Non c'è equità, non c'è ragione.
Mi chiedo perché accada che ci siano persone che vogliono vivere, destinate a morire ed altre, a cui la vita si appiglia, che decidano di reciderla.
Mi dicono che è la depressione, quella strana forma mentis che si accaparra la parte migliore del sé e decide che puoi averne abbastanza di tutto.
Lo chiamano il mal di vivere.
Allora, se giustizia esistesse, ma è ovvio che la giustizia sia solo un'idea, bisognerebbe fosse possibile regalare quel tributo di linfa vitale alla quale si vuole rinunciare, a chi è meno fortunato e farebbe carte false per poter continuare a guardare il mondo e le sue sfumature.
Così osservo una giovane che se ne va, stroncata da un male che non le ha dato speranze, soffrendo e cercando una via di scampo e un'altra, meno giovane che decide di porre fine alla sua esistenza, di rinunciare allo spettacolo e al miracolo della vita stessa, che si arrende ad un male diverso, che fugge vigliaccamente.
E' vero, non conosco la sofferenza che un depresso sente dentro e neppure posso immaginarla.
Non è nelle mie corde perché per me una soluzione ai problemi della vita, si trova sempre.
E' solo più semplice lasciarsi sopraffare che combattere.
Perché il vuoto che lascia chi ha dovuto soccombere ed ha combattuto le sue guerre, non è lo stesso di chi ha deciso di arrendersi.