Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

martedì 25 marzo 2014

Eroe

Ai colloqui di lavoro, laddove ce ne sia uno, capita che ci si senta in imbarazzo.
Perchè tu, alla tua veneranda età, dovresti essere sistemata da un pezzo, essere più vicina alla pensione che al percorso lavorativo ancora da produrre, perchè non è facile stare seduta in mezzo a ventenni ancora, buon per loro, ridenti e speranzosi.
Invece sei li, proprio insieme a loro.
Tu non ce l'hai più da un pezzo la faccia della speranza, l'hai persa da quando ti è giunta la consapevolezza che nonostante tutti i tuoi pregressi e la professionalità, non c'è trippa per gatti.
L'hai persa quando ti hanno scartata come commessa o baby sitter, che mica cercavi per forza una sedia su cui poggiare il culo.
No, ti saresti accontentata, perchè ormai è così che funziona, devi prendere quello che c'è, quando c'è, se c'è.
E mentre sei lì che aspetti, in questa enorme azienda dove forse ti assumeranno per un trimestre, ti guardi in giro e osservi il fancazzismo di chi ci lavora con un contratto serio e inattaccabile.
Che sembra quasi un paradosso, dal momento che pare quasi che nessuno stia lavorando.
C'è chi canta, chi urla con la collega, chi fa avanti e indietro per i corridoi.
Guardi mentre la tua faccia diventa un grande boh! e nel frattempo trovi un sacco di risposte a un sacco di domande sui motivi per cui siamo arrivati a questo punto.
Non ci stai, ma non puoi fare niente.
E prendi quello che c'è, quando c'è, se c'è.

mercoledì 12 marzo 2014

For a friend

M'interrogo spesso sul significato della parola amicizia, ma non sempre riesco a far rientrare a far parte qualcuno in toto.
A parole siamo tutti amici di qualcuno, ma all'atto pratico, non è poi così vero.
Oggi ho visto un video molto commovente che dà un senso pratico al mio pensiero: le amiche di una donna che a causa della chemioterapia aveva perso tutti i capelli, si sono riunite e si sono fatte rapare a zero.
L'ho trovata una rinuncia forte e apprezzabile.
Perchè l'amicizia si può dimostrare in mille modi, è sentirsi parte in qualche modo, della vita di un'altra persona, sentirsi in empatia con le sue emozioni, con i drammi e le felicità, condividere nel tempo che è stato che è e che sarà.
E proprio partendo da questo presupposto, mi accorgo che è un sentimento così alto da sembrare quasi irragiungibile.

(for a friend - the communards)

mercoledì 5 marzo 2014

Va pensiero

Chi mi conosce, lo sa.
Amo il confronto, mi piace sentire le opinioni altrui, scontrarmici quando è il caso, assorbire sfumature che non avevo colto in certi altri.
Nel pieno rispetto del reciproco pensiero.
Io non sono mai stata quella del tutto nero o tutto bianco, per me non ci sono idee che non possano essere cambiate.
Parto da un presupposto, certo, ma ci ragiono, ascolto quelli differenti, senza la presunzione di  giungere a portare acqua al mio mulino.
Neppure di portarla altrove.
Parliamone, discutiamone.
Poi può capitare che l'idea si evolva o che resti esattamente com'era.
Capita, per caso, d'imbattersi nel fratello brutto di dio, che possiede in sé tutte le verità, ognuna incontrovertibile, capace di elevarsi al di sopra di tutto e tutti.
L'uomo che non deve chiedere mai, perchè sa tutto, può tutto, non possiede margine d'errore.
Ed ecco che finisce quello che era iniziato come confronto e inizia una guerra a suon di battutine atte a sminuire l'interlocutore.
Perchè l'omino che sa tutto, non sa fare di meglio.


lunedì 3 marzo 2014

La vita è adesso

Sono arrivata alla conclusione che la vita finge solo di appartenerci.
In realtà, siamo nelle mani di un manipolo di persone che decidono le nostre sorti.
Ieri, mio cognato mi ha chiesto cosa pensassi dei fatti dell'Ucraina e ha paventato l'ipotesi di una guerra mondiale.
A prescindere dal fatto che se si arrivasse a tanto sarebbe una condanna totale per tutti, mi sono chiesta cosa potrei mai fare io per impedirlo.
A volte mi sento un giochino messo li.
Un po' come quando giocavo con la Barbie, la casa di Barbie, la macchina di Barbie, i vestiti di Barbie.
Sfondando le pareti della fantasia, se Barbie avesse avuto una vita propria, avrebbe pensato di essere nelle mie mani, di dipendere da me, di non avere nessun potere oltre le mie decisioni.
E' come giocare a fare dio.
Solo che se disponi di coscienza, non è affatto divertente stare dalla parte di chi subisce.

Nel frattempo "la grande bellezza" ha vinto l'Oscar come miglior film straniero.
A me non è piaciuto, ma il fatto mi rende comunque orgogliosa.