Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

martedì 30 giugno 2009

L'importante è crederci



tu ci credi al destino?
A quegli istanti in cui avvengono le cose a prescindere dalla tua volontà?
Alla casualità del tempo che si mischia con lo spazio in maniera impertinente e che ti lascia sospeso tra le domande e le risposte?
Pensi che ogni cosa non accada per caso, che ci sia un disegno, un libro della vita nella quale qualcuno si è divertito ad inventare la tua storia e alla quale tu assisti e diventi protagonista impotente?

Io si, ci credo e osservo e vivo qualcosa che non so.
Certo è che l'autore del testo della mia vita doveva essersi calato un acido di quelli belli tosti.
Se lo incontrassi adesso, sarei indecisa se chiedergli qualcosa o se sparargli in mezzo agli occhi.
Giusto per evitare che possa compiere ulteriori danni collaterali.
Fanculo.

10 commenti:

  1. Io gli chiedere dove vuole che gli punti la pistola...

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  2. io credo al caso
    che è come il destino
    ma disegnato da un bimbo di tre anni

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  3. Non credo a quel che non posso descrivere e fermare: dedico tempo a quel che deriva dai nostri stessi comportamenti.

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  4. C'è un nome che diamo a quelle cose per le quali non riconosciamo a noi stessi il coraggio di affrontarle. Quando le cose si sistemano per il verso giusto, le chiamiamo fortuna. Quando per il verso sbagliato, destino. Ma la parola chiave non sta nel risultato, quanto nella volontà di muovere il primo passo di quello che sarà un percorso che intravvediamo e che temiamo essere di sofferenza. Il percorso è sempre a curve e non possiamo sapere se ci riserva anche sorprese positive. L'unica maniera è percorrerlo. Stare fermi significa solo sentire un filo di dolore in meno rispetto a quello che proveremo. Ma il dolore è segno di vita: anche la peggior ferita guarisce con dolore e sofferenza. Il dolore è segno che le nostre funzioni vitali sono attive. Non sentissimo più nulla potremmo essere ancor più preoccupati.

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  5. Periplo, io non perderei tempo a fare domande se avessi deciso di sparargli...basterebbe farlo fuori!

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  6. Lorenzo, per quanto i bimbi di tre anni possano essere svegli, non credo che arriverebbero a conclusioni come quelle riservate a cert'uni.
    Lasciami credere che la purezza e l'ingenuità dei bimbi resti immacolata e che il disegnino l'abbia realizzato un perfido bastardo!

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  7. Saamaya, e non è forse il nostro comportamento a determinare ciò che potremo descrivere e fermare?

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  8. Max io quando le cose vanno per il verso sbagliato la chiamo sfiga!
    Certo, la strada della vita ha percorsi tortuosi e dovremmo essere capaci di mettere la prima per fare la salita e non ostinarci a lasciare la terza e far arrestare il motore.
    Se è salita salita resterà e come tale andrebbe affrontata con coraggio e determinazione.
    Ma è molto più facile dirlo che farlo...

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  9. Nessuno sostiene il contrario. Ma di cose facili qui in giro, di recente, ne viste proprio poche.

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