Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

mercoledì 31 agosto 2011

Se telefonando

Si addentrò in un ginepraio per ritrovare i poteri empatici persi negli anni scuri della sua esistenza.

Inciampò nei rovi e si graffiò.
Pensò che essere al corrente di tutti i nomi clinici delle patologie presenti nel proprio corpo fosse indice di ipocondria latente.

Li raccolse in una lista e pensò di poterli dimenticare cancellandoli.
Finse di fare una seduta terapeutica sul lettino di uno psichiatra famosissimo e cominciò a parlare.
Cominciò a parlarsi.
Del suo passato, del suo presente
Il futuro no, sapeva che sarebbe stato solo il frutto delle sue aspettative.
Le disattese prima ancora che potessero concretizzarsi nel suo immaginario.
S'intossicò saturando la stanza col fumo di sigarette fumate a metà e attese di capire perchè mai ogni cosa ha sempre il 50% di possibilità di finire male.
L'altro 50, peggio.

domenica 28 agosto 2011

Pietre


Pensaci un momento.
E' più facile difendersi dalle botte che dalle parole.
E' un fatto istintivo.

Se qualcuno alza le mani, prima cerchi di proteggerti e subito dopo reagisci.
Se non hai la battuta pronta, sei fottuto, ti piegano, ti feriscono così profondamente che disinfettante e cerotti puoi pure buttarli nel cesso, tanto non ti servono.
Quindi è grande la soddisfazione di quando non sai come e neppure perchè, controbatti con le parole giuste.
Il guizzo difensivo vincente.
E non capisci se ne hai i coglioni talmente pieni che la mente riesce a ragionare senza il tuo ausilio oppure se finalmente hai imparato davvero l'arte della difesa delle tue debolezze.
Che quando la risposta giusta arriva quando tutto è finito, quando a mente fredda ci ragioni e sapresti come rispondere, è comunque troppo tardi.
Ma quell'unica volta in cui hai rincarato la dose e hai vinto, hai perso comunque ma non ti senti morire dentro.

martedì 23 agosto 2011

My Immortal

Ero di schiena quando mi hai sparato appena sotto il lobo sinistro dell'orecchio.
Non ho sentito dolore, ricordo solo la caduta e quel senso di vuoto e il nero che si affacciava agli occhi tra mille sfumature di grigio sempre più prepotenti.
Ho avuto appena il tempo di pensare che morire non fa così male e che smettere di esistere era solo questione di un attimo.
Mi ha sorpresa riaprire gli occhi e capire di essere viva, con quel proiettile conficcato nella carne, a vista, come un brufolo tignoso e purulento.
Ho preso i suoi contorni tra le dita e l'ho estratto con delicatezza.
Chinata sul lavandino perdevo miscugli di sangue e cervello.
Ma ero viva o almeno lo credevo.
Sono salita sulla vespa cinquanta special e, piegando disperatamente ad ogni curva sfidando la gravità, sono venuta a cercarti.
Volevo ucciderti a mia volta, tagliandoti la testa a colpi di morsi.
Sempre che potessi sopravvivere nel vedermi avanzare verso te.
Si temono i morti più dei vivi, su questo contavo mentre, con calma, razionalizzavo la mia vendetta.


domenica 21 agosto 2011

Tintarella di luna

Me lo chiedo sempre per quale motivo dopo essere tornati da una vacanza, ci si metta così poco a rientrare nelle abitudini della quotidianità.
Tipo che sei tornata ieri ma ti sembra già una vita.
Ed è tutto rimasto immancabilmente identico a com'era prima.
Non che basti una vacanza a far cambiare le cose!
Le pareti, i gatti, il rubinetto che non funziona, fai la spesa, paga le bollette.
Andare via è riuscire a rilassarsi dentro un'oasi di tolleranza, immergersi in un torpore d'incredulità, lasciare che la vera parte di noi prenda il sopravvento.
Ma subito dopo aver rimesso i piedi nella landa di residenza, si tornano ad indossare i panni del perfetto cittadino, trucco e parrucco, scarpe e vestiti.
Niente più sabbia tra le dita dei piedi, niente sale sulla pelle.
E pensare di dover attendere i prossimi undici mesi prima di poter tornare a sentirmi un po' più libera, è veramente, ma veramente devastante!

mercoledì 10 agosto 2011

Knock on wood

Quando vai al mare nel medesimo posto che ti ha vista passare dall'adolescenza all'età adulta, è normale incontrare i superstiti di quei tempi e mettersi a chiacchierare del passato come se in realtà, quel passato, non fosse lontano almeno 30 anni.
E' che in fondo non siamo cambiati, siamo rimasti con le stesse facce, qualcuno ha perso i capelli, altri ne hanno qualcuno bianco, possiamo contarci il numero dei figli,  ma infine, siamo i soliti vecchi cazzoni di quando si andava a ballare sgamando l'entrata per assenza totale di pecunia.
Ed è bello ritrovarsi e ridere seduti al bar della spiaggia, col privilegio dello sguardo sul mare da una parte e la consapevolezza che nel nostro passato, c'era già scritto il nostro futuro.