Leggere attentamente


ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale, se qualcuno dovesse riconoscersi in tilla papilla bullo ti sbullo o sullo catullo o, riconoscere qualcun'altro, probabilmente è affetto da una forma degenerativa della coscienza, malattia che ancora non ha nome e chissà se mai lo avrà, e semmai dovesse averlo si correrebbe il rischio che qualcun'altro potrebbe riconoscersi nel nome di quella malattia, comunque, ritornando a questa forma degenerativa si consiglia agli affetti da tal malanno una buona dose di cazzi propri, da farsi naturalmente

venerdì 10 luglio 2009

Maturità t'avessi preso prima



Me la ricordo la mia matura.
Non lo ero per nulla ma mi toccava talmente tanto che ho pensato bene di presentarmi due volte.
Della prima non ricordo nulla, rimossa completamente, ma la seconda, uh la seconda.
Come se ci fossi andata ieri.
Ero sola, la mia famiglia aveva pensato bene di andarsi a fare le meritate ferie.
Io e Birba il gatto che mi fotteva dal piatto le bistecche.
Centinaia di appunti sparsi sul tavolo della cucina.
Il giorno prima mi avevano cambiato la materia.
Invece di storia, geografia astronomica.
Armata di compendio ho passato la giornata più lunga della mia vita su quella parvenza d'informazioni.
Al mattino mi sono preparata: riccioli d'oro, pantalone giallo e felpa azzurra, bandana al collo, Montesa con messa in moto a pedale e via verso il mio nuovo orizzonte.
In quel momento il mondo intorno si scioglie e scompare.
Ci sei tu e la persona che ti pone le domande di fronte.
Il resto non esiste.
Sei una palla d'adrenalina che rotola e con le parole travolge come un fiume in piena.
"Cosa vuole fare da grande?"
"Non so, forse diventare grande"
"Carina com'è potrebbe fare la hostess"
"Non credo, ho smesso di volare da un pezzo"
"Buona fortuna"
"Grazie Ill.ma Presidentessa di Commissione, terrò il suo augurio con me come una reliquia"
Il giorno dopo ero al mare, lontana da ogni pensiero.
Ma tutto quello che è venuto dopo è nascosto nei miei ricordi come un'ovvia conseguenza.
Non tutto resta indelebile a volte, neppure ciò che conta o ha contato davvero.

5 commenti:

  1. ,,,...Ti ho lasciata sul cesso, meditabonda sulle cose della vita, e ti ritrovo su un blog, imbibita di nostalgiche memorie mentre ripercorri a ritroso il conto delle pietre miliari. Gli esami non finiscono mai, diceva quello.
    Maturità poi, a diciotto anni, è davvero una cattiva sorte. Poveraccio chi ne è stato affetto.
    Meglio, a quella età, la giusta immaturità, spensieratezza, irresponsabilità ed incoscienza che il Tempo prima o poi levigherà fino a farti diventare solo una palla che rotola d’inerzia. Nessuna freccia più, scagliata contro il nulla.
    Mi siedo sul cesso, dunque, e medito con te, veloce, veloce, poiché le mie evacuazioni in realtà sono lampo ed indugiare, in quella posa non mi piace. Partorire stronzi, dopo averli covati, intendo.
    Preferisco dare di stomaco, vuotando il sacco per il troppo pieno, e rimangiarmi lentamente il tutto.
    Ero vecchia, quand’ero giovane. Non ricordo altro, del mio esame di maturità.
    E’ che io ho confuso un po’ i ritmi della vita rimanendo sempre fuori coro, e spesso fuori luogo e mai a tempo con i miei coetanei. Una disgrazia, delle peggiori che ti possano capitare.
    Perché quando “cresci” non riesci mai a riprenderti veramente ciò che andava vissuto al momento giusto.
    E io vissuto caoticamente, in avanti e a ritroso, fin qua. Ero più vecchia a 18 anni che a quaranta, forse.
    Per i prossimi decenni conto di assumere una badante che invecchi con me, con i miei ritmi, giocando a tutti i giochi più impossibili. Se una non basterà perché non ce la farà a starmi dietro per ventiquattrore al giorno, conto di assumerne due o tre o quante ne occorrano per tenermi a bada.
    Di quell’esame ricordo poco o nulla, come del resto di molti altri esami che vennero poi…
    Parlai dell’illeggibile ai più Ulisse di Joyce , libro che io avevo invece letto già almeno tre volte, estasiata.
    Parlai della scrittura. Parlai della lettura. Immagino parlai anche di Dante. Altro però non ricordo.
    Spazzato via dal rocambolesco alternarsi successivo di obiettività scientifiche per le quali ti si esige di sapere esattamente com’è fatta la macchina umana, e come nasce e come vive e come muore nonostante tu possa imparare tanti modi segreti e magici per farla durare a lungo.
    Beh, squilla il telefono, mi è rimasto il conato frenato a metà.
    Pulisci in terra, arieggia.
    Maturità è una parola che mi sa di pera.
    (niente resta indelebile, per fortuna),,,

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  2. Ricordo solo una cosa della Matura. Caddi in motorino 3 giorni prima e mi sbucciai entrambe le ginocchia a sangue. Il giorno dell'esame entrai camminando come Frankenstein, a gamba rigida.
    Nessuno provò pena per me. Anzi, infierirono.
    Non riconosco quel giorno come un rito di passaggio. Sono maturato diversi anni dopo. A scoppio ritardato. Su un tram di ritorno dall'università. Scesi alla mia fermata e mi sentii maturo. Ancora adesso non ho idea di cosa significhi, ma un giorno lo capirò.

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  3. Quando ho letto "Montesa", ho rivisto tutta la mia vita. E se ti dico "Malanca"? e "Swm"? Mi sto commuovendo.

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  4. io ti rispondo nell'ordine: freccia bianca, cbr 600...ora me tapina, sym...
    Dalle stelle alle stalle insomma!!!

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  5. Azz. Cbr 600? Roba leggera, insomma. Io ora solo quattro ruote. E pure tranquille. Che vuoi fare....

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