Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

martedì 28 aprile 2009

Un viaggio lungo un giorno


Partire è un po' morire...
Non è vero.

Partire è rinascere anche se il viaggio pare non finire mai, anche se l'unico giorno in cui il mare è forza 100 tu devi salire su un traghetto e navigare verso altri lidi.
Il mare ha quel fascino discreto, quell'odore di buono, quelle sfumature che lo rendono unico.
E le persone che lo vivono e ci vivono sono belle.
Non può essere diverso.
Il mare ti fa assomigliare a lui.
Forte e sincero, accogliente e fiero.
E io ci nuoto e ci sguazzo!

sabato 25 aprile 2009

Mestieri

Per fare il politico, sostanzialmente devi imparare due o tre frasi tipiche e devi adoperarti per non fare un cazzo.
Il vero politico deve saper fare demagogia spicciola adatta ad ogni occasione.
Il buon politico accusa chiunque gli capiti davanti facente funzione di controparte, di aver devastato il paese nella legislatura precedente, cosa che aveva fatto quello prima di lui e quello prima ancora in un girone infinito di scarico di responsabilità.
Il politico difende i disegni di legge proposti dal partito che rappresenta, anche quando non ci crede.
Il politico promette tutto quello che il popolo desidera sentire, salvo trovare tutti i tipi di escamotage per far finta di nulla al momento della messa in atto.
Non è necessario che conosca le regole della grammatica anzi, se parla come mangia ha possibilità ulteriori di essere compreso.
Il politico deve avere un numero minimo di gettoni di presenza ai vari programmi tv, nei quali deve arrivare con sondaggi e discorsi già pronti che magari poco hanno a che fare col tema della serata, e far credere che fosse indispensabile parlarne.
Il politico femmina, se ha fatto la velina, la porno star, vari calendari, qualche pompino in tempi non sospetti, ha una probabilità di successo superiore di qualsiasi altra donna che vi si sia dedicata da tutta la vita senza aver fatto uso di almeno una di queste cose.
Il politico dev'essere un ottimo P.R.
Ciononostante deve sorridere il meno possibile, per rendersi credibile.

Inutile inviare la domanda d'assunzione.
In italia tutti i posti sono occupati e non cedibili.
Neppure per superati limiti d'età!

venerdì 24 aprile 2009

Piccoli stupori d'aprile

In questo periodo sono stanca e quando sono stanca mi cala l'umore e la palpebra.
Mi capita di aggirarmi pertanto come uno zombie su mezzi e strade della città.
Non sono una donna per la quale si volge lo sguardo nemmeno le poche volte in cui mi combino da splendida, figuriamoci in questa fase.
Eppure dopo mille anni sono stata abbordata da uno sconosciuto, mentre ciondolavo semi addormentata sul tram.
Complice uno sbadiglio talmente gentile da venir scambiato per un sospiro.
Il tale mi guarda, mi sorride e mi chiede se sono stanca.
Annuisco con quanto mi resta delle mie facoltà e lui ancora aggiunge che sono così giovane che alla mia età dovrei essere pimpante a mezzo pomeriggio.

Gli faccio notare che alle 19 il mezzo pomeriggio è già bello che inoltrato ma che con la storia della gioventù si era comunque assicurato 100 punti in una volta sola.
Scendiamo alla stessa fermata augurandoci una buona serata.
Ora, sarà pur vero che avrebbe potuto avere l'età di mio padre (che comunque ancora si difende più che bene, lui), ma questa, soprattutto in una fiera e solitaria città come Torino, in cui ognuno tendenzialmente ti rivolge la parola solo per insultarti, riesce a darti una grande soddisfazione.
Stasera sorrido compiaciuta.

giovedì 23 aprile 2009

Nessuno mi può giudicare (nemmeno tu)

Se chi ci giudica avesse con sè verità incontrovertibili, potremmo sostenere che dica di noi quello che veramente siamo.
Ma la verità è fatta di sottili discrepanze.
E' un moto soggettivo verso un'oggettività le cui costanti sono assolutamente variabili.
Neanche noi, che ci alimentiamo di sottili illusioni quando si crea la necessità di proteggerci e/o assumere un atteggiamento imprevisto, riusciamo ad avere quella lucidità che ci permette di sostenere che il giudizio su noi stessi di noi stessi, sia avulso da qualsivoglia elemento esterno.
Quindi, quando il signor o la signora laveritàtifamaleloso decreta il suo argomentare, associa un giudizio assolutamente controvertibile.
La conseguenza di tutto ciò altro non è che nessunomipuògiudicarenemmenotu.
Punto

mercoledì 22 aprile 2009

Noir

Mi piace vestirmi di nero.
Non è una questione di umore, semmai una linea netta e definita.
E' come portare un lutto perenne, riconoscerlo tra i profili di se ed esorcizzare remote paure lasciate a sopire in fondo alla consapevolezza.
Se non fosse inadatto, mi vestirei di nero anche ai matrimoni.
Del resto mi piacciono i funerali allegri, dove si mangia, si beve e si ricorda, anche ridendo, colui che fu e non è più.
Mi piace pensare su un fondo nero, laddove i pensieri prendono forma, alimentandosi di bianco e facendosi vivi e visibili.
Forse, in una passata vita sono stata uno schiavo nero che amava confondersi tra il candore del cotone, trascinava catene e cantava con l'anima dipinta, come la luna che si perde in un cielo color catrame.

martedì 21 aprile 2009

Anelli deboli

Non so.
Pensavo che fa ridere il fatto che farò un viaggio che gli esseri normali colmano in un'ora della propria vita, in ventiquattro.
Mi sento come i vecchi pionieri, quelli che si muovevano con i mezzi messi loro a disposizione e, per emigrare nelle americhe ci mettevano settimane.
Mi fa sentire ridicola ma tranquilla.
E comunque mi piacciono i viaggi lunghi, quelli nei quali tutto quello che devi fare è lasciarti portare e tenere il tempo che scorre tra le dita e la mente in un'alternanza che in certe occasioni, può anche collimare.
Andare via, slegarsi da se stessi e dal mondo è rasserenante, soprattutto quando sai di poter tornare.
E' una vacanza da se stessi, dai pensieri pesanti.
E' un po' la quiete prima della tempesta.

lunedì 20 aprile 2009

Ghost

"cazzooooo, sono morta"
"ma che stai dicendo?"
"sono morta, sono morta, mortaaaaa, non vedi il vapore quando parlo? Come in quel film, già come s'intitola quel film? Il sesto senso, si, così, te lo ricordi? Quello dove i morti si riconoscevano dal fatto che i fantasmi vivessero e spargessero freddo... vaporizzo, quindi sono morta. Devo cercare un sensitivo, un sensibile, un sensuale...chiunque riesca a vedermi"
"io ti vedo"
"uh! vuoi dire che hai la capacità di vedere gli spiriti?"
"sei solo viva...nient'altro"
"nononono, sono morta. E' solo il nostro livello empatico a rendermi ancora visibile ai tuoi occhi. Devo trovare la nuova prospettiva, devo sapere dove mi può portare questo nuovo stato. Pensa a cosa potrei fare. Invisibile, in_visibile. Potrebbe essere interessante."
"Vabbè, tu fai pure il fantasma, io vado a vivere la mia esistenza"
"Resta che quando mai ti ricapita un'occasione del genere?"
"Avere a che fare con i pazzi dici? Ogni santo giorno, ogni santo momento...rassegnati, non sei una novità"
"Ecco, mi hai depressa...dici che un fantasma possa deprimersi? E cosa succede in tal caso? Combina casini? Fa succedere cose strane ed inspiegabili? Cosa? Cosa?"
"Sparisce!!!"

sabato 18 aprile 2009

Racconto breve

Si trovava dentro un periodo durante il quale ogni disordine la inquietava.
Certo stava vivendo una fase di grosse paranoie e piccoli drammi irrisolti volti a causarle ansie e perplessità che, sebbene cercasse di controllare, spesso avevano il sopravvento e tentavano di soffocare lei, i suoi pensieri e la sua vita.
Pensò con ragionevole contentezza, di dover cambiare aria.
Magari attraversando mari e continenti.
Ma come fare?
Panico e incubi si alternavano ogni volta in cui provava ad immaginarsi su un mezzo volante, capace di avvicinare le distanze.
Si recò lungo le spiagge, nella speranza di riuscire a corrompere uno scafista che fosse disposto a portarla sull'altra sponda.
Tentò con una canna ma a lui non piacevano le droghe, men che meno quelle leggere.
Le disse "ogni cosa che ci piace crea dipendenza, così come le ossessioni. Se lasciamo che ci posseggano non ce ne libereremo mai"
Ma non gli diede retta.
Era testarda e si organizzò con tutti i mezzi possibili tranne i più ovvi.
Avrebbe raggiunto il suo scopo a costo di perdere la lucidità che ancora le restava.
Non aveva che da mettersi in marcia e cominciare il viaggio.
Fin dove l'orizzonte finisce e ritorno.

venerdì 17 aprile 2009

Oniriche distanze

Ho rabbia dentro me.
Potrei affondare il coltello in mille piaghe e spingere dentro fino alle budella.

E mentre affondo urlare in faccia alle mie vittime che forse mi guarderebbero esterrefatte, che non è facile riconoscere le ragioni di uno in quelle di un altro.
Affronto tutto e tutti a muso duro, batto i pugni contro ammassi di rottami attorcigliati in un insieme incomprensibile.
Trovare la spiegazione ad ogni gesto che mi ricomprenda.
E' un mio diritto, lo è sempre stato.
Rido isterica e lecco la ferita.
Lenisco il dolore e lo nascondo, superba e fiera.
Come se fingere che non esista lo rendesse meno grave.
Così aspetto che un sogno liberi il mio pianto e il mio dolore

giovedì 16 aprile 2009

Meribella

Era bella, non di una bellezza assoluta, ma abbastanza per poter essere notata.
E il suo nome era una garanzia ulteriore.
Meribella era l'unica nipote di Lady Piattola, e come la zia si era dedicata al mestiere più antico del mondo.
Sceglieva i suoi clienti con accuratezza e quando li scartava e le urlavano dietro se pensava di averla d'oro, lei rispondeva di si.
Ed era vero, ce l'aveva d'oro zecchino, 18 carati purissimi e questo faceva di lei una persona ancora più unica.
Il giorno in cui l'arrestarono e le dissero che era fuorilegge prostituirsi, lei rispose che non era così, che si limitava a darla al migliore offerente.
I poliziotti fecero un'asta per vedere chi di loro avrebbe potuto dare di più per una notte d'amore con Meribella.
Ebbe il suo bambino in una notte stellata e lo chiamò Argento poichè riluceva di fasci di luna.
Sapeva che la dinastia si sarebbe spezzata con la nascita di un figlio maschio, ma non se ne crucciò.
Meribella e Argento si amavano di un amore unico, quello che esiste solo tra una madre e un figlio.
Non giudicarono mai le scelte dell'altro, neppure quando Argento divenuto uomo, decise di fare l'avvocato delle cause perse.
Lei non smise mai di sorridergli e lui non smise mai di credere in lei, fusi in un nuovo tipo di carato che collimava oro&argento insieme, come il metallo più prezioso che mai fosse esistito.
E quando Argento incontrò Giada le chiese:
"Riuscirai ad amarmi come mi ama mia madre?"
"Anche di più"
"Non ho detto quanto, ho detto come"
"Come ti ama tua madre?"
"A prescindere".

mercoledì 15 aprile 2009

La dura legge del gol

Che se ci pensi bene è un po' la stessa cosa.
Vivi le tue esperienze.
Qualcuna riesce bene altre no.
Che ci sta pure.
Ma quando resta un punto irrisolto, un sospeso inspiegabile, allora resti lì ad arrovellarti, a cercare una spiegazione che abbia un senso.
A volte, per quanto tu possa spremerti le meningi o costringa i tuoi neuroni a farti la domanda e darti la risposta, ti rendi conto che un vero perchè, non esiste.
E' così, punto.
E dovresti avere l'accortezza di prenderne atto e smetterla con le seghe mentali capaci solo di farti pensare alla cazzata che se avessi agito in modo diverso le cose stesse sarebbero state diverse.
Non è vero.

Le cose seguono percorsi, a volte persone comparse nel tuo quotidiano, che non sempre hanno un perchè.
Muoiono, scompaiono solo perchè, in realtà, non hanno mai preso vita se non nel tuo immaginario.
Basterebbe la consapevolezza di non aver perso qualcosa o qualcuno ma di aver guadagnato dalla loro sparizione.
Nonostante quel retrogusto amaro che continua a perdurare tra un dente avvelenato e l'altro.


martedì 14 aprile 2009

Mi sveglio col piede sinistro (quello giusto)

Oggi sono più antipatica e scazzusa del solito.
Odio tutti e me stessa più degli altri.
Proprio non mi sopporto.
C'ho lo scazzo alla risposta e alla domanda.
Così quando arriva il rompicoglioni che puntualmente vuole vendermi i suoi cazzo di accendini e mi piange la sua miseria addosso, esplodo in uno sguardo d'odio puro.
E mi stringe la mano e se la tiene e io la ritraggo infastidita alquanto.
E mi chiede, con la sua faccia da rattuso che gli salterei alla giugulare, perchè rivoglia la mia mano.
E' che quando sto così, non so mai cosa farà la destra senza il controllo della sinistra.
Potrebbero anche decidere d'intrecciarsi intorno alla sua gola e soffocarlo.
A volte capisco che la pazzia altro non è che l'esplosione di se nei momenti peggiori.
E capisco che la sua applicazione derivi sempre da qualche provocazione che non sei in grado, in quel determinato momento, di sostenere.
Quando mi sveglio così, dovrei sedarmi e continuare a dormire.

lunedì 13 aprile 2009

Intanto il tempo se ne va


Mentre ci sei dentro, il tempo scorre piano.
Ti accarezza gli istanti e vorrebbe che succedesse qualsiasi cosa in grado di non farti scordare l'attimo che lo racchiude.
Alzi gli occhi e controlli, oppure l'abbassi verso il polso o verso qualunque cosa che ti offra la misura di questo tempo che passa.
Lui se ne fotte che magari vorresti fermarlo.
Prosegue il suo destino e con lui il tuo.
Lento e inesorabile, come solo lui sa essere.

venerdì 10 aprile 2009

Deliri d'onnipotenza

Sono anni che me lo chiedo.
Una volta pensavo che la spiegazione non scientifica del nostro avvento sulla terra fosse una riqualifica disposta da qualcuno sopra le parti e sopra al mondo.
Poi ti guardi intorno e ti rendi conto che nessun dio giusto permetterebbe tanta brutalità e stragi d'innocenti.
E' vero che le armi le costruiscono gli uomini, che i materiali per costruire case di cartone vengono dispensati da altri uomini e che i bambini muoiono di fame in certi posti perchè altri uomini ancora pensano al proprio benessere e se ne fottono di tutto il resto.
Ho sentito dire che lui, il supremo, non intervenga a causa del "libero arbitrio", ovvero tenersi fuori dalle decisioni altrui lasciando che ognuno se la sbrighi.
Nel bene e nel male.
Allora, ancora mi chiedo, che ci starebbe a fare?
Il supervisore di che?
Fosse toccato a me, non sarei stata un buon dio.
Mi sarei rotta i coglioni da tempo, avrei allungato la mano e aggiustato due o tre cose che nel tempo si sono deteriorate.
Sicuramente avrei spento qualche cervello inutile e improduttivo, avrei rinchiuso in una casa qualche costruttore disonesto e mi sarei dilettata a vederli pregare perchè qualche evento naturale non distruggesse loro e le loro catapecchie.
Avrei fatto piovere pane e bistecche dal cielo e cert'uni li avrei bloccati sul nascere interrompendo il coito con la scusa più banale.
Con buona pace di un libero arbitrio che libero non è mai stato!

Maquantosonobona

Maquantosonobona viveva in una piccola città di provincia.
Non osava mettere la testa fuori di casa se non nel momento in cui ogni elemento fosse assolutamente integrato con la sua persona.
Allora si, delimitava l'uscio e camminava fiera lungo la via principale, lasciando che gli sguardi si posassero su ogni parte coperta e non del suo corpo da urlo.
Frequentava solo uomini assolutamente benestanti, o presunti tali.

Era solita chiedere l'estratto conto a chi volesse fare periodicamente il suo fidanzato e per superare il periodo di prova, il miserabile doveva investire poco tempo e molto denaro.
Viaggi, gioielli, macchine, era l'ordine cronologico dei suoi orgasmi.
Il malaugurato giorno in cui rimase incinta, per un mero errore di calcolo spermatico, e il suo corpo cominciò a subire variazioni negative, Porschecarrera l'ultimo eletto, la scaricò dalla macchina e dalla sua vita.
Maquantosonobona lottò a lungo tra l'idea di abortire il colpevole della sua disfatta o tenerlo ed avviare una causa di paternità.
Optò per la seconda, dal momento che ormai Sputtanatriceiena, antagonista gelosa e indefessa procacciatrice di maldicenze, ornò la città intera di manifesti con la notizia a caratteri cubitali.
Il giorno in cui Fruttodelpeccato venne al mondo, Maquantosonobona capì finalmente cosa fosse l'amore.
Un giorno di Maggio, spingendo il passeggino, vide su una Ferraritestarossa, Porschecarrera con la lingua in bocca e una mano sulla tetta di Sputtanatriceiena.
Sorrise al suo bambino e andò.

giovedì 9 aprile 2009

Palla di carta

Fu un giorno di primavera che decisi di racchiuderlo in un triangolo di foglio.
Lo feci diventare un pezzo di carta e lo modellai.
Con delicatezza ed intenzione cercai una forma che sapevo sarebbe potuta piacergli.
Ne feci una palla, tonda e spigolosa.
Ma bella da togliere le parole.

Col silenzio delle cose non dette, racchiuse tra le pieghe della meraviglia, uscii e mi avviai.
Camminai lungo la strada a lungo.
In un campo di papaveri facemmo una sfida, lui pallone io ala destra, sinistra, attaccante, difensore e portiere.
Sfinita lo raccolsi feci ancora un giro e lo tenni con me, foglio, carta, palla e gioco.
Mi disse sottovoce "fare la palla di carta mi è sempre piaciuto".
Ma io, già lo sapevo...

mercoledì 8 aprile 2009

Solstizio sentimentale

Che il pensiero ti sfiora già da sè.
E' normale.
Così da una parola buttata lì quasi per caso, lo tiri fuori dall'angolino e ci rifletti.
Pure tanto.
Sostanzialmente ti dedichi ad una sorta di autoanalisi e ripercorri tutta la tua bella serie di vissuti alla ricerca delle dosi massicce di sentimento e, tronfio e fiero, pensi di aver amato davvero.
Il problema sta nel fatto che ripensando a quegli amori, che ti hanno dato e tolto tanto, col senno di poi che sarebbe il senno d'oggi, resti assolutamente indifferente.
Talmente strafottente da spingerti a cercare una motivazione allo struggimento di allora.
La risposta è razionalmente ovvia.
Hai solo creduto d'amare, ma nella realtà hai esclusivamente vissuto una passione destinata, come ogni fuoco, a esplodere prima e spegnersi poi.
Con molte probabilità, l'amore è un insieme di troppe cose per essere racchiuse in una sola persona.
E la perfezione, si sa, non è cosa terrena.


Dei carri e dei peli

Le mode (e molti uomini) vogliono le parti intime femminili completamente depilate...
Il vecchio adagio "tira più un pelo di figa che un carro di buoi" non ha più motivo di esitere.
I buoi sogghignano sapendo che prima o poi sarebbe giunta l'ora della loro riscossa.
I peli si sono riuniti in associazione e minacciano uno sciopero generale otturando gli scarichi.
Le fighe inconsapevoli, credono di aver ritrovato l'antica giovinezza.
Le più stolte credono di essere state trapiantate in corpi di adolescenti.
Le adolescenti insorgono e raccolgono i peli evirati dalle proprie madri appiccicandoli con il bostic.
Cosicchè prova a tirare un pelo di figa.
Vedrai che è più facile trascinare un bue!

martedì 7 aprile 2009

Beachboy

Beachboy amava fare surf su ogni tipo d'onda che gli venisse a tiro: onde radio, onde d'urto, onde emozionali.
Ogni occasione era buona per tuffarsi, prendere il largo e aspettare la sorgente d'accumulo, che gli avrebbe permesso di trionfare dal punto esatto in cui aveva predisposto la propria partenza e l'avrebbe piroettato con armonia verso l'arrivo.
Viveva nell'attesa di quella nuova avventura.
Non appena vedeva qualcuno avvicinare il cellulare allo schermo di un pc, scattava pronto con la sua tavola e si lanciava.
Un attimo, due e poi via, scivolava lungo i percorsi dei discorsi, sperando che l'individuo al telefono non si spostasse dalla fonte del campo magnetico riportando calma piatta o che concludesse la sua conversazione in tempi stretti.
Con le onde d'urto era più difficile, non sempre arrivava un meteorite, o un terremoto.
Lo invasava sapere che ci fossero luoghi sismici e lo faceva incazzare sapere di viverci così lontano.
Con le onde emozionali andava a nozze, cercava d'innamorarsi ogni 2-3 mesi, tanto era il tempo concesso all'emozione per trasformarsi in opera compiuta.
Aveva provato con la paura, ma il fatto di autoprovocarsela non sempre gli dava il giusto riscontro.
Un giorno privo d'onde d'ogni genere, tentò con il mare.
Attese una tempesta perfetta e ci provò.
Lo trovarono statua di sale e merda di gabbiani, sullo scoglio più vicino alla riva.

lunedì 6 aprile 2009

Il mondo che si scrolla

E così succede che di tanto in tanto il mondo decida di darsi una grattatina ai coglioni o di scrollarsi di dosso la noia.
Solo che quando succede le dimensioni dei disastri che produce sono immensi.
L'ultima volta che si è fatto il bidet, ha devastato le coste dell'oceano indiano.
Questa notte ha sconvolto l'Abruzzo.
Del resto siamo esserini ridicoli con livello di protezione -50!
E' un po' come se prendessimo una bottiglietta da mezzo litro d'acqua ed innaffiassimo un formicaio.
Noi mica lo sappiamo che magari pure le formiche hanno paura mentre sono investite dall'acqua.
Eppure scappano.
E' l'istinto, è sopravvivere.
Magari anche loro si abbracciano per essere scampate alla morte e anche loro, solerti, ricostruiscono e riprendono da dove avevano lasciato.
Ciclicamente.
Ed è meraviglioso constatare quanta solidarietà corra tra gli esseri umani in queste occasioni.
Ci si sente più uguali nella disgrazia, fratelli di sventura.
Unico esempio in cui cade ogni barriera.
Peccato che ci voglia sempre una grande disgrazia.

sabato 4 aprile 2009

Dettofatto

Il signor Dettofatto, stava sempre molto attento alle parole che esprimeva.
E doveva farlo.
L'uso delle parole, altro non era, per il signor Dettofatto, antecedente alla prossima azione che avrebbe compiuto.
Conseguentemente, mai avrebbe potuto dire qualcosa senza prendersi la responsabilità di averla espressa.
Cosicchè, il giorno in cui gli capitò di affermare che avrebbe preso a calci in culo tal persona, gli toccò prenderla a calci in culo.
In quell'occasione si limitò a compiacersi di non aver menzionato la temporaneità di tale evento.
Il signor Dettofatto, era una persona pacata e attenta, quasi niente avrebbe potuto smuoverlo se non per averlo portato al limite della sua pazienza o averlo fatto terribilmente arrabbiare.
Soppesava ogni parola, sia che fosse una minaccia sia che fosse una promessa, perchè in un senso o nell'altro, avrebbe dovuto compiere l'azione conseguente alla parola data.
Rivelava perciò una saggezza e una tolleranza agli eventi che pochi avevano, centellinando sentimenti e immagazzinandoli fino a che non fosse sicuro di poterli esprimere e vivere.
Il signor Dettofatto, amò una sola donna nella vita, il giorno in cui dichiarò alla sua amata che l'avrebbe amata per sempre, lo fece con cognizione di causa.
Non ebbe mai a pentirsi delle sue scelte ed ogni volta che vedeva parole altrui buttate al vento quello era l'unico istante, in cui una lacrima scendeva dai suoi occhi.

venerdì 3 aprile 2009

Ispirazioni monoculari

Stamani si sono fermati in molti a parlare con me.
Sconosciuti.
Cominciavano discorsi nati da nulla e ci scambiavamo parole e ampi sorrisi.
A chi aveva freddo ho regalato un po' di pelle in cambio di nulla.
Ho giocato alla battaglia degli ombrelli con una strega.
Non sapeva che sono strega da molto più tempo di lei.
Sentivo il peso del cuore a destra e se davvero avesse cambiato zona d'appartenenza, sarebbe scoppiato.
Una volta rischiavo scoppiasse di gioia.
Poi si è arreso ed ha traslocato dalle parti del tallone.
Così, quando controllo di esser viva, stacco un momento il mio orecchio preferito dalla faccia e lo butto laggiù.
Mi scrive in braille.
E' uno stupido orecchio confusionario.
Nel frattempo gli occhi ridono.

giovedì 2 aprile 2009

Acido, Acida

la determinazione dell'abbruttimento deriva spesso dall'isolamento
per incapacità ed impossibilità ci si corrompe l'anima nei propri escrementi
il mio stato lo vorrei condividere ma perchè infliggere e affliggere?
allora provo a rubare dal tuo stato
non importa il colore
non importa un cazzo
ci sei anche tu
penso alla dipendenza
quella lontana, quella benefica



(ricevute in dono da Dilaudid)

mercoledì 1 aprile 2009

Carnefresca

Carnefresca, è un quarantenne affetto da "ragazzinite" acuta.
Se hanno più di 25 anni, le ignora.
Ha successo, finchè non apre bocca, dato il suo aspetto piacevole e grazie al cielo, è capace di aprirla solo per sorridere.
Carne fresca, non sa parlare d'amore.
Veramente non sa parlare.
A gesti eloquenti, trasmette le sue voglie.
E' spesso inopportuno, specie quando mette le mani sul culo sbagliato.
E' un modello per gli altri quarantenni slavati e poco scafati lui, il suo successo e le sue donne, sono il nirvana degli sfigati.
Quando Carnefresca, è innamorato, te ne accorgi perchè smette di toccare altre tette, ma non smette di volgere lo sguardo in ogni dove.
Lo fa per rispetto alla sua donna.
Guardare ma non toccare.
Lei trasecola come se avesse vinto un premio con i punti dell'ipercoop.
E' vomitevole guardarli, in tempi diversi ovviamente, data la distanza che li separa.
Un trofeo e il cacciatore.
Stucchevoli e perfetti nella loro "imperfezione".
E' come farsi una pera di autostima.