e come spesso accade ce l'hai davanti e non lo vedi.
Magari ci passo in mezzo mentre scoreggia.
L'onda d'urto mi allontana scaraventandomi altrove.
Controcorrente sfido venti e fiumi.
Come un salmone cerco il punto esatto della mia nascita.
Cerco l'utero di mia madre e il suo calore protettivo.
E continuo a rinascere, a rinsecchire, a cercare l'entrata del culo del mondo e a morire.
Ancora e ancora e sempre.

sabato 9 maggio 2009

Scordata (dimenticata tra le note stonate di passaggio)

E' così che mi sento, una chitarra senza una corda, un pianoforte dai tasti ingialliti.
Vorrei sentire melodie, allietarmi di suoni, ballare e restare sospesa.
Invece sento brividi di unghie sulla lavagna, cantilene stonate e racconti d'incubi.
Le favole se le sono mangiate i mostri
ma tanto chi ci ha mai creduto?
Attimi che sfumano nella pioggia, alito denso di condensa si fa ombra che svolta nell'angolo piegandosi a novanta, offrendo il culo alla vita.
E non lo sai se è insulto o preghiera.

venerdì 8 maggio 2009

Puffi qua puffi la

E' vero.
Non volo.

Meglio, non prendo mezzi che si sollevino da terra.
Io, di mio, faccio voli indiscutibili e capita pure che faccia qualche tentativo di spiegare ali invisibili, sfruttando le correnti ascensionali.
Quello che ottengo è quanto di più ridicolo possa esserci tra un puffo e un elfo, persa tra pensieri spensierati e sorrisi incollati sulla faccia.
Insomma, il modo più bello per volare via dal nulla.

giovedì 7 maggio 2009

Io e gli "altri"

Non piego più il gomito, sconfitto da una psoriasi che l'ha riempito di tagli.
Lo medico con pomate lenitive, le stesse che provo ad assaggiare per dismettere quel dolore che sento altrove.
Nello stomaco, ai linfonodi, al cuore.
Giù per il tubo che unisce la bocca al culo, percorrendo le profondità raggiungibili da sondini e cibo ed aria quando ancora riesco a respirare.
Pago con aritmie cardiache la felicità che sono riuscita a cogliere per pochi istanti.
E se non ci pensa il cuore ci pensa tutto il resto.
E spesso dubito del fatto che quanto è intorno mi voglia serena o piuttosto faccia di tutto perchè non lo sia.
La generazione della dipendenza nasce dal bisogno.
Vogliono trasformarmi in una tossica di affetti esplicitati, vogliono umiliarmi, approfittano delle mie debolezze.
E dicono di volermi bene.
Preferirei mi odiassero.
Saprei come giustificarli.

mercoledì 6 maggio 2009

Zuccheriere, fantasmi e portaspazzolini

Non so cosa mi sia preso quando ho cominciato a spaccare tutto.
Forse ribollivo come se i pori della pelle, simili a bocchette di un idromassaggio, sputassero mille bolle allegre.
Così, in cambio ho lasciato il mio fantasma a tenerti compagnia, a farsi cappello per la zuccheriera e portaspazzolini al bisogno.
Mi sono raccomandata di tacere e stare pronto con le orecchie dritte ad ascoltarti.
Ma non ce la fa mica.
Ride, di quella risata argentina che non ricordava neppure di possedere e dopo aver lavato accuratamente le mani mangia tutto quello che trova.
A parte un salame di dimensioni esagerate che si fa notare per quell'olezzo che ancora non comprende se sia profumo o puzza o un insieme di entrambi.
Lo mando fuori a fumare e a seminare cicche in un vaso.
Prima o poi crescerà un albero florido di sigarette già pronte all'uso.
Tienilo li ancora, non cacciarlo.
Può farsi mattonella in cucina e se t'infastidisce lo puoi mandare in bagno a farsi piatto doccia.
E quando non ne potrai più, basterà un soffio o un aereo o un viaggio lungo un giorno.

martedì 5 maggio 2009

Forte adagio

Il tempo è come una gomma.
Ci sono occasioni in cui si dilata morbidamente, come un sogno, come i pori nell'acqua calda, come l'estasi di un orgasmo.
Altre in cui è corrotto dalle lusinghe della fretta e si costringe implodendo, in un sospeso indefinito ed infinito.
Come il fermo immagine di un'esplosione, laddove ogni pensiero è come una scheggia in mezzo al tutto.
Che se ti fermi un attimo e l'osservi, puoi scegliere la tua frazione, girarla tra le dita e valutarne l'importanza e l'inutilità.
Ogni pensiero dura la frazione di un attimo, si ripropone nella sostanza ma si presenta sempre diverso.
Basta un piccolo spostamento sintattico e la forma subisce una variazione più o meno sostanziale.
E tu puoi anche far finta di non accorgertene e credere di aver pensato mille volte la stessa cosa.
Perchè tutte le cose stanno in superficie, posate delicatamente in cima alla sostanza.

Che andare laggiù, dove c'è la verità, c'è da sporcarsi le mani ed anche un po' il cuore.
E non sempre ne vale la pena.

lunedì 4 maggio 2009

Perfidaperchèno

Perfidaperchèno era al corrente di cose che avrebbero potuto distruggere interi paesi.
E ne sapeva talmente tante che, non sapendo da che parte cominciare, di solito le teneva per se.
Era avvolta da una totale e costante serenità che le permetteva di sorridere al prete del suo paese pur sapendo della sua relazione col quello del paese accanto in quanto la riteneva assolutamente plausibile.
Non era interessata al pettegolezzo in senso lato; quando voleva fare male, lo faceva proprio con cognizione di causa.
Le bastava dire la parola giusta alla persona giusta e si sarebbe assicurata il botto senza che, peraltro le si potesse addebitare alcuna colpa.
Si capiva quello che aveva combinato dal sorriso sardonico che ogni tanto accennava.
Quando girellava per il paese con quel sorriso, tutti i peccatori non sapevano se, tornando a casa, sarebbe toccato a loro.
Quindi per non saper leggere nè scrivere, cominciavano a preparare una giustificazione plausibile.
E per non essere da meno, anche chi aveva una vita cristallina, preparava una scusa, così, per non sentirsi emarginato.
L'indomani, un occhio nero, una famiglia sfasciata, un'amicizia distrutta, lasciava intendere chi fosse il colpevole.
Se succedeva che lo stesso venisse perdonato, per giorni regnava sospesa una palpabile curiosità che non trovava risposta.
Perfidaperchèno, non se ne crucciava e pensava che ognuno meritasse i limiti delle sue ragioni e che chi era causa del suo male dovesse ragionevolmente piangere se stesso.
Almeno finchè tutti i nodi, non fossero venuti al pettine.

domenica 3 maggio 2009

No photo reposare

Lo stesso mare che ho percorso lunedì, mi ha ricondotta verso casa.
Stavolta dolce e morbido, prendendomi quasi per mano.
Tutto quello che è stato lo porto con me.
Un pezzo di cuore l'ho lasciato li, insieme a qualche lacrima che è stata raccolta amorevolmente da mani grandi e generose.
Si ricomincia, ci si riassetta l'equilibrio e si sta.
Fino alla prossima occasione.
Intanto mi godo l'emozione di questo pezzo.
Ed è come essere li ancora un po'.