Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

martedì 30 agosto 2016

La descrizione di un attimo



Mi piacciono le persone dal carattere forte, quelle che quando decidono restano ferme sulle loro posizioni.
Lo so che non è facile, soprattutto per le storie che coinvolgono il cuore, ovvero lo è se osserviamo da spettatori, che ci vien bene in quel caso essere prodighi di consigli.
Ma mentre ci troviamo dentro l'intrigo e la passione, spesso succede che, nonostante le motivazioni siano valide per allontanarci da quelle circostanze, continuiamo ad arrampicarci tenacemente sullo specchio della possibilità, adducendo spiegazioni e giustificazioni che contravvengono al benessere e all'amor proprio.
Certo, allo spettatore si presenterà l'immagine di una persona incapace di vedere le cose esattamente come stanno, ovvero qualcuno che continuerà a perseverare nell'opera umiliante di trovare il significato dentro qualcosa che non esiste.
Credendoci peraltro.
Ma quel potere che certe persone hanno su di noi, siamo noi stessi a regalarglielo.
Allora, perché non avere la capacità di riprenderselo?
Cosa può darci qualcuno che noi stessi non siamo capaci di darci?
Possiamo davvero lasciare che qualcuno ci riduca a una pezza senza riuscire a fermarci e chiederci per quale motivo non riusciamo a reagire?
A volte farebbe bene mettersi davanti ad uno specchio e parlarsi.
Sarebbe il modo migliore per renderci conto che i peggiori nemici che abbiamo, siamo noi.

(la descrizione di un attimo - tiromancino)


mercoledì 24 agosto 2016

Whatever well be


Il mio mantra è sempre lo stesso ovvero se una cosa deve accadere sta sicuro che accadrà.
Alcuni lo chiamano destino altri caso.
Ma il destino in qualche modo ce lo costruiamo con le azioni che compiamo, siano esse consapevoli o no.
Il caso è un'altra storia.
Il caso ti si stropiccia addosso senza che tu te ne accorga a prescindere dalle azioni che compi.
Non puoi metterlo nel computo delle possibilità.
Accade e basta.
Ogni tanto mi chiedo, se mai ci fosse la possibilità, se davvero mi piacerebbe conoscere il futuro, vedere al di là dell'oggi.
Si, insomma, avere quella parte di consapevolezza sul domani che mi darebbe la possibilità di intercedere direttamente sull'esistenza.
Ma per il principio del mantra, questa conoscenza diventerebbe essa stessa un paradosso.
Perchè se è vero come è vero che tutto ciò che deve accadere accadrà, ecco che qualunque azione porterebbe comunque a quell'esatta reazione.
Quindi aspetto e spesso spero che il destino sappia cosa voglio e che il caso non s'intrometta tra me e ciò che dev'essere.