Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

mercoledì 25 novembre 2009

7 piccoli indiani


Che poi fa un freddo porco nelle camere ardenti.
Che tanto che cazzo gliene importa a chi dorme.
Sono gelati, loro.
Mi sono fatta un giro tra i cadaveri.
Il più giovane aveva 81 anni.
Bell'età.
Tutte donne e tutte vedove, a dimostrazione del fatto, che in qualche modo riusciamo a fregarli sti uomini.
Ho immaginato che l'anima di ognuna si trovasse accanto al proprio feretro.
Non foss'altro per dare l'ultima carezza a chi passasse di là per un saluto.
Così mi sono presa sette carezze, delle quali sei da perfette sconosciute alle quali ho lasciato un sorriso.
Non so perchè ma oggi la morte mi fa meno paura.
La vita, invece, continua a procurarmi gravi crisi di panico...



16 commenti:

  1. la vita paradossalmente è la vera fregatura rispetto alla morte. Chi la ama, chi la odia, in entrambi i casi, la gente cerca di darle un valore, un senso...
    Sai Ale, in tre giorni, ho scritto tre soggetti sul blog della Svizzera marittima. Quando ti va, dagli un'occhiata. Un abbraccio

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  2. Certo che la morte vista da vivo dà un senso di riposo e tranquillità. Ma vista da morto non dev'essere esattamente la stessa cosa. Ammesso che te ne freghi ancora qualcosa, della tranquillità.

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  3. E' la paura di vivere che blocca le mie emozioni. Sono sicura che quando saprò sbloccarle, incontrerò lei e mi porterà via. Ultima ironia della vita.

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  4. sai Fabri, è normale mentre si è in vita, avere sempre di che dire sul proprio stato, non essere mai contenti, cercare sempre qualcosa in più.
    Poi ti rendi conto che ogni cosa, lascia il tempo che trova e nell'attimo in cui riesci ad avere questa consapevolezza ti sembra che tutto ciò che hai sia il massimo tanto più che ci va veramente un soffio per non aver più nulla e non essere più nulla.
    Il limite è non riuscire a mantenere a lungo questo stato e ritornare alle quotidiane insoddisfazioni è un attimo...

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  5. Da morto non te ne frega un cazzo di nulla...
    Tant'è che per un po' si resta nella memoria di chi continua la propria esistenza...ma solo un po' che altrimenti da quel dolore mica si esce.
    Credo sia per questo che il corpo si distrugge, per dare modo a chi ci ama di dimenticarci...

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  6. asha, è molto più difficile vivere che morire...non foss'altro per una questione temporale.
    Non darla vinta a Lei...fottila prima che ti fotta...
    Quanto e cos'hai da perdere???

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  7. La morte non mi fa paura, non me ne ha mai fatto, mentre la vita è qualcosa di incomprensibile, la si vive o in alcuni casi si lascia semplicemente scorrere l'anima nei suoi tempi, la vita è da sempre stata paragonata ad un cammino, in effetti lo è, siamo bendati e camminiamo, camminiamo sempre, finche non arriveremo alla meta, la morte ci aspetta dal giuìorno in cui nasciamo, lei non ci fa del male, non ci odia, ci attende.
    La vita ci accompagna, tendendoci tranelli, punzecchiandoci, ma cosa sarebbe senza di noi? Nulla! Questo è il motivo per cui si può asserire che siamo più cari noi alla vita che la vita a noi ^^

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  8. Paradossalmente, la vita è incomprensibile perchè lo è chi la vive.
    Incomprensibile e contorta se vogliamo.
    Se ci rapportassimo senza secondi fini e conseguentemente vivessimo la vita per come si presenta, riusciremmo ad apprezzarla e gioirne.
    Almeno credo...
    (bentornato)

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  9. sai qual'è il problema del vedere la morte da vicino? è che capisci che c'è un momento in cui ti stacchi dalla vita. sai qual'è il problema della morte? è che finchè non c'è niente di importante da lasciare sulla terra non ti fa paura, ma quando c'è qualcosa che veramente ami e dalla quale non vuoi staccarti...allora si che ti fa paura...eccome se ti fa paura!

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  10. A me fa più paura la morte. La vita spesso mi fa incazzare, che è diverso. E' vero: le camere ardenti sono fredde. Chi ha scelto questo nome non aveva le idee chiare. A me fanno paura le cose "normali"..quelle che normalmente dovrebbero farne.

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  11. io temo la morte. la temo così tanto che spesso e volentieri sto lontana dalle persone perchè temo che la morte me le porti via. vivere è difficile.

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  12. Ho immaginato il mio feretro. Lo immagino spesso, in realtà. E sempre mi immagino presente con tutti i miei sensi e qualche altro misterioso in più, a vedere, ascoltare i miei sopravissuti. Scrutarne le lacrime e l’indifferenza, la curiosità o il tormento. Palparne la sofferenza e perché no, la liberazione. Sentire forti i profumi di troppi fiori recisi che non mi sono mai piaciuti. Ascoltare le parole buone o finte con le quali si racconta in una frase la mia vita, succinta, troppo succinta. Toccare il rimpianto. Quella cosa che da vivi non ti è dato di toccare perché impalpabile, nel mio immaginario da morta è sempre cosa tangibile, ruvida e pungente, groviglio di spine irritanti che fanno sanguinare l’anima. La mia anima da morta è sempre uguale a quella che ho da viva, cosa che sanguina e duole se la sfiori male o gioisce se la sfiori bene. Che poi bene o male non sai mai cos’è. Misteriosa creatura aliena prigioniera dentro un manichino illuso della propria carnale eternità. Immagino il vuoto sotteso dalla mia mancanza. Gli oggetti miei più di nessuno, eredità che non serve. E i miei spazi diventati luoghi altrui, appena tiepidi del mio passaggio. Sento scorrere le memorie altrui della mia vita e di me, le vedo diventare creta dura e cristallo di ghiaccio di sorrisi e di pianti.
    Capisco che quello che rimane di me è questo. Più tutto quello che qui non ti dirò. Ciò che di me nel cuore molle o duro porterà dentro di mi ha avuto in qualche modo. E a tutti gli altri, quei fantasmi che mi sfileranno davanti così come da viva mi son sfilati dietro scivolando oltre, lascio raccogliere sempre la mia risata, bella, quella con le lacrime, per intenderci. Ecco è questo che immagino sempre di me nella mia camera ardente. Un diamante nel cuore di chi m’ama. E una risata dal cuore a tutti gli altri. Nessuna lacrima mia.

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  13. chiodo, non penso la paura sia determinata da quante e quali cose importanti potresti lasciare.
    La morte fa paura perchè è l'unica cosa capace di portarti verso il nulla assoluto.
    Fa girare le palle sapere che tutto quello che è stato di te smette di esistere nell'attimo esatto in cui muori. Forse è proprio il fatto di smettere di avere un qualche tipo di continuità che spaventa...mica per niente si è inventato il paradiso...

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  14. Evaso, la vita fa incazzare anche me...e molto.
    Solo che nella vita, dritto o storto, un modo c'è sempre...
    Se devi morire muori e basta, non c'è possibilità di rimediare...
    Il tizio che l'ha chiamata camera ardente è un cazzone... ma magari era estate!!!

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  15. Occhi, così facendo non temi la morte ma la vita!
    Tutti saremo portati via un giorno, è per questo che non bisogna rinunciare a godere delle persone fino a quando ciò non sia possibile...

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  16. Iosochitusei, è successo anche a me d'immaginare il mio feretro.
    Mi vedo sempre bellissima. L'anima mia che osserva spettatori avviliti e non mentre io volo sulle loro teste come ultimo atto consolatorio.
    Il sopracciglio leggermente alzato nel vedere gli ipocriti venuti a rendermi omaggio (o ad accertarsi che sia veramente andata) sui quali cade l'ultima lacrima di sputo...

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